Eurovision 2025, gli ultimi verdetti: chi accede alla finale. Promossa l’israeliana Yuval Raphael
Bene anche Lituania, Danimarca, Austria e Finlandia. Appuntamento a sabato, anche Lucio Corsi e Gabry Ponte si preparano ad una maratona all’ultima emozione

Basilea, 15 maggio 2025 – A Basilea, in queste giornate più estive che primaverili, camminare tra i “cuori d’artista” allineati in Münsterplatz, la piazza in cui s’affaccia la cattedrale in cui è sepolto Erasmo da Rotterdam, come tra le bancarelle della centralissima Marktplatz dominata dalla rossa sagoma del municipio, significa avvertire la febbre dei fans di un Eurovision Song Contest che si avvia verso il gran finale di questa edizione 2025.
Nella seconda semifinale, gli ultimi verdetti. Promosse la Lituania di Kataris con “Tavo akys”, l’Israele di Yuval Raphael con “New Day Will Rise”, l’Armenia di Parg con “Survivor”, la Danimarca di Sissal con “Hallucination”, l’Austria di JJ con “Wasted Love”, il Lussemburgo di Laura Thom con “La poupée monte le son”, la Finlandia di Erika Vikman con “Ich komme”, la Lettonia delle Tautumeitas con “Bur man lai lai”, Malta di Miriana Conte con “Serving”, la Grecia di Klavdia con “Asteromatá”.
Niente da fare, invece, per l’Australia, il Montenegro, l’Irlanda, la Georgia, la Repubblica Ceca, la Serbia. Col pensiero a sabato Lucio Corsi e Gabry Ponte si preparano ad una maratona all’ultima emozione, ma le quotazioni dei bookmakers premiano in particolar modo la Svezia, in scena con “Bara bada bastu” di KAJ, i Paesi Bassi con “C’est la vie” di Claude, la Francia con la “Maman” di Louane, senza trascurare l’estone dalla cravatta oblunga, Tommy Cash col tormentone “Espresso macchiato” e il duo elettronico albanese di passaporto italiano Shkodra Elektronike, al secolo Kolë Laca e Beatriçe Gjergji, con la loro “Zierm”. Laca e Gjergji sono nati entrambi a Varna, però vivono ormai da anni ad Auronzo di Cadore.
“La semifinale di martedì scorso è andata bene, ma sabato dobbiamo ‘spaccare’ ancora di più” dice Beatriçe, che prima di trasferirsi in veneto ha vissuto per più di vent’anni in Umbria, a Magione. “Noi abbiamo fatto il nostro, ma, a giudicare dal risultato, pure il pubblico italiano ha fatto il suo, sostenendoci assieme alla comunità albanese che vive di qua dall’Adriatico. Pure in sala non ci aspettavamo una reazione così entusiasta e quando abbiamo iniziato a percepire il calore è stato molto bello”. L’arma per affrontare la sfida di sabato? “Confidiamo molto nell’emozione del momento, perché siamo convinti che sarà quella la marcia in più della nostra esibizione”.
L’Albania non ha mai vinto l’Eurovision Song Contest e la volta che s’è avvicinata di più alla vetta è stato nel 2012, quando Rona Nishliu ha strappato il quinto posto con la sua “Suus”. Quinto pure Ermal Meta, altro albanese naturalizzato italiano, a Lisbona nel 2018 in coppia con Fabrizio Moro, ma per il nostro paese. “Non abbiamo ancora avuto modo di conoscerlo” spiegano Laca e Gjergji. “Di ex concorrenti abbiamo invece incontrato Elhaida Dani”. Il singolarissimo abito indossato in gara da Beatriçe è stato realizzato da sua madre e ispirato da un mito della loro città d’origine. “Quando si arriva a Scutari si vede sulla destra un castello con delle formazioni di calcare lattiginose sulle mura” racconta la coppia. “Quelle macchie sono il cuore di una vicenda che a noi scutarini viene raccontata da bambini e a cui siamo, quindi, entrambi molto legati: quella di Rozafa. Altro non sarebbero, infatti, che le lacrime della stessa Rozafa, murata viva per vincere il maleficio che ostacolava la costruzione del maniero. Infausto destino davanti a cui la donna chiese soltanto che venissero praticati nel muro dei fori per l’occhio, il seno, il braccio e il piede destri in modo da poter continuare a prendersi cura del figlioletto ancora nella culla. Per celebrare la nostra città natale in questa occasione speciale, la madre di Beatriçe nel confezionarle l’abito ha pensato di recuperato quella leggenda”. Risiedendo da tempo in Italia, entrambi hanno seguito percorsi artistici ben radicati nel nostro panorama musicale. Laca, ad esempio, ha fatto parte come tastierista del Teatro degli Orrori dal 2012 allo scioglimento del 2016. “La band s’è riunita da poco e io ho assistito al concerto dell’Alcatraz di Milano con grande emozione. L’ho trovato potentissimo” racconta lui. “Suonare con Capovilla & Co. mi è stato di grande aiuto, perché assieme mi ha permesso di imparare tanto, anche sotto il profilo tecnico, accrescendo di molto la mia esperienza”.