«Ecco perché Varsavia è a caccia di startup della difesa. Italia e Polonia possono collaborare sull’innovazione»
Il Paese dell'est Europa investe il 4% del PIL in spese militari. Ma il comparto tech è in crescita pure su altri fronti. Ne abbiamo parlato con Piotr Danielewicz, mentor e consulente con esperienza nel mondo degli investimenti. La nuova puntata del lunedì alla scoperta di profili del panorama VC

«Il mercato polacco è abbastanza grande per l’internazionalizzazione dei progetti italiani. Credo possa anche essere interessante per gli investitori italiani. Stanno emergendo più fondi, anche supportati dal pubblico. Il che può rappresentare un incentivo». Nella nuova puntata del lunedì che su StartupItalia dedichiamo alle interviste ai protagonisti del settore VC e investimenti ci siamo confrontati con chi conosce da vicino l’ecosistema di Varsavia. Piotr Danielewicz è consulente aziendale, mentor di startup e manager e in passato ha trascorso un periodo di studi a Ferrara.

Polonia, numeri e luoghi dell’ecosistema startup
Con lui abbiamo parlato dell’ecosistema startup polacco, dei suoi campioni e del contesto europeo in generale ora che il defense tech è diventato improvvisamente una priorità. La guerra in Ucraina e il disinteresse militare da parte di Washington nei confronti degli affari europei ha costretto Bruxelles a mettere in cantiere il Readiness 2030. Come verranno spesi però gli 800 miliardi di euro (per ora soltanto su carta)? Uno dei tanti interrogativi che richiederanno risposta per capire che direzione prenderanno gli investimenti.
Conosciamo da vicino il protagonista della puntata odierna. «Lavoro da quasi otto anni nel settore degli investimenti. Diverse startup che ho seguito hanno fatto exit. Attualmente collaboro anche con acceleratori». Vive a Poznan, una delle città più grandi della Polonia, distante 300 km da Varsavia e da Berlino.
Quali sono i numeri dell’ecosistema polacco? Come ha riportato una classifica stilata dal Financial Times sono 4 gli hub d’eccellenza del Paese: Rebels Valley, CIC, ISE Group e Startsmart CEE, tutti con sede a Varsavia. Stando ai dati pubblicati da PFR, il Polish Development Fund, sono oltre 11mila le startup attive. Complessivamente il comparto dà lavoro a 84mila persone e nel 2024 ha raccolto investimenti VC per un valore di 493 milioni di euro.
«Varsavia, Breslavia, Cracovia, Danzica e Poznan sono le città più interessanti», ci ha spiegato Piotr Danielewicz facendoci una panoramica geografica delle aree più attrattive. Uno dei settori su cui cresce l’attenzione è alta quello della difesa. Va ricordato che la Polonia è uno dei pochi membri della NATO che in Europa destina alle spese militari il 4% rispetto al PIL. «Di recente è stato annunciato un fondo di investimenti supportato dal governo polacco dedicato solo a progetti nel settore della tecnologia della difesa e dual use».
Il governo polacco punta alle startup
Dual use raggruppa tutte quelle tecnologie che oltre a uno scopo militare possono avere anche un impiego civile. Basti pensare a quanto i droni vengano applicati in molti settori, dall’ecommerce fino ai contesti bellici. «Ho fatto un’esperienza a riguardo: investire in startup con un simile potenziale comporta talvolta l’interesse da parte del ministero della Difesa».
Ci sono poi altri aspetti importanti secondo Piotr Danielewicz. «L’ecosistema è più giovane rispetto a quello italiano ma sta crescendo dinamicamente grazie anche al sostegno pubblico e alla disponibilità di talenti tecnici di alto livello, inclusi quelli provenienti da Paesi come Ucraina e Bielorussia. La Polonia si sta affermando come un hub emergente e una porta d’accesso strategica al deal flow dell’Europa centrale e orientale».
Nello sforzo che tanti investitori italiani ci hanno raccontato per costruire insieme un ecosistema europeo dei capitali e delle startup, la testimonianza di Piotr Danielewicz è preziosa. «Seguo e guardo da tempo al mercato italiano: è maturato. In Polonia abbiamo tantissimi programmi che supportano startup non solo nella fase pre-seed. Oltre ai finanziamenti, operano numerosi acceleratori di valore che supportano i giovani founder. Secondo me ci sono le basi per avvicinare i due ecosistemi, per costruire ponti».