Ecco perché in Europa sul fronte macroeconomico gli astri si sono allineati
Il confronto con Michael Barakos, gestore del JP Morgan Europe Equity Plus, con Rating FundsPeople 2025, che ha passato in rassegna le attuali opportunità sull'equity europeo. In testa, titoli finanziari e small-mid cap. L'articolo Ecco perché in Europa sul fronte macroeconomico gli astri si sono allineati proviene da FundsPeople Italia.

Il rischio dazi in Europa risuona da una parte all’altra dell’Atlantico. “Io vengo proprio dagli Stati Uniti e posso garantire che si tratta del rischio maggiore per le azioni europee. Anche se, almeno per il momento, è possibile dire che l’anno sia iniziato bene per il Vecchio Continente”, esordisce così Michael Barakos, gestore di JP Morgan AM, raggiunto da FundsPeople in un suo recente viaggio a Roma.
Tutt’intorno però, nel frattempo, il paradigma sembra cambiare. “Ci troviamo in un mondo deglobalizzato. L’Europa è sicuramente più orientata in questo senso rispetto alla maggior parte delle economie, perché ha una struttura molto aperta”, dice il portfolio manager del fondo che quest’anno si è aggiudicato il Rating FundsPeople.
Nonostante ciò, non ci sono solo notizie potenzialmente negative ma anche catalizzatori positivi. “Innanzitutto, il cessate il fuoco tra Russia e Ucraina, dato positivo anche per i prezzi dell'energia. Sono già scesi molto rispetto al picco del 2022, anche se in Europa sono ancora tre o quattro volte più alti rispetto agli Stati Uniti. Questo è molto positivo per i margini delle aziende europee e per la spesa dei consumatori europei. E, come noto, i consumatori sono una parte importante di qualsiasi economia sviluppata”, ammette.
Inoltre, c’è ancora da definire quale ruolo ricoprirà nel prossimo futuro la Germania. “Si tratta dell'unica economia di mercati sviluppati in cui il rapporto debito/PIL a livello sovrano è sceso negli ultimi decenni dal 75 al 60 per cento. Quindi non siamo stupiti dal fatto che in Germania si stia assistendo a un forte stimolo fiscale. Certo, a sorprenderci sono le dimensioni: il 10% del PIL per la difesa e il 10-12% per le infrastrutture tedesche. Tutto ciò è estremamente stimolante per il Paese anche se, negli ultimi anni, Berlino è stato il malato d'Europa, senza crescita”, ammette il professionista.
Inoltre, se si guarda all'Europa meridionale, molta parte della liquidità del Recovery Fund verrà distribuita solo quest'anno e l'anno prossimo. “E questo sarà un fattore positivo soprattutto per il PIL dell'Europa meridionale come per l'Italia e la Spagna che hanno grandi economie. L'anno scorso la Spagna è stata l'economia che ha registrato la crescita più rapida tra quelle sviluppate”, spiega Barakos.
Non solo stimolo fiscale ma anche monetario. “Per la prima volta la BCE taglia i tassi prima della Fed. L'inflazione globale e nell'eurozona è ampiamente sotto controllo. È all'incirca al 2%, in linea con il mandato di stabilità dei prezzi di Francoforte. E pensiamo che le aspettative del mercato di ulteriori tagli di 75 punti base fino alla fine di quest'anno siano corrette. Si tratta quindi di un forte stimolo per l'economia europea e per i mercati europei. E certamente, avendo gestito le azioni europee per 25 anni, faccio fatica a ricordare un momento in cui gli astri erano così ben allineati a livello macro”, sottolinea il gestore.
Per cogliere le migliori opportunità il consiglio è quello di esaminare da vicino le valutazioni. “L'Europa è l'unica regione in cui gli utili vengono migliorati. In tutte le altre si registrano rettifiche”, dice il professionista. Richiamando alla mente lo scorso anno in cui questa crescita non è stata registrata e infatti è “uno dei motivi principali per cui nel 2024 l'Europa è rimasta indietro rispetto agli Stati Uniti nella crescita degli utili e in termini di performance del mercato azionario. Ma quest'anno li vediamo di nuovo molto più in linea”, spiega.
La filosofia del JP Morgan Europe Equity Plus
L’esperto gestisce fondi long only e, anche, long short. “Per ogni 100 euro investiti si ottiene un'esposizione lorda del 160% circa, perché effettuiamo un po' di shorting e il denaro ricavato lo reinvestiamo in posizioni long incrementali. Inoltre, utilizziamo il budget per fare ciò in modo responsabile, con un’esperienza di decenni come la nostra, è possibile anche aumentare il rischio del portafoglio. Per questo motivo, ad esempio, siamo neutrali rispetto al Paese, al settore, al beta. Ma anche all'interno dei nostri fondi long only, abbiamo un orientamento strutturale verso i titoli a piccola e media capitalizzazione, perché riteniamo che siano poco apprezzati”, dice.
Settori e geografia
Nonostante, come detto prima, non ci si concentri troppo su settori o Paesi, l’esperto ritiene che “tutto ciò che è al di fuori degli Stati Uniti sia molto interessante dal punto di vista della valutazione”. Qualche esempio come le banche e le assicurazioni che “sono state aree di generazione di alfa per noi, non solo quest'anno, ma per molti anni. Abbiamo insistito sul fatto che il settore bancario fosse una buona opportunità d'investimento”, commenta. E infatti mostra a FundsPeople un grafico in cui le banche europee hanno sovraperfomato i Magnifici 7 (in termini assoluti ma anche relativi agli ultimi 4 anni e mezzo).
Quindi, per il professionista le banche rappresentano una scelta molto interessante e fa l’esempio di Unicredit. In generale, “sono passate da percentuali quasi nulle, solo cinque anni fa, a due cifre, superiori a quelle delle banche statunitensi. Abbiamo quindi qualità non solo a livello societario, ma anche a livello finanziario. Per questo un grande sovrappeso nei titoli finanziari”, prosegue.
Parlando di questo settore non si può non citare il caso Italia. “In Spagna si è assistito a un consolidamento del mercato piuttosto rapido. In Italia c'è voluto più tempo. A oggi, abbiamo preso nota di quattro fusioni proposte o realizzate nel settore bancario italiano. E c'è ancora molto spazio per continuare. In questo intravediamo molte opportunità per far diventare il settore più efficiente. Ma al di là di quelli finanziari, l'Italia ha un gran numero di titoli di alta qualità a piccola e media capitalizzazione, più della media europea, e anche questo è un settore che al momento ci piace molto”, ammette.
Mentre, alcuni titoli sottopesati sono quelli difensivi come “farmaceutica, sanità e attrezzature. Il settore auto è stato probabilmente il più grande cambiamento nel portafoglio negli ultimi anni”, spiega. Citando la concorrenza, soprattutto da parte della Cina, sui veicoli elettrici, la mancanza di ricerca e sviluppo nonostante la Commissione europea il mese scorso si sia espressa in favore del settore “affermando che i produttori europei di automobili avevano bisogno di maggiori economie di scala”, conclude.
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