Eolico offshore, l’effetto Trump fa saltare la vendita di una pipeline da 25 GW

L’australiana Macquarie ha annullato la vendita di uno dei più grandi sviluppatori di eolico offshore al mondo, a causa della mancanza di acquirenti, a fronte dell’opposizione dell’amministrazione Trump a questa tecnologia. E anche nella previsione di Rystad Energy, peraltro resa prima dell’annuncio dei dazi, una delle ombre che incombono sul settore è rappresentata dalle politiche […] The post Eolico offshore, l’effetto Trump fa saltare la vendita di una pipeline da 25 GW first appeared on QualEnergia.it.

Apr 9, 2025 - 18:38
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Eolico offshore, l’effetto Trump fa saltare la vendita di una pipeline da 25 GW

L’australiana Macquarie ha annullato la vendita di uno dei più grandi sviluppatori di eolico offshore al mondo, a causa della mancanza di acquirenti, a fronte dell’opposizione dell’amministrazione Trump a questa tecnologia.

E anche nella previsione di Rystad Energy, peraltro resa prima dell’annuncio dei dazi, una delle ombre che incombono sul settore è rappresentata dalle politiche del governo federale Usa, che hanno già causato un’ondata di cancellazioni di progetti.

La vendita annullata di Corio Generation

Macquarie dallo scorso anno stava cercando di vendere Corio Generation, la sua controllata che gestisce una pipeline di 25 GW di progetti eolici offshore in Europa, Asia-Pacifico e Americhe. Questo tentativo sarebbe stato annullato per mancanza di acquirenti, a quanto riporta Reuters, che cita fonti anonime.

“Date le difficili condizioni di mercato nel settore dell’eolico offshore, Corio Generation sta riorientando le sue operazioni globali per dare priorità allo sviluppo di un portafoglio di progetti più piccolo, che abbia il percorso più chiaro per la costruzione”, ha dichiarato all’agenzia un portavoce di Corio, mentre Macquarie al momento non ha commentato.

Con sede a Londra, Corio è una società del portafoglio di Macquarie Asset Management con parchi eolici offshore in Gran Bretagna, Europa, nella regione Asia-Pacifico, Stati Uniti e Brasile. La maggior parte dei progetti è in fase di sviluppo e necessita di miliardi di dollari di investimenti per diventare operativa. Corio Generation ha cambiato il suo Ceo all’inizio di quest’anno, quando Jonathan Cole è stato sostituito da Samuel Leupold.

La scure di Trump sui progetti Usa

Il mercato dell’eolico offshore è diventato sempre più difficile, con molti progetti che hanno dovuto essere rivalutati a causa dell’impennata dei costi di costruzione, dei tassi di interesse più elevati e delle difficoltà nella catena di approvvigionamento.

Negli Usa, dove le cose già non erano comunque facili, c’è stata poi la scure di Trump, che ha sospeso i permessi per l’eolico offshore già nel suo primo giorno di rientro nello Studio Ovale a gennaio.

Avevamo parlato dell’impatto della decisione a fine febbraio, dunque prima dell’annuncio dei dazi Usa, citando alcuni dei ridimensionamenti per il mercato Usa di questa fonte rinnovabile (si veda Trump e la sua rivoluzione energetica alla rovescia).

Atlantic Shores (di Edf e Shell) ha ritirato il proprio progetto di eolico offshore in New Jersey, con una perdita cumulativa di 1,85 miliardi di euro; Rwe ha tagliato i suoi piani di spesa di 3 miliardi di euro per il prossimo esercizio finanziario, citando l’aumento dei rischi per i progetti in mare in seguito al ritorno in carica di Trump; Orsted ha cancellato due progetti eolici offshore in New Jersey, con una passività a bilancio vicina a 1,9 miliardi di euro.

Anche nella parte a monte della filiera sono stati molti gli stop negli Usa: GE Vernova ha annullato i piani per produrre una turbina eolica offshore più grande; il Porto di Albany ha sospeso l’espansione di una fabbrica di torri eoliche; l’italiana Prysmian ha abbandonato i piani per l’apertura di una fabbrica di cavi sottomarini in Massachusetts; LS Greenlink ha messo in pausa un’altra fabbrica di cavi sottomarini in Virginia.

La fotografia di Rystad

Nella sua ultima nota sul settore, risalente a inizio maerzo, Rystad Energy parla di una ripresa nel 2025, con aumenti di capacità per 19 GW e una spesa complessiva del settore stimata in 80 miliardi di dollari; questo dopo la frenata del 2024, quando le nuove installazioni sono scese a circa 8 GW, 2 GW in meno rispetto all’anno precedente.

Tra i fattori di traino, la società di consulenza cita la Cina, che peserà per il 65% della nuova capacità mondiale; tra le ombre che incombono sul settore, Rystad indica invece la politica federale Usa, che “sta creando significativi effetti a catena a livello globale, ostacolando lo sviluppo dell’eolico offshore, soprattutto dove si concentra gran parte della capacità messa all’asta”.

Le difficoltà per l’eolico offshore Usa emergono nel grafico sotto, che riporta le decisioni finali di investimento (FID) censite e previste nei vari mercati:

Nonostante la lentezza delle procedure di approvazione, il 2024 ha avuto alcuni aspetti positivi. Gli sviluppatori hanno portato avanti progetti come il parco Inch Cape da 1,1 GW di Red Rock Power ed ESB nel Regno Unito e Empire Wind 1 da 810 MW di Equinor negli Usa. Tra gli altri parchi eolici che hanno raggiunto la chiusura finanziaria nel 2024, figurano Windanker da 315 MW di Iberdrola in Germania, OranjeWind da 795 MW di Rwe e TotalEnergies nei Paesi Bassi e Sunrise Wind 1 da 924 MW di Orsted negli Stati Uniti.

Regno Unito, Polonia e Germania sono destinati a guidare un’impennata di FID europei nel 2025, arrivando a 9,5 GW, con diversi progetti in questi Paesi in procinto di ottenere l’approvazione finale. In Polonia, in particolare, si prevede che diversi importanti parchi eolici raggiungeranno la decisione finale di investimento, tra cui Baltyk II e III di Polenergia ed Equinor, dopo la recente FID per Baltica 2 di Orsted e PGE a fine gennaio 2025.The post Eolico offshore, l’effetto Trump fa saltare la vendita di una pipeline da 25 GW first appeared on QualEnergia.it.