Domenico Battaglia, il prete di strada nominato cardinale

AGI - A sorpresa lo scorso 4 novembre Papa Francesco ha annunciato di aver incluso fra i nomi dei nuovi cardinali del Concistoro del 7 dicembre anche monsignor Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli dal dicembre 2020. Si è trattato di un'aggiunta alla lista già annunciata, modalità che ha comunque un precedente, quando nel 2001 Giovanni Paolo II allargò l'elenco già comunicato inserendovi altri 7 nomi, tra i quali il capo della chiesa ucraina Lubomyr Husar e il presidente dei vescovi tedeschi Karl Lehmann, due dimenticanze forse un po' pesanti. In tutto quella volta, alla fine, furono 44 i nuovi cardinali tra i quali anche Jorge Mario Bergoglio, allora arcivescovo di Buenos Aires. Significato della nomina di Battaglia Anche se in quei giorni (ormai sei mesi fa) è stato detto che la rinuncia di un presule indonesiano abbia suggerito a Francesco di conferire la porpora al suo posto a Battaglia, resta che questa decisione inattesa ha avuto un grande significato perché ha portato ora in Conclave una voce assolutamente originale (e spesso dissonante), quella di un prete di strada (il suo ministero è stato tutto a servizio delle comunità di recupero) ma anche di un poeta con una forte sensibilità verso chi soffre per povertà, malattia, ma anche per un disagio esistenziale, qualcosa che spesso agli uomini di Chiesa sembra futile: non così a Francesco e non così a don Mimmo. Battaglia: un prete di strada Battaglia è un prete che ha passato la sua vita soccorrendo i più piccoli e abbandonati, gli ex tossicodipendenti che soprattutto al Sud non è facile strappare al destino di relitti umani che troppo spesso li attende. Cordiale e attento alle ragioni di tutti, in passato ha guidato con grande equilibrio la diocesi difficile di Cerreto Sannita, Telese e Sant'Agata dei Goti, che ebbe come vescovo Sant'Alfonso Maria de Liguori, che veniva proprio da Napoli, mentre Battaglia ha percorso la traiettoria all'inverso, dalla periferia alla metropoli del Meridione. Biografia di Domenico Battaglia Nato a Satriano, provincia di Catanzaro e arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, il 20 gennaio 1963, Battaglia ha svolto gli studi filosofico-teologici nel Pontificio Seminario Regionale per essere poi ordinato sacerdote il 6 febbraio 1988 da monsignor Antonio Cantisani, arcivescovo di Catanzaro-Squillace, a Satriano nella Chiesa di Santa Maria di Altavilla. Dal 1989 al 1992 è stato rettore del Seminario Liceale di Catanzaro e membro della Commissione diocesana "Giustizia e Pace" e poi direttore dell'Ufficio Diocesano per la "Cooperazione Missionaria tra le Chiese", parroco a Satriano e collaboratore al Santuario "Santa Maria delle Grazie" in Torre di Ruggiero. Impegno per i più deboli Ma soprattutto si è interessato ai più deboli e agli emarginati tanto da essere chiamato "prete di strada". Dal 1992 al 2016 ha guidato il "Centro Calabrese di Solidarietà" (Comunità dedita al trattamento e al recupero delle persone affette da tossicodipendenze), struttura legata alla figura carismatica di don Mario Picchi, un grande genio e un vero eroe nella lotta non solo alla droga ma più in generale all'emarginazione dei giovani, di cui Mimmo Battaglia può essere considerato l'erede morale oltre che il successore, dal 2006 al 2015, nell'incarico di presidente nazionale della Federazione Italiana delle Comunità Terapeutiche. Dal 2000 al 2006 era stato vicepresidente della "Fondazione Betania" di Catanzaro (Opera diocesana di assistenza-carità). Nomina a vescovo Eletto alla sede vescovile di Cerreto Sannita-Telese-Sant'Agata de' Goti il 24 giugno 2016 da Papa Francesco, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 3 Settembre 2016, nella Cattedrale di Catanzaro, dall'arcivescovo monsignor Vincenzo Bertolone, co-consacranti l'arcivescovo emerito Antonio Cantisani e l'allora arcivescovo di Campobasso monsignor Giancarlo Maria Bregantini, in precedenza impegnato in Calabria nella pastorale sociale e nella lotta alla 'ndrangheta. Dichiarazione di Battaglia Per capire don Battaglia è opportuno leggersi la sua dichiarazione al momento dell'inserimento, totalmente inatteso, nella lista dei cardinali dell'ultimo Concistoro di Bergoglio: "Da un lato sento il peso di questa responsabilità con cui il Papa mi invita ad allargare il cuore, per aiutarlo nel suo ministero e ospitarvi la sua premura per la Chiesa universale e per il mondo intero. Dall'altro avverto una sincera gratitudine verso Papa Francesco non tanto per l'attenzione che rivolge alla mia persona ma perché nel chiamarmi a questo servizio ha guardato a un figlio del Sud, vescovo di una Chiesa del Sud, di questo Sud che è al contempo terra di fatica e di speranza. Per questo sento come mio dovere anche in questo nuovo incarico portare con me le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono nel nostro Meridione e in tutti i sud del mondo, sud esistenziali e non solo geografici". Battaglia e la pace E anche in questi pochi mesi

Mag 5, 2025 - 01:43
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Domenico Battaglia, il prete di strada nominato cardinale

AGI - A sorpresa lo scorso 4 novembre Papa Francesco ha annunciato di aver incluso fra i nomi dei nuovi cardinali del Concistoro del 7 dicembre anche monsignor Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli dal dicembre 2020. Si è trattato di un'aggiunta alla lista già annunciata, modalità che ha comunque un precedente, quando nel 2001 Giovanni Paolo II allargò l'elenco già comunicato inserendovi altri 7 nomi, tra i quali il capo della chiesa ucraina Lubomyr Husar e il presidente dei vescovi tedeschi Karl Lehmann, due dimenticanze forse un po' pesanti. In tutto quella volta, alla fine, furono 44 i nuovi cardinali tra i quali anche Jorge Mario Bergoglio, allora arcivescovo di Buenos Aires.

Significato della nomina di Battaglia

Anche se in quei giorni (ormai sei mesi fa) è stato detto che la rinuncia di un presule indonesiano abbia suggerito a Francesco di conferire la porpora al suo posto a Battaglia, resta che questa decisione inattesa ha avuto un grande significato perché ha portato ora in Conclave una voce assolutamente originale (e spesso dissonante), quella di un prete di strada (il suo ministero è stato tutto a servizio delle comunità di recupero) ma anche di un poeta con una forte sensibilità verso chi soffre per povertà, malattia, ma anche per un disagio esistenziale, qualcosa che spesso agli uomini di Chiesa sembra futile: non così a Francesco e non così a don Mimmo.

Battaglia: un prete di strada

Battaglia è un prete che ha passato la sua vita soccorrendo i più piccoli e abbandonati, gli ex tossicodipendenti che soprattutto al Sud non è facile strappare al destino di relitti umani che troppo spesso li attende. Cordiale e attento alle ragioni di tutti, in passato ha guidato con grande equilibrio la diocesi difficile di Cerreto Sannita, Telese e Sant'Agata dei Goti, che ebbe come vescovo Sant'Alfonso Maria de Liguori, che veniva proprio da Napoli, mentre Battaglia ha percorso la traiettoria all'inverso, dalla periferia alla metropoli del Meridione.

Biografia di Domenico Battaglia

Nato a Satriano, provincia di Catanzaro e arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, il 20 gennaio 1963, Battaglia ha svolto gli studi filosofico-teologici nel Pontificio Seminario Regionale per essere poi ordinato sacerdote il 6 febbraio 1988 da monsignor Antonio Cantisani, arcivescovo di Catanzaro-Squillace, a Satriano nella Chiesa di Santa Maria di Altavilla. Dal 1989 al 1992 è stato rettore del Seminario Liceale di Catanzaro e membro della Commissione diocesana "Giustizia e Pace" e poi direttore dell'Ufficio Diocesano per la "Cooperazione Missionaria tra le Chiese", parroco a Satriano e collaboratore al Santuario "Santa Maria delle Grazie" in Torre di Ruggiero.

Impegno per i più deboli

Ma soprattutto si è interessato ai più deboli e agli emarginati tanto da essere chiamato "prete di strada". Dal 1992 al 2016 ha guidato il "Centro Calabrese di Solidarietà" (Comunità dedita al trattamento e al recupero delle persone affette da tossicodipendenze), struttura legata alla figura carismatica di don Mario Picchi, un grande genio e un vero eroe nella lotta non solo alla droga ma più in generale all'emarginazione dei giovani, di cui Mimmo Battaglia può essere considerato l'erede morale oltre che il successore, dal 2006 al 2015, nell'incarico di presidente nazionale della Federazione Italiana delle Comunità Terapeutiche. Dal 2000 al 2006 era stato vicepresidente della "Fondazione Betania" di Catanzaro (Opera diocesana di assistenza-carità).

Nomina a vescovo

Eletto alla sede vescovile di Cerreto Sannita-Telese-Sant'Agata de' Goti il 24 giugno 2016 da Papa Francesco, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 3 Settembre 2016, nella Cattedrale di Catanzaro, dall'arcivescovo monsignor Vincenzo Bertolone, co-consacranti l'arcivescovo emerito Antonio Cantisani e l'allora arcivescovo di Campobasso monsignor Giancarlo Maria Bregantini, in precedenza impegnato in Calabria nella pastorale sociale e nella lotta alla 'ndrangheta.

Dichiarazione di Battaglia

Per capire don Battaglia è opportuno leggersi la sua dichiarazione al momento dell'inserimento, totalmente inatteso, nella lista dei cardinali dell'ultimo Concistoro di Bergoglio: "Da un lato sento il peso di questa responsabilità con cui il Papa mi invita ad allargare il cuore, per aiutarlo nel suo ministero e ospitarvi la sua premura per la Chiesa universale e per il mondo intero. Dall'altro avverto una sincera gratitudine verso Papa Francesco non tanto per l'attenzione che rivolge alla mia persona ma perché nel chiamarmi a questo servizio ha guardato a un figlio del Sud, vescovo di una Chiesa del Sud, di questo Sud che è al contempo terra di fatica e di speranza. Per questo sento come mio dovere anche in questo nuovo incarico portare con me le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono nel nostro Meridione e in tutti i sud del mondo, sud esistenziali e non solo geografici".

Battaglia e la pace

E anche in questi pochi mesi da cardinale non le ha mandate a dire se c'era da prendere posizione a favore dei deboli e contro abusi, ingiustizie e ogni tipo di violenza. "Ogni euro speso in armi è sottratto a scuola, sanità, poveri", ha denunciato infatti l'arcivescovo di Napoli, in un'intervista rilasciata ai media vaticani, affermando: "La pace non si costruisca armando i popoli, ma disarmando i cuori".

Scelta di campo

"È una scelta di campo. La vera sicurezza non nasce dalla forza, ma dalla giustizia, dall'educazione, dal dialogo". "Noi, come Chiesa, dobbiamo essere profeti di pace, anche quando è scomodo". Per il cardinale di Napoli "in un tempo che sembra premiare chi alza di più la voce o rincorre il consenso facile, si può essere liberi nel Vangelo. Gesù è la libertà fatta carne: non ha inseguito il potere, non ha scelto la via del compromesso, ma ha vissuto nella verità, nell'amore, fino in fondo. Seguirlo significa restare fedeli al cuore, scegliere la mitezza come forza, il perdono come risposta, la coscienza come bussola. È una libertà che ha un prezzo, certo, soprattutto se si guarda la vita con gli occhi del successo a tutti i costi o della corsa al potere. Ma è l'unica libertà che davvero rende umani, perché nasce dall'amore e si misura nel dono".

Libertà nel Vangelo

"In un tempo che sembra premiare chi alza di più la voce o rincorre il consenso facile, si può essere liberi nel Vangelo, una libertà che ha un prezzo ma è l'unica che rende umani", ha sostenuto il porporato, che sulla strategia del riarmo in Europa non ha usato giri di parole: "Capisco le paure, le tensioni geopolitiche, ma non possiamo abituarci all'idea che la guerra sia inevitabile". "La vera sicurezza - ha spiegato - non nasce dalla forza, ma dalla giustizia, dall'educazione, dal dialogo. Come dice il Vangelo, chi prende la spada perirà di spada. E noi, come Chiesa, dobbiamo essere profeti di pace, anche quando è scomodo. In genere, seguendo l'esempio di un grande profeta di pace che è Papa Francesco, ogni anno celebro la Messa del Giovedì Santo con la lavanda dei piedi con persone ferite dalla vita".

Lavanda dei piedi

"Quest'anno - ha confidato l'arcivescovo di Napoli che ha voluto padre Alex Zanotelli tra i concelebranti del Giovedì Santo ai quali ha lavato i piedi imitando nella liturgia il gesto di Gesù - ho la percezione più che mai che l'ultima, la più povera e ferita dalla vita sia proprio la pace e per questo ho voluto lavare i piedi a uomini e donne della mia città impegnati attivamente nella difesa della pace. Perché la loro beatitudine non venga meno: beati infatti sono i messaggeri di pace, quelli che con gesti silenziosi e parole misurate seminano speranza nel quotidiano. Che costruiscono ponti, che resistono senza violenza, scegliendo la giustizia. E ho detto loro una cosa di cui sono convinto: quando saranno stanchi, sarà il Signore stesso a lavare loro i piedi! E in quell'acqua troveranno la pace che hanno seminato nel mondo".

Battaglia e il suo affetto per Napoli

Battaglia ha parlato sempre con affetto della città nella quale è stato chiamato da Papa Francesco al ruolo di arcivescovo: "Napoli è una terra meravigliosa, piena di bellezza e di umanità, ma anche segnata da ferite antiche e nuove. C'è un grido che sale dalle periferie, non solo quelle geografiche ma anche quelle esistenziali. La fraternità non è mai un punto di partenza, è sempre una conquista. E se non impariamo a guardarci negli occhi, a riconoscerci come fratelli, l'amicizia sociale resta solo una bella parola. È a rischio, certo, ma proprio per questo dobbiamo custodirla come si custodisce un fuoco: con cura, ogni giorno, alimentandolo con piccoli gesti di vicinanza, di ascolto, di perdono".

Vocazione dei cristiani

Secondo Battaglia, "i cristiani sono chiamati tutti a essere voci libere, autentiche, incarnando lo stile di Gesù Cristo. Non è facile, ma è possibile", ha sottolineato. "Anche oggi, in un tempo che sembra premiare chi alza di più la voce o rincorre il consenso facile, si può essere liberi nel Vangelo. Gesù è la libertà fatta carne: non ha inseguito il potere, non ha scelto la via del compromesso, ma ha vissuto nella verità, nell'amore, fino in fondo. Seguirlo significa restare fedeli al cuore, scegliere la mitezza come forza, il perdono come risposta, la coscienza come bussola. È una libertà che ha un prezzo, certo, soprattutto se si guarda la vita con gli occhi del successo a tutti i costi o della corsa al potere. Ma è l'unica libertà che davvero rende umani, perché nasce dall'amore e si misura nel dono".

Disuguaglianze e dignità

E davanti alle disuguaglianze che anche in Italia "si stanno acuendo in maniera sempre più preoccupante, la strada per cercare di colmarle", prima di tutto richiede di "ascoltare chi non ha voce". "Le disuguaglianze - ha assicurato il porporato - si colmano quando si restituisce dignità, non solo assistenza. Proprio per questo serve una politica che guardi ai volti, non ai numeri!".

Economia e solidarietà

"Questo - ha poi promesso pochi giorni prima del Conclave - è un concetto che non smetterò mai di richiamare: dietro alle statistiche ci sono storie, occhi, cuori che reclamano dignità, custodia, cura! È urgente un'economia che non escluda, che generi uguaglianza e che tenga conto, in modo prioritario, del capitale inestimabile della solidarietà, della cooperazione, intese come qualità umane, anzi, come le qualità che ci fanno umani e ci aiutano restare tali. Ma la dimensione sociale è strettamente legata anche alla conversione personale: occorre smettere di pensare solo al proprio tornaconto, cominciare a condividere, a rinunciare a qualcosa per il bene comune. Il bene, anche quello che si traduce in scelte strutturali capaci di riformare la società, parte sempre da un cuore che si lascia toccare".