DHgate, la app cinese di e-commerce scaricata in massa dagli americani con l’illusione di sfuggire ai dazi di Trump
Negli ultimi giorni in America le app più scaricate arrivano da Pechino. Merito (anche) dei numerosi video su TikTok in cui produttori cinesi pubblicizzano il basso costo dei prodotti e invitano a comprarli «al prezzo di fabbrica» L'articolo DHgate, la app cinese di e-commerce scaricata in massa dagli americani con l’illusione di sfuggire ai dazi di Trump proviene da Open.

Nella guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, i social media sono un fronte di scontro che giorno dopo giorno si infuoca sempre di più. Una sorta di terreno franco, nella rete globale del web, su cui all’apparenza non sembrano avere peso le tariffe – queste sì «reciproche» – imposte da Washington a Pechino e viceversa. E che, di fronte allo spauracchio di un consistente rialzo dei prezzi negli Stati Uniti, sta spingendo centinaia di migliaia di americani a fare acquisti direttamente sulle app cinesi di e-commerce. Tutte le piattaforme social, in particolare TikTok e Rednote, sono ormai sature di brevi video in cui fornitori e produttori cinesi si improvvisano venditori e pubblicizzano in inglese l’alta qualità e i bassi prezzi della merce cinese. Andando di fatto ad aggirare il passaggio tramite intermediari, che dalle fabbriche asiatiche permettevano l’acquisto in America e che sono tra le principali vittime della politica tariffaria al 145% voluta da Donald Trump.
I post sui social e l’impatto sulle piattaforme di e-commerce
«Non è necessario fare il gioco di Hermès per ottenere la stessa identica cosa. Risparmiate i vostri soldi e prendete le vostre Birkin e Mini Kelly giusto in tempo per l’estate 2025», si legge su uno “spot” pubblicato su TikTok. Altri promettono merce venduta «a prezzo di fabbrica per gli americani» e con la certezza di «non aver nessun intermediario, dunque nessun aumento di prezzo». Ognuno di questi post è accompagnato, oltre agli hashtag #saveourfactory e #shopinchina, da link che permettono agli utenti di accedere ai negozi online cinesi e riempire il carrello direttamente da lì. Non è un caso, allora, che secondo i dati di SensorTower la seconda applicazione più scaricata negli Stati Uniti negli ultimi giorni sia DHgate, piattaforma di e-commerce a bassissimo costo. A seguire a ruota AliBaba e Shein, altri colossi cinesi del commercio via web a prezzi stracciati.

Le campagne cinesi per «viaggi dello shopping»
Il ritornello è sempre lo stesso: mostrare un prodotto perfetto, spesso e volentieri contraffatto, venduto con sconti esorbitanti rispetto agli scaffali e ai negozi statunitensi. Da portafogli di Louis Vuitton a 3 dollari fino a capsule per il bucato a un dollaro: «Questi prezzi mi stanno mandando il cervello in cortocircuito», ha commentato un tiktoker americano. C’è poi chi esorta gli utenti a prendere un volo e comprare la merce direttamente in Cina: «Acquista direttamente e risparmia alla grande!».
Lo shopping online evita i dazi? La verità scomoda e la reazione della Casa Bianca
La verità, però, è molto diversa. Se anche qualcuno andasse a fare shopping direttamente in Cina, «riempiendosi una valigia vuota», al rientro negli Stati Uniti sarebbe accolto a braccia aperte dagli agenti della dogana che imporrebbero tariffe salate su ciascuno di quegli oggetti. Nel caso, invece, di acquisti online la Casa Bianca ha subito posto una toppa alla falla che i rivenditori cinesi avevano trovato nella rete tariffaria. Il presidente americano ha infatti firmato un ordine esecutivo per rimuovere l’esenzione dai dazi per i piccoli pacchi (dal valore inferiore agli 800 dollari) provenienti dal colosso asiatico. Insomma, per godersi la merce a basso costo gli americani dovrebbero rimanere al di fuori dei confini del loro Paese. L’effetto evidente che queste campagne martellanti ha avuto, però, è un altro. Non aggirare i dazi ma aprire gli occhi ai consumatori americani su quanto quelle tariffe, imposte dagli stessi Stati Uniti, stiano danneggiando e creando disagio nella loro quotidianità.
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