Delitto Nada Cella, al processo il fratello di Annalucia Cecere: “Può averla uccisa mia sorella”
Dichiarazioni choc dell’uomo: “Se contraddetta diventa di una cattiveria impressionante”. Ascoltato anche l’ex fidanzato dell’imputata: “Era possessiva e gelosa”. In aula l’analisi del bottone trovato sulla scena del crimine

Genova, 15 aprile 2025 – Testimonianze pesanti oggi al processo per l'omicidio di Nada Cella, la segretaria 24enne ammazzata il 6 maggio 1996 a Chiavari nello studio del commercialista Marco Soracco presso cui lavorava. "Mia sorella può avere ucciso", ha dichiarato ai giornalisti il fratello minore di Annalucia Cecere, la donna sospettata del delitto in seguito a un raptus di gelosia. "Se viene contraddetta diventa di una cattiveria impressionante. Se Nada quel giorno le ha risposto male magari ha cominciato a colpirla", ha detto Maurizio Cecere dopo essere stato sentito in aula. Ai giudici ha spiegato che, dopo avere saputo che le indagini erano state
riaperte e la sorella era coinvolta, ha iniziato a farle domande. "Mi ha detto che non era stata lei a ucciderla. Lei non voleva parlare al telefono mi diceva che poteva essere intercettata e mi chiamava con telefoni non suoi. E' sempre stata una donna irascibile, che si arrabbiava se la contraddicevi. Se ha sbagliato deve pagare", ha aggiunto.
Prima di lui è stato sentito un ex fidanzato, Adelmo Roda. "Era possessiva e gelosa – ha spiegato in aula – quando si arrabbiava era impossibile farla ragionare. Era esplosiva a livello di parole. Mia madre disse che dovevo lasciarla perché aveva avuto un figlio da una precedente relazione. Fu difficile lasciarla, ma mia madre si oppose e io scelsi la mia famiglia". "Ho continuato a vederla quando ci lasciammo, ci vedevamo alla Dolce Vita a ballare. Io andavo con la mia comitiva, lei con la sua. L'ho vista anche con Soracco (anche lui imputato con le accuse di favoreggiamento e false dichiarazioni al pm, ndr)".
Secondo quanto riferito, Cecere aveva staccato alcuni bottoni da una giacca di Roda che lui usava per andare a pescare. Uno di quei bottoni, secondo l'accusa, sarebbe compatibile con quello trovato sotto il corpo di Nada. "Li aveva tolti perché le piacevano –ha spiegato Roda –. Lo fece nell'estate del '95, quando ormai la nostra storia era già finita", ma "quando sono state riaperte le indagini mi cercò: continuava a farmi domande sulla nostra relazione, continuava a dire che era finita dopo l'omicidio di Nada, ma in realtà era finita prima. Io quella giacca l'avevo ripresa quando era finita la nostra storia, quindi prima dell'omicidio".
Sempre sui bottoni è stato sentito un collezionista ed ex produttore, Stefano Cannara che ha confermato che il bottone trovato sotto il corpo della segretaria era compatibile con quelli trovati a casa della Cecere pochi giorni dopo il delitto. Tuttavia l'esperto ha anche affermato che erano anche molto diffusi.