Def, nel 2025 debito 7 miliardi sotto alle previsioni del Piano
Conti pubblici. Giorgetti: «Su sicurezza e difesa sfide complesse, ma il Governo salvaguarderà la disciplina di bilancio e il sostegno alle famiglie». Per gli interessi 6,69 miliardi in più in tre anni Il freno a mano sulla crescita economica tirato dalla battaglia dei dazi e dalle tante variabili di uno scenario internazionale convulso si fa […] L'articolo Def, nel 2025 debito 7 miliardi sotto alle previsioni del Piano proviene da Iusletter.

Conti pubblici. Giorgetti: «Su sicurezza e difesa sfide complesse, ma il Governo salvaguarderà la disciplina di bilancio e il sostegno alle famiglie». Per gli interessi 6,69 miliardi in più in tre anni
Il freno a mano sulla crescita economica tirato dalla battaglia dei dazi e dalle tante variabili di uno scenario internazionale convulso si fa sentire, ma non cancella il cuscinetto costruito l’anno scorso sulla finanza pubblica italiana; chiamata ora a «rispondere alle nuove esigenze legate alla sicurezza e alla difesa e al mutamento della politica estera e commerciale della maggiore economia del mondo», come scrive il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nella premessa al Documento di finanza pubblica inviato ieri sera alle Camere e al Quirinale.
Lo dimostra il dato più sensibile dei nostri conti pubblici, quello del debito, che le nuove stime tendenziali misurano quest’anno nel 136,6% del prodotto interno lordo, cioè quasi 7 miliardi sotto il 136,9% calcolato per il 2025 nell’ottobre scorso. Alle «sfide assai complesse» poste dalla congiuntura, assicura Giorgetti nel Documento, «il Governo risponderà salvaguardando la disciplina di bilancio» oltre che «il sostegno alle famiglie e i servizi sociali». In un quadro su cui la guerra commerciale ora sospesa continua a incombere: secondo i calcoli Mef, nello scenario peggiore l’applicazione dei dazi toglierebbe 3 decimali di crescita quest’anno e 1,3 punti il prossimo portando il Paese in recessione (-0,5%).
Il punto più immediato e delicato nell’agenda della politica economica è rappresentato dalle spese per la Difesa, su cui come ha chiarito giovedì lo stesso titolare dei conti sarà chiamato a dire l’ultima parola il Parlamento nella risoluzione da votare subito dopo Pasqua con il possibile scostamento. Ma «un maggiore impegno su sicurezza e difesa – avverte Giorgetti – dovrà procedere di pari passo con il rilancio dell’industria nazionale nell’ambito di strategie condivise a livello europeo». Le richieste di Bruxelles premono, ma non smuovono l’auspicio italiano che «il bilancio dell’Ue venga utilizzato in modo innovativo a sostegno degli investimenti per la sicurezza e la difesa».
Perché la piena attivazione della «clausola di salvaguardia nazionale» che nelle indicazioni di Bruxelles permetterebbe di programmare una spesa extra pari all’1,5% del Pil (oltre 30 miliardi) ridisegnerebbe a fondo i saldi di finanza pubblica. E l’intenzione italiana continua a non essere questa. L’argine parte appunto dai 3 decimali di Pil di debito che migliorano le aspettative d’autunno, anche se il contraccolpo della crescita azzoppata si fa sentire su un passivo che nel confronto con il 2024 cresce di 1,2 punti di Pil anziché degli 1,1 punti calcolati a ottobre. Lo stesso accade nel 2026, con un aumento di un punto (era previsto un +0,9) e nel 2027, quando l’inversione di rotta determinata dallo sgonfiarsi del Superbonus porterebbe a una flessione dello 0,2% del Pil invece del -0,3% scritto a ottobre.
A pesare è anche il vento soffiato sui mercati dalla volatilità di queste settimane, che cancella i risparmi potenziali sulla spesa per interessi e porta anzi il Governo a calcolare per il triennio 6,69 miliardi in più del previsto. In ogni caso, la linea aggiornata del debito viaggerebbe sotto quella tracciata in autunno fino al 2027. Nonostante tutto, a bocce ferme tiene anche il saldo primario, che nei nuovi conti salirebbe allo 0,7% del Pil quest’anno per arrivare poi all’1,2% e all’1,5% nei due anni successivi.
Al netto delle clausole delle regole comunitarie, del resto, sono queste le cifre che finiscono sotto osservazione sui desk dei mercati, dove ieri il BTp decennale ha visto scendere il rendimento al 3,80%; e quelli delle agenzie di rating, che questa sera si esprimeranno con S&P a sette giorni dalla conferma della tripla B con prospettive positive arrivata da Fitch.
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