Dazi Ue, possibile stop dopo gli accordi con Regno Unito e Cina

Con Trump che stringe intese con Cina e Regno Unito, l’Unione Europea si ritrova a pesare le opzioni sul tavolo tra ritorsioni, diplomazia e l’equilibrio dei mercati globali

Mag 13, 2025 - 13:46
 0
Dazi Ue, possibile stop dopo gli accordi con Regno Unito e Cina

Dopo aver stretto nuovi accordi commerciali sui dazi con il Regno Unito e con la Cina, l’amministrazione di Donald Trump potrebbe spostare i riflettori sull’Europa. Negli ultimi giorni, il presidente americano ha infatti annunciato intese tariffarie chiave: una con Londra, la prima dalla Brexit, e una tregua con Pechino.

L’Unione Europea si trova ora a dover valutare se entrare in negoziati per evitare di restare il prossimo bersaglio della guerra dei dazi trumpiana. Ecco gli scenari che potrebbero aprirsi per Bruxelles, e per l’Italia in particolare, di fronte a questa nuova offensiva commerciale Usa.

Trump firma accordi sui dazi con Regno Unito e Cina: ecco cosa cambia

La scorsa settimana Trump e il premier britannico Keir Starmer hanno annunciato un accordo tariffario “storico” che riduce alcune barriere doganali bilaterali, pur mantenendo un dazio base del 10% sulle esportazioni britanniche. Si tratta di un’intesa limitata ma politicamente significativa, la prima eccezione alle nuove tariffe generalizzate imposte da Washington ad aprile.

Pochi giorni dopo, a Ginevra, Washington e Pechino si sono stretti la mano su una tregua a tempo, più armistizio tecnico che svolta politica: per 90 giorni, una parte dei dazi punitivi reciproci verrà messa in pausa.

Gli Stati Uniti puntano ora sull’Europa: nuovi dazi in arrivo?

Trump ha già dichiarato che l’Unione Europea sarà la prossima a dover rivedere i rapporti commerciali con Washington. Da aprile, sono in vigore dazi generalizzati del 10%, ma Bruxelles rischia un’aliquota aggiuntiva del 20% a causa del proprio surplus commerciale con gli Usa. L’Europa esporta ogni anno merci per oltre 500 miliardi di euro verso gli Stati Uniti, ed è evidente che un irrigidimento delle politiche tariffarie colpirebbe duramente il sistema produttivo europeo.

Cosa rischia l’Unione Europea dopo le mosse commerciali di Trump

La Commissione Europea sta valutando la possibilità di rispondere con contromisure simmetriche, pronte a colpire settori strategici Usa come l’aerospaziale e i beni di consumo di fascia alta. Al tempo stesso, Bruxelles cerca di mantenere aperta la porta del dialogo per evitare uno scontro frontale. I prossimi mesi saranno decisivi per capire se le due sponde dell’Atlantico riusciranno a trovare un’intesa.

Dazi Usa: come può rispondere Bruxelles per difendere l’export

Bruxelles lavora su due binari: uno difensivo, con un elenco pronto di tariffe di ritorsione, e uno diplomatico, per evitare che la crisi degeneri. Il commissario Sefcovic ha già avvertito che l’Ue non si farà ricattare, ma anche che non chiude a un negoziato equo. La presidente Von der Leyen ha ribadito che “ci sono accordi vantaggiosi da raggiungere, ma serve equilibrio”.

L’Italia osservata speciale: impatti su Made in Italy e imprese

Per l’Italia, gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato di export, con oltre 64 miliardi di euro di vendite nel 2024. I settori più esposti a eventuali dazi sono macchinari, farmaceutica, trasporti e moda. La presidente Meloni ha ammesso che i dazi sono “un problema serio, ma non una catastrofe”. Le imprese italiane, in particolare le Pmi, potrebbero essere le più penalizzate.

Guerra commerciale o compromesso? Tutti gli scenari per l’Europa

Il grande interrogativo è se l’Europa deciderà di negoziare alle condizioni di Trump o se sceglierà la linea della fermezza. Un eventuale compromesso potrebbe evitare nuove frizioni, ma cedere troppo rischia di indebolire l’autonomia economica dell’Ue. Inoltre, Trump potrebbe chiedere all’Europa di allinearsi alla strategia americana verso la Cina, creando ulteriori tensioni.

Mercati in tensione tra Usa, Cina e Ue: cosa aspettarsi ora

Le borse hanno reagito positivamente alla tregua tra Washington e Pechino, ma l’incertezza resta elevata. In Europa, i settori esposti all’export americano oscillano ancora.

Un’escalation potrebbe danneggiare la crescita e spingere l’inflazione. Un accordo invece darebbe respiro ai mercati e nuova fiducia agli investitori.