Dalle diocesi Usa alla Casa Bianca. Amore mai nato col Papa argentino
Bergoglio aveva sfidato apertamente il presidente statunitense e scomunicato i cardinali ribelli

C’è stupore alla St. Patrick’s Cathedral sulla Fifth Avenue, ma anche alla Casa Bianca. Il primo Papa americano si confronterà con un presidente in cerca di onnipotenza, e lo farà davanti a una Chiesa statunitense potente ma profondamente divisa tra progressisti e conservatori – una frattura che anche papa Francesco aveva lasciato irrisolta. Eppure, sotto il Giudizio Universale della Cappella Sistina, in meno di 48 ore, i cardinali hanno eletto un Pontefice missionario e agostiniano, che appena 21 mesi fa Bergoglio aveva fatto cardinale, chiamandolo da Chicago dopo una vita trascorsa come missionario, soprattutto in America Latina.
Papa Leone XIV, pur con toni diversi e più misurati rispetto a Francesco, ha indicato una via di pace e riconciliazione che parte dalle periferie, non dai palazzi del potere. Sarà questo anche il nodo del confronto con molti vescovi americani, spesso sordi ai drammi delle popolazioni povere e dei migranti – anche clandestini – che Trump tenta quotidianamente di espellere come criminali.
Davanti alla cattedrale di New York, in molti pensavano che, se fosse stato eletto un cardinale americano, il favorito sarebbe stato Timothy Dolan, gradito anche a Trump. E invece la sorpresa è arrivata da Chicago, proprio come da Chicago arrivò, anni fa, la candidatura vincente di Barack Obama contro l’armata dei Clinton. A essere sinceri, la scelta ha spiazzato molti vescovi e fedeli negli Stati Uniti. Ma la figura di un Papa che costruisce ponti e non muri ha lasciato, nella Chiesa e tra i fedeli, anche un sentimento di speranza. Papa Leone ha richiamato spesso la continuità con Francesco, il Papa degli ultimi.
Da Washington a Los Angeles, da Boston al Midwest – dove ancora pesano le ferite mai del tutto sanate della pedofilia clericale – la figura del Pontefice agostiniano appare come una scelta coraggiosa e acuta. Evita il rischio di una vera scissione nella Chiesa cattolica americana, che non si è mai del tutto conciliata con Francesco, e che anzi aveva sostenuto aperte sfide contro di lui. Sfide che avevano costretto il Papa a ricorrere alla scomunica di cardinali ribelli e complottisti come Carlo Maria Viganò, autoproclamatisi difensori della dottrina e oppositori della conferenza episcopale americana.
Le prime mosse del nuovo Pontefice negli Stati Uniti saranno fondamentali per comprenderne la caratura di mediatore. Appena poche settimane fa, non aveva esitato a definire "semplicemente sbagliate" le dichiarazioni del vicepresidente americano J.D. Vance durante la sua visita a Roma. Da agostiniano, la sua impostazione da conciliatore si è già rivelata chiara: per raggiungere i suoi obiettivi, cerca la via più lunga, ma più inclusiva. Se, in queste ore, tra i prelati americani prevale la prudenza, c’è chi ritiene che, anche se Papa Leone XIV interpreterà a suo modo il pensiero di Bergoglio scegliendo la pace e il cammino comune, non vorrà stilare classifiche tra primi e ultimi, né in America né altrove. Nel primo incontro con Trump ci saranno molte divergenze da spiegare.