Il killer di Maurizio Gucci morto in ospedale dopo sette giorni di agonia
È morto nella serata di ieri, martedì 29 aprile, il 63enne Benedetto Ceraulo, killer dell’imprenditore Maurizio Gucci. Il decesso arriva dopo sette giorni di agonia. Lo scorso 22 aprile, infatti, nella casa dove abitava a Santa Maria a Monte (Pisa), l’uomo aveva sparato due colpi di pistola al volto contro il figlio Gaetano, volgendosi poi […] L'articolo Il killer di Maurizio Gucci morto in ospedale dopo sette giorni di agonia proviene da Il Fatto Quotidiano.

È morto nella serata di ieri, martedì 29 aprile, il 63enne Benedetto Ceraulo, killer dell’imprenditore Maurizio Gucci. Il decesso arriva dopo sette giorni di agonia. Lo scorso 22 aprile, infatti, nella casa dove abitava a Santa Maria a Monte (Pisa), l’uomo aveva sparato due colpi di pistola al volto contro il figlio Gaetano, volgendosi poi l’arma alla testa per suicidarsi. Dopo gli spari al figlio 37enne, arrivati al culmine di una lite scoppiata per un graffio all’auto, Ceraulo era stato portato già in gravissime condizioni all’ospedale Cisanello di Pisa, dov’è poi deceduto.
Ceraulo ha scontato 28 anni di carcere per l’omicidio Gucci, avvenuto a Milano nel 1995. Dopo aver sparato al figlio, è finito accusato di tentato omicidio per futili motivi, con l’aggravante della recidiva specifica e detenzione di arma clandestina. Fermato dalla procura di Pisa, che ne ha ordinato il piantonamento in ospedale durante il suo ricovero in terapia intensiva.
Due giorni dopo che il padre gli aveva sparato, il figlio Gaetano Ceraulo ha scritto un post su Facebook: “Il dolore più grande, in questo momento, è per te che hai compiuto un gesto terribile e vile. Non mi riferisco al male fatto direttamente a me, né alle minacce al mio cane Arturo. Mi riferisco al gesto ancor più vile che hai rivolto a te stesso. I proiettili possono solo ferire o uccidere la carne. Il dolore dell’anima, invece, è indelebile”. “La vita è sacra, va difesa sempre e comunque: che sia quella di un cagnolino, di un topolino o di un essere – ha poi aggiunto rivolgendosi sempre al padre -, anche quella di una persona che ha smarrito la strada. Ti perdono per il male che mi hai fatto. Ma non riesco a perdonarti per ciò che hai inflitto a te stesso. Che il Dio che tanto adoravi e pregavi possa guardare dentro il tuo cuore, riconoscere le tue colpe, e offrirti la forza per attraversare questo buio. E forse, cambiare davvero. Ma se decidesse di interrompere la tua vita terrena allora che Egli possa comunque perdonarti e accoglierti tra le sue braccia. E perdonare anche noi, per non aver visto che il male si nascondeva in te, silenzioso, in attesa di mostrarsi”.
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