Chiara Tramontano: “Io e Giulia non ci parlavamo, avevamo litigato per Impagnatiello”

Giulia Tramontano aveva litigato con sua sorella Chiara per Alessandro Impagnatiello: Chiara voleva che lei lo lasciasse, ma Giulia non le diede ascolto, così le due si erano allontanate, al punto da non rivolgersi più la parola. Poco dopo Impagnatiello avrebbe ucciso con 37 coltellate Giulia e il loro figlio di cui lei era incinta. […]

Mag 13, 2025 - 13:22
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Chiara Tramontano: “Io e Giulia non ci parlavamo, avevamo litigato per Impagnatiello”

Giulia Tramontano aveva litigato con sua sorella Chiara per Alessandro Impagnatiello: Chiara voleva che lei lo lasciasse, ma Giulia non le diede ascolto, così le due si erano allontanate, al punto da non rivolgersi più la parola. Poco dopo Impagnatiello avrebbe ucciso con 37 coltellate Giulia e il loro figlio di cui lei era incinta. A raccontarlo è la stessa Chiara Tramontano in un’intervista rilasciata a Candida Morvillo sul Corriere della Sera a quasi due anni di distanza dall’omicidio.

“Non ci parlavamo da quando mi aveva detto che sarebbe andata a Ibiza con Alessandro”, ricorda Chiara, più giovane di due anni rispetto a Giulia. “Venivano da un periodo di conflittualità, Giulia si era confidata con me e sapeva che in quella relazione non c’era nulla da salvare. Ma ha accettato quel viaggio per “ricucire”, senza confrontarsi con me. Mi sono arrabbiata e lei mi ha risposto che la vita era sua”.

La sorella di Giulia Tramontano – ricercatrice che si occupa di sviluppo di tecnologie per la diagnostica di tumori e malattie degenerative all’università di Eindhoven – ha appena pubblicato un libro, “Non smetterò mai di cercarti – Ogni parola è un passo verso di te, Giulia” (Cairo Editore), in cui ripercorre il rapporto con la sorella e il drammatico periodo seguito alla sua uccisione.

“I sensi di colpa – dice nell’intervista al Corriere della Sera – te li porti dietro per sempre. Non c’è niente della mia vita che non mi riporti continuamente lì, a mia sorella uccisa… Se mi fermo, penso e pensare è un tormento. Perciò, da due anni, non mi siedo su un divano, non vedo un film e, se mi alleno, i trenta secondi di pausa fra un esercizio e l’altro sono insopportabili… Se poi per un attimo mi diverto, penso che è ingiusto verso Giulia che non c’è più…”.

“Un padre che ha visto la figlia neonata grande come la sua mano – osserva Chiara Tramontano – ha un senso di protezione che l’accompagna per sempre, magari si chiede se ha dato troppa libertà, se si è fidato troppo. Mentre mamma, che ci ha trasmesso l’amore per la famiglia, pensa che, se non l’avesse fatto, forse, Giulia si sarebbe sfilata in tempo da quella relazione sbagliata. Il fantasma del senso di colpa è diverso per ciascuno di noi, ma viene a trovarci tutti, a turno”.

Alessandro Impagnatiello, che oggi ha 32 anni, lo scorso novembre è stato condannato all’ergastolo. “Non sembrava uno che voleva costruire una famiglia, come sosteneva a parole. E mi sembrava manchevole di contenuti: con lui non sapevo mai di che parlare”, dice Chiara Tramontano. “Però, avrei detto che era un mediocre, un superficiale, ma non un violento. Era tutto concentrato sul suo lavoro vip, sosteneva che sarebbe diventato manager, ma non era vero. Mi chiedevo cosa mia sorella trovasse in lui. A oggi, non ho una risposta”.

“Che fosse malvagio – prosegue la 29enne – l’ho capito solo ora. Ora so che, quando ci siamo visti per l’ultima pizza a marzo, aveva già iniziato ad avvelenare mia sorella: ha mangiato accanto a mio padre mentre stava cercando di uccidergli la figlia e il bambino che aspettava. Per me è un essere immorale, non chiamatelo essere umano”.

Chiara Tramontano poi spiega cosa ha provato quando ha rivisto Impagnatiello in tribunale per il processo: “Se posso fare un appello – dice – vorrei che gli assassini non partecipassero ai processi. Come può un sistema giudiziario permettere che l’assassino sieda senza manette accanto alla famiglia della vittima? Io sono spesso entrata da un varco senza metal detector: avrei potuto anche presentarmi armata. C’è stato un momento in cui ci siamo sfiorati entrando in aula. Non ne vado fiera, ma ho passato in rassegna tutti i modi in cui avrei potuto fargli provare una piccola parte della sofferenza che ha inflitto a mia sorella. Gli ho solo rivolto uno sguardo di sfida e volevo che lui mi guardasse, ma ha tenuto gli occhi a terra. Ho provato una frustrazione che non era violenza, ma sconfitta umana”.

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