C’è vita su K2-18b? Gli astronomi lanciano la bomba scientifica

Le molecole DMS e DMDS nell'atmosfera dell'esopianeta K2-18b potrebbero essere la firma biologica più convincente mai trovata. L'articolo C’è vita su K2-18b? Gli astronomi lanciano la bomba scientifica è tratto da Futuro Prossimo.

Apr 17, 2025 - 14:11
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C’è vita su K2-18b? Gli astronomi lanciano la bomba scientifica

C’è un momento, nella vita di ogni specie intelligente, in cui ci si confronta con una domanda fondamentale: siamo soli nell’universo? Per l’umanità, quel momento potrebbe essere arrivato. Non con astronavi aliene nei nostri cieli, non con segnali radio misteriosi dalle profondità dello spazio, ma con dati scientifici concreti provenienti da un esopianeta distante 124 anni luce. K2-18b non è un nome particolarmente evocativo o poetico, ma potrebbe presto diventare sinonimo di una delle più grandi scoperte nella storia dell’umanità. Attraverso gli occhi artificiali del telescopio spaziale James Webb, gli astronomi hanno intravisto qualcosa che non avrebbero dovuto essere lì: molecole che, per quanto ne sappiamo, vengono prodotte esclusivamente da organismi viventi.

K2-18b e i segni di vita

“Queste sono le prime tracce che stiamo vedendo di un mondo alieno che è possibilmente abitato”, ha dichiarato Nikku Madhusudhan dell’Università di Cambridge durante una conferenza stampa il 15 marzo. Non è una frase da poco. È una di quelle affermazioni che ti fanno fermare un attimo, come quando senti un rumore strano nel cuore della notte.

K2-18b è stato scoperto nel 2015 e da subito si è rivelato un candidato promettente per la ricerca di vita. Circa otto volte più massiccio della Terra, orbita nella cosiddetta “zona abitabile” della sua stella, a 124 anni luce da noi; quella fascia di spazio dove l’acqua può esistere allo stato liquido. Osservazioni del 2019 avevano già trovato tracce di vapore acqueo, suggerendo la possibilità di oceani sotto un’atmosfera ricca di idrogeno (sebbene non tutti gli astronomi fossero d’accordo).

Nel 2023, Madhusudhan e colleghi hanno utilizzato il James Webb per analizzare l’atmosfera di K2-18b nella luce infrarossa, confermando la presenza di vapore acqueo, anidride carbonica e metano. Ma c’era anche un indizio tentatore: il dimetilsolfuro (DMS), una molecola che sulla Terra è prodotta esclusivamente da organismi viventi, principalmente fitoplancton marino. Il segnale, però, era estremamente debole.

La bomba scientifica

Ora gli stessi ricercatori hanno usato un diverso strumento del JWST, la camera a infrarossi medi, per osservare nuovamente K2-18b. E quel che hanno trovato è, francamente, sconvolgente; un segnale molto più forte per il DMS, insieme a un’altra molecola correlata, il dimetildisolfuro (DMDS), anch’essa prodotta sulla Terra solo da esseri viventi.

Quello che stiamo trovando è una linea indipendente di prove in una diversa gamma di lunghezze d’onda, con uno strumento diverso, di possibile attività biologica sul pianeta.

Il team sostiene, vi linko qui il paper, che il rilevamento di DMS e DMDS sia a un livello di significatività statistica “tre sigma“: significa che ci sono soltanto 3 probabilità su 1000 che un modello di dati come questo finisca per essere un caso fortuito. Certo, va detto che in fisica il gold standard per accettare qualcosa come una vera scoperta è “cinque sigma”, che equivale a una probabilità di 1 su 3,5 milioni che i dati siano un’occorrenza casuale. Ma la difficoltà di osservare l’atmosfera di un pianeta è immensa. Come spiega Thomas Beatty dell’Università del Wisconsin-Madison:

“La dimensione relativa dell’atmosfera rispetto alla dimensione del pianeta è molto simile allo spessore della buccia di una mela su una mela. Ecco cosa stiamo cercando di misurare.”

Cautela necessaria

Nicholas Wogan del NASA Ames Research Center in California ammette che le prove sono più convincenti rispetto ai risultati del 2023, ma richiedono comunque verifica da parte di altri gruppi. Una volta che i dati saranno resi pubblici, altri ricercatori potranno iniziare a confermare i risultati, ma questo potrebbe richiedere settimane o mesi a causa della difficoltà di interpretare i dati JWST.

C’è anche chi è più scettico. Ryan MacDonald dell’Università del Michigan avverte: “Abbiamo una situazione di ‘al lupo, al lupo’ per K2-18b, dove precedenti rilevamenti a tre sigma sono completamente svaniti quando sottoposti a un esame più attento”. Madhusudhan e il suo team stimano che tra 16 e 24 ore di ulteriori osservazioni con JWST potrebbero aiutarli a raggiungere il livello cinque-sigma, ma non possono garantirlo a causa della difficoltà di osservare l’atmosfera del pianeta.

K2-18b, un’abbondanza sorprendente

Se le concentrazioni di DMS e DMDS che sembrano presenti su K2-18b (oltre 10 parti per milione) fossero confermate, sarebbero migliaia di volte superiori alle concentrazioni nell’atmosfera terrestre. Questo potrebbe indicare una quantità di attività biologica ben maggiore rispetto alla Terra, se il segnale si rivelasse corretto.

Sara Seager del Massachusetts Institute of Technology suggerisce che K2-18b potrebbe rimanere nella categoria di “candidato vitale” per molto tempo, forse decenni, poiché la questione potrebbe non essere mai completamente risolta con i dati limitati che gli esopianeti offrono. Mi colpisce, in tutta questa storia, un aspetto profondamente umano. Indipendentemente dal fatto che queste molecole provengano da vita o meno, siamo comunque di fronte a qualcosa di straordinario: un’intelligenza che è nata da vita unicellulare miliardi di anni fa e che oggi è in grado di scrutare l’atmosfera di un pianeta a 124 anni luce di distanza.

Che ci sia o meno vita su K2-18b, la vera meraviglia, in fondo, siamo noi che guardiamo.

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