Animali vivi da “pescare” nelle macchinette e nei distributori automatici: in Cina una nuova frontiera della crudeltà

Mentre la Cina si avvicina al contestato Festival di Yulin, dove ogni anno migliaia di cani vengono uccisi per essere consumati come carne, emergono nuovi casi inquietanti di maltrattamento animale nel cuore delle sue città. Alcuni video recentemente apparsi sui social, diffusi da attivisti per i diritti animali come Action Project Animal, mostrano scene sconcertanti:...

Mag 15, 2025 - 02:08
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Animali vivi da “pescare” nelle macchinette e nei distributori automatici: in Cina una nuova frontiera della crudeltà

Mentre la Cina si avvicina al contestato Festival di Yulin, dove ogni anno migliaia di cani vengono uccisi per essere consumati come carne, emergono nuovi casi inquietanti di maltrattamento animale nel cuore delle sue città.

Alcuni video recentemente apparsi sui social, diffusi da attivisti per i diritti animali come Action Project Animal, mostrano scene sconcertanti: distributori automatici che contengono cuccioli vivi, in spazi minuscoli e privi di qualsiasi forma di cura o comfort.

In alcuni centri commerciali sono state individuate macchine simili a quelle che vendono snack o bibite, ma con gatti e cani vivi al posto dei prodotti. Gli animali sono chiusi in comparti trasparenti, costretti a vivere tra plastica e luci artificiali, senza cibo adeguato né libertà di movimento. In altri casi si è arrivati addirittura a modificare le claw machine, le classiche “macchinette con il gancio”, inserendovi cuccioli vivi come se fossero premi da vincere.

Gli animali usati per profitto e spettacolo

Queste scene hanno suscitato indignazione internazionale verso un Paese in cui la legislazione sulla tutela animale è ancora lacunosa e tali pratiche vengono raramente sanzionate. Il benessere degli animali, in molti contesti urbani, sembra ancora subordinato al profitto e allo spettacolo. Gli animali, ridotti a meri oggetti da esibire o distribuire, perdono completamente la loro dignità di esseri senzienti.

Il punto centrale della questione è la mercificazione della vita animale. Che si tratti di cani macellati a Yulin o di cuccioli rinchiusi in distributori automatici per attirare clienti nei centri commerciali, il comune denominatore è la mancanza di empatia e la riduzione dell’animale a prodotto di consumo. Questa deriva etica non è soltanto un problema culturale.

Le immagini diffuse online hanno sollevato un’ondata di reazioni e appelli da più fronti. Molti chiedono l’intervento delle autorità e l’introduzione urgente di leggi che proteggano gli animali da questo tipo di abusi. In un mondo sempre più sensibile al tema del benessere animale, lasciare che tali pratiche restino impunite è un passo indietro inaccettabile. Serve una presa di coscienza collettiva, perché nessun essere vivente dovrebbe essere trattato come un oggetto da vendere, vincere o esibire.

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