Cibi contaminati da oli minerali: la bozza UE delude, servono limiti più severi (ma per ora vincono le lobby)
La Commissione europea ha presentato all’inizio del 2024 una bozza di regolamento che punta a fissare limiti vincolanti per la presenza di MOAH (idrocarburi aromatici da oli minerali), sostanze sospettate di avere effetti cancerogeni e genotossici, negli alimenti. Tuttavia, i negoziati tra Stati membri sono avvolti nella riservatezza, e secondo quanto svelato da documenti interni...

La Commissione europea ha presentato all’inizio del 2024 una bozza di regolamento che punta a fissare limiti vincolanti per la presenza di MOAH (idrocarburi aromatici da oli minerali), sostanze sospettate di avere effetti cancerogeni e genotossici, negli alimenti. Tuttavia, i negoziati tra Stati membri sono avvolti nella riservatezza, e secondo quanto svelato da documenti interni ottenuti da Foodwatch, emergono profondi contrasti tra i Paesi europei sul tipo di approccio da adottare.
I limiti previsti per alcuni alimenti, come gli oli vegetali e i prodotti ad alto contenuto di grassi, sono giudicati troppo permissivi, mentre i tempi di adeguamento richiesti dall’industria rischiano di posticipare ancora per anni l’entrata in vigore di misure che realmente proteggano i consumatori.
Dai documenti emerge che alcuni Stati, tra cui l’Italia e la Spagna, stanno spingendo per introdurre eccezioni a favore di settori chiave come quello dell’olio d’oliva. In alcuni casi, le posizioni industriali sono state trasmesse direttamente alle istituzioni europee attraverso i canali ufficiali. Un esempio eclatante riguarda un olio d’oliva spagnolo recentemente finito al centro di un’allerta alimentare per avere superato di 26 volte il limite temporaneo stabilito per i MOAH.
In netto contrasto, Paesi come Germania, Paesi Bassi e Lussemburgo chiedono invece un sistema più snello e rigoroso, basato sulla percentuale di grassi nel prodotto, che permetterebbe controlli più semplici e una maggiore uniformità.
Natacha Cingotti di Foodwatch International ha dichiarato:
Dopo anni di risultati allarmanti dei test e di pressioni pubbliche, la Commissione Europea ha finalmente compiuto un passo avanti verso la regolamentazione dei contaminanti degli oli minerali negli alimenti. Tuttavia, la proposta di legge non è sufficientemente incisiva per tutelare pienamente i consumatori. In un contesto di forti pressioni da parte delle aziende, ora spetta agli Stati membri promuovere una regolamentazione rigorosa. Per troppo tempo, gli operatori del settore hanno esposto i consumatori a sospetti cancerogeni genotossici, che non trovano posto nei nostri alimenti. L’unico livello di residuo accettabile per gli oli minerali nei nostri alimenti è: zero!
La proposta dell’UE è inadeguata
Secondo Foodwatch, la bozza trapelata nel giugno 2024 presenta tre gravi criticità:
- Limiti troppo alti: le soglie proposte per gli oli vegetali sono giudicate inaccettabili
- Transizione troppo lenta: i tempi previsti sono sproporzionati, visto che l’industria conosce da anni i rischi legati agli oli minerali
- Tutele insufficienti per i più fragili: nonostante sia un primo passo verso la protezione di neonati e bambini, i limiti restano troppo elevati, specie nei prodotti ad alto contenuto di grassi
Una versione precedente del testo, esaminata da Foodwatch a fine 2023, era più severa e ambiziosa, segno che le pressioni dell’industria per ottenere deroghe stanno dando i loro frutti.
Il modello proposto dalla Commissione richiede inoltre che ogni ingrediente di un prodotto composto (come una merendina o una zuppa) rispetti limiti specifici, con un calcolo complesso per determinare la soglia finale ammissibile. Un processo difficile da gestire per le autorità di controllo e spesso impraticabile in assenza di informazioni precise da parte dei produttori.
Foodwatch denuncia che, così com’è, la proposta rischia di creare confusione normativa e lasciare troppi margini di ambiguità:
Il problema è noto da anni e i produttori sanno perfettamente come evitarlo. I test dimostrano che è tecnicamente possibile commercializzare alimenti privi di contaminazioni da MOAH.
Un altro aspetto preoccupante è la scarsa trasparenza del processo decisionale. A febbraio 2025, Foodwatch ha presentato una richiesta formale di accesso agli atti, ottenendo oltre 30 documenti interni dell’UE che descrivono in dettaglio gli scambi tra la Commissione europea e otto Stati membri: Francia, Belgio, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna, Italia e Irlanda. Solo questi otto paesi hanno fornito osservazioni scritte sulla bozza di regolamento, mentre non si conosce ancora la posizione ufficiale degli altri 19.
Alcuni, come la Francia, hanno addirittura rifiutato l’accesso ai propri scambi con la Commissione, alimentando ulteriormente le preoccupazioni sulla mancanza di trasparenza e sulla reale volontà politica di affrontare il problema.
In assenza di documenti pubblici tempestivi e comprensibili, è difficile per cittadini e consumatori comprendere chi stia realmente difendendo la salute pubblica e chi invece stia cedendo alle pressioni dei grandi interessi economici.
La contaminazione da oli minerali non è certo un problema nuovo. Foodwatch ha cominciato a denunciarla nel 2015 e da allora ha condotto numerosi test su prodotti come cereali, pasta, biscotti e persino alimenti per l’infanzia. L’associazione chiede un approccio di “tolleranza zero”, soprattutto per i prodotti destinati a neonati e bambini piccoli, categorie particolarmente vulnerabili.
Il regolamento rappresenta un’opportunità storica per colmare un vuoto normativo e rafforzare la protezione dei consumatori europei. Ma se gli Stati membri non supereranno i loro dissidi e non si opporranno con decisione alle pressioni dell’industria, l’Europa rischia di approvare una legge inefficace che lascia ancora una volta i cittadini esposti a rischi evitabili.
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