Andrea Minguzzi: “La lotta in Italia è sempre meno conosciuta. O si lavora in un certo modo o non c’è speranza”
Daigoro Timoncini e Andrea Minguzzi hanno scritto pagine importanti nella storia della lotta greco-romana in Italia, un settore attualmente in difficoltà per il settore azzurro come dimostra la mancata qualificazione alle ultime due edizioni consecutive dei Giochi Olimpici. Entrambi provenienti dall’Emilia-Romagna e cresciuti agonisticamente a Faenza, sono stati ospiti di OA Focus (visibile sul canale […]

Daigoro Timoncini e Andrea Minguzzi hanno scritto pagine importanti nella storia della lotta greco-romana in Italia, un settore attualmente in difficoltà per il settore azzurro come dimostra la mancata qualificazione alle ultime due edizioni consecutive dei Giochi Olimpici. Entrambi provenienti dall’Emilia-Romagna e cresciuti agonisticamente a Faenza, sono stati ospiti di OA Focus (visibile sul canale Youtube di OA Sport) raccontando la loro carriera e soffermandosi anche sull’attualità.
Timoncini, bronzo europeo nel 2019, ha collezionato tre partecipazioni olimpiche tra Pechino 2008 e Rio 2016: “Ho avuto la fortuna di viverle ogni volta con un’esperienza diversa. La prima ho avuto l’opportunità di condividerla con Andrea Minguzzi e per me era il debutto olimpico, quindi è stato qualcosa di grandioso ed essere stato al suo fianco è stato ancor più bello perché lui ha vinto l’oro. Quelle successive le ho vissute con una maturità diversa, nel senso che a Londra speravo in qualcosa di più ma non è arrivato mentre a Rio c’è stata la consacrazione finale che non mi aspettavo perché avevo avuto vari infortuni e non pensavo di arrivarci. Nonostante tutto sono riuscito a qualificarmi ed essere quindi tra i migliori al mondo della mia categoria. Mi porto dentro il fatto di aver fatto qualcosa di straordinario nella mia carriera se penso da dove sono partito. Da piccolo ero più largo che alto, e pensare di aver partecipato a tre Giochi Olimpici è qualcosa di straordinario“.
“Riuscire a raggiungere ogni quattro anni le Olimpiadi è difficilissimo. Ad oggi comunque sono l’ultimo italiano ad aver partecipato ai Giochi nella lotta greco-romana. Negli ultimi due quadrienni nessun azzurro è riuscito a qualificarsi, quindi per noi la forbice è molto ristretta per arrivare là. Averlo fatto per più volte è una cosa che mi gratifica personalmente, perché mi fa capire che se ce l’ho fatta lì allora posso farcela anche in altro. Lo sport alla fine è disciplina, è obiettivi, è focus, è carattere, tutto quello che ti serve per fare la differenza in qualsiasi contesto“, ha aggiunto il romagnolo classe 1985.
Minguzzi ha toccato invece il punto più alto della sua avventura sportiva con il trionfo a Pechino 2008: “L’oro olimpico è la medaglia che tutti sognano. Ovviamente quando la vedo provo tanta soddisfazione, quello è stato l’apice della mia carriera sportiva. La gara più bella della mia vita, perché la più importante e perché ero veramente al massimo della mia crescita. Tutto è andato liscio, una soddisfazione incredibile. Le Olimpiadi ti cambiano la vita, ma non magari come uno può pensare che diventi milionario, anche perché nella lotta di soldi ce ne sono pochi, però ti danno la consapevolezza di poter raggiungere obiettivi incredibili e ti rendono un personaggio sportivo che resta nella storia. L’oro olimpico magari non ti cambia la vita, ma ti forma in modo particolare”.
“Da piccolo il mio unico sogno era quello di vincere le Olimpiadi, motivo per cui quando ce l’ho fatta mi sono trovato anche un po’ spaesato. Come ho trovato la motivazione per andare avanti dopo Pechino? Quando sei un atleta devi comunque cercare di trarre il maggior profitto possibile dalla tua carriera, a livello di medaglie ma anche economico provando a battere il ferro finché è caldo. Poi quando finisce la carriera sportiva crolla il tuo mondo e devi trovarne un altro. Io ho avuto la fortuna di essere ancora adesso allenatore delle Fiamme Oro, rimanendo quindi nell’ambiente, oltre ad avere collaborazioni anche in altri settori. A fine carriera bisogna rimettersi in gioco e rimboccarsi le maniche, cercando di incanalare i propri talenti“, prosegue il 43enne.
Andrea Minguzzi ha poi fornito il suo punto di vista sulle prospettive del movimento azzurro: “Non è facile perché in Italia la lotta non è mai stato uno sport di massa, però prima era un po’ più conosciuto mentre ora lo è sempre meno. Faccio un paragone con uno sport cugino della lotta come il judo. In Italia il judo si pratica molto, ci sono tante società con molti atleti anche di livello internazionale, quindi può venire fuori il talento e vincere la medaglia olimpica. Nella lotta questo è più difficile perché, essendo poche le società ed i praticanti, per arrivare sul podio olimpico hai bisogno che la Nazionale ti prenda e lavori con un gruppo di persone per molto tempo, andando anche all’estero e imparando la vera lotta. La vera lotta non si può fare in Italia perché il livello è troppo basso, la vera lotta si fa andando in Azerbaijan, in Armenia, in Ungheria, allenandosi con loro per svariati anni assieme ad un percorso di evoluzione fisica. Se fai questo allora costruisci degli atleti e puoi competere alle Olimpiadi, poi vincere è un altro discorso, però comunque crei una bella squadra. Questo vedo che si sta facendo molto poco, si sta lasciando molto il lavoro alle società che però non possono farlo anche perché non hanno i mezzi. Se non si fa questo, non può esserci un gruppo di atleti di alto livello che vada a competere nelle gare all’estero e così non c’è speranza di vincere le Olimpiadi. Bisogna ricominciare da capo e tornare ai vecchi metodi, a meno che la lotta non diventi domani uno sport di massa in Italia, il che è ancora più difficile“.
Così Timoncini, sempre a questo proposito: “Ne passerà ancora di tempo prima di tornare a vincere un oro olimpico nella lotta, soprattutto perché manca il lavoro di base. Io vedo che il percorso che ho avuto la fortuna di fare a 18 anni, oggi non viene più fatto. Se non avessi avuto quel tipo di percorso, probabilmente non avrei fatto questa carriera. Oggi si aspetta l’atleta già costruito che vada su e vinca, ma facendo così hanno bruciato un po’ qualche generazione. Prima o poi penso che cambierà qualcosa, ma non so quando” .
VIDEO INTERVISTA ANDREA MINGUZZI E DAIGORO TIMONCINI