Affitti brevi, storia di una riforma a metà
Guelfi e Ghibellini. Bianchi e Neri. Comune e immobiliari. Dove se non a Firenze, bella da impazzire e nata per dividere, la telenovela degli affitti brevi poteva trovare il suo alveo naturale? Dante, che già di problemi a spedire all’inferno la sua città matrigna non se n’era fatti, avrebbe certamente dedicato qualche terzina anche all’atavico problema delle case vacanza. Guai però a parlare di “Commedia”, il problema è serio e neppure la riforma voluta dal ministero del Turismo sembra averlo risolto del tutto. Continue reading Affitti brevi, storia di una riforma a metà at L'Agenzia di Viaggi Magazine.


Guelfi e Ghibellini. Bianchi e Neri. Comune e immobiliari. Dove se non a Firenze, bella da impazzire e nata per dividere, la telenovela degli affitti brevi poteva trovare il suo alveo naturale? Dante, che già di problemi a spedire all’inferno la sua città matrigna non se n’era fatti, avrebbe certamente dedicato qualche terzina anche all’atavico problema delle case vacanza.
Guai però a parlare di “Commedia”, il problema è serio e neppure la riforma voluta dal ministero del Turismo sembra averlo risolto del tutto. Cin o non Cin, tanto per restare sui dualismi. Ora, beninteso, l’ordalia non riguarda solo Firenze, ma noi vogliamo far partire la nostra storia a ritroso, proprio dal cuore della Signoria, da quel Palazzo Vecchio che ospita gli uffici della sindaca, Sara Funaro. Che esattamente come il suo predecessore, Dario Nardella, ha subito messo in chiaro le cose da quando è entrata in carica, poco meno di un anno fa: stop al turismo di massa e argine agli affitti brevi, soprattutto nel centro storico.
PALAZZO VECCHIO DETTA LEGGE
Detto, fatto. Proprio pochi giorni fa Palazzo Vecchio ha varato un nuovo regolamento sugli affitti brevi, in base ai poteri concessi dal testo unico regionale sul turismo, che pure ha già scatenato una giostra “infernale”: il Consiglio dei ministri ha presentato ricorso alla Corte Costituzionale contro il provvedimento, la Regione Toscana ha reagito costituendosi in giudizio davanti alla Consulta, mentre il Consiglio di Stato ha stabilito che l’attività di locazione turistica non rientra nel raggio d’azione dei poteri di inibizione dei Comuni.
In ogni caso, l’atto, in vigore dal 21 maggio, prevede una moratoria di tre anni sulle superfici minime delle stanze degli immobili per i proprietari già operativi alla fine del 2024. Contiene, inoltre, un incentivo alle locazioni di medio-lungo periodo: per chi affitterà l’appartamento almeno 30 giorni in un anno – quindi non a fini turistici – non scatterà la decadenza dell’autorizzazione come previsto inizialmente.
Tanto è bastato per mandare su tutte le furie gli immobiliari, che minacciano di seppellire la delibera sotto una montagna di ricorsi. Funaro, che ha invece incassato il plauso di Confindustria Alberghi, non si è fatta cogliere impreparata e ha alzato lo scudo: «Un giorno molto importante per Firenze, primo Comune in Italia ad approvare un regolamento per le locazioni turistiche brevi. Non vogliamo demonizzare il settore, ma dare una cornice chiara».
CIN CIN ALLE REGOLE
Il primo obbligo per le unità immobiliari – oltre alle norme base ricordate nella delibera – è il possesso ed esposizione del Cin, ça va sans dire. Vale a dire il Codice identificativo nazionale, simbolo della rivoluzione culturale voluta dal Mitur per mettere ordine nella giungla degli affitti brevi. Varata nel dicembre 2023, la riforma stabilisce che il ministero detiene e gestisce la relativa banca dati e assegna, tramite una procedura automatizzata il Cin. Ma non tutto fila liscio. Di rinvio in rinvio – un classico italiano – il termine per ottenere il codice slitta al 1° gennaio 2025.
Al check di metà marzo risultano assegnati 519mila Cin, pari all’85% delle strutture registrate al Mitur. Tre mesi dopo, però, Federconsumatori denuncia che solo un’unità su nove è in regola sul piano della sicurezza per i turisti, male i self check- in. E qui si apre l’ultimo capitolo: key box sì, key box no.
TRA KEY BOX E ROBIN HOOD
Il 18 novembre 2024 il ministero dell’Interno stabilisce che il self check-in – invio dei documenti con messaggio e rilascio automatico delle chiavi tramite codici digitali o key box – è illegale: i proprietari devono verificare di persona l’identità degli ospiti entro 24 ore dall’arrivo. A dicembre, però, il Viminale innesta la retromarcia dopo un confronto con host e operatori, che lamentano l’impatto negativo del provvedimento sul settore degli affitti brevi, che nel 2024 ha prodotto 66 miliardi di euro, +16% rispetto al 2023.
Sì, dunque, all’uso di strumenti digitali per l’identificazione dei clienti, purché la verifica sia eseguita e non si tratti di un semplice invio di dati online. Nel frattempo è già esplosa la polemica sulla proliferazione delle key box nei centri storici e i Comuni ne ordinano lo smantellamento.
E come ogni romanzo che si rispetti, ecco il colpo di scena finale: arrivano Robin Hood e la sua banda. Sherwood è lontana, ma gli attivisti che ne indossano i panni – e lasciano il cappello del leggendario fuorilegge come firma – decidono di sabotare le key box da nord a sud per rivendicare il diritto alla casa. In allegato un biglietto per il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, neanche fosse lo Sceriffo di Nottingham: “Saboteremo il vostro turismo fino a quando non ci saranno risposte concrete al disagio che questo settore causa”. E meno male che una volta “rubava ai ricchi per dare ai poveri”.