Vogliamo spostamenti più intelligenti e connessi. Solo così muoversi diventa democratico.

Essendo molto presente nella quotidianità di gran parte degli italiani, il settore dei trasporti risulta indispensabile per la transizione verso un panorama urbano maggiormente democratico, che risulti inclusivo, sostenibile e con servizi economicamente accessibili. In questo senso, per aumentare l’equità degli spazi in cui viviamo, serve incrementare la Smart Mobility e passare anche per una rete di trasporti più efficace, intelligente e interconnessa. L'articolo Vogliamo spostamenti più intelligenti e connessi. Solo così muoversi diventa democratico. proviene da THE VISION.

Mag 16, 2025 - 14:08
 0
Vogliamo spostamenti più intelligenti e connessi. Solo così muoversi diventa democratico.

Per chi, come me, è nato in uno dei tanti piccoli comuni della provincia italiana, c’è un passaggio obbligatorio che segna la soglia tra l’adolescenza e l’età adulta, anche in un momento storico come quello presente, in cui tanti riti di iniziazione sembrano sempre più difficili da identificare, ma non questo: l’ottenimento della patente di guida. Passaporto per una nuova forma di indipendenza, l’opportunità di guidare un auto rimane qualcosa di indispensabile per gli abitanti delle zone provinciali italiane, anche se poco fuori dai centri urbani, perché rappresenta spesso l’unico modo di muoversi liberamente al di là delle proprie possibilità fisiche. In questo genere di luoghi, infatti, la rete dei trasporti pubblici offre tendenzialmente un numero di corse giornaliere spesso insufficiente per le esigenze di chi, per un motivo o per l’altro, ha bisogno di spostarsi. Nel mio caso, le corse erano due: la prima corriera scolastica delle sei e trenta del mattino, quella pomeridiana delle tre e un quarto. Poi, basta.

In Italia, il tema del trasporto pubblico continua a essere citato con grande frequenza, spesso a causa delle sue carenze, sia per quanto riguarda le reti urbane che quelle extraurbane. La scarsità delle corse e le lunghe attese alla banchina che hanno caratterizzato la mia adolescenza sono infatti probabilmente sovrapponibili ai ricordi di molti degli oltre 33 milioni di pendolari studenti o lavoratori che siano , che ogni giorno in Italia hanno la necessità di muoversi con una mezzo pubblico. In questo contesto, dunque, non stupiscono i dati rilevati dall’Osservatorio Connected Vehicle & Mobility della POLIMI School of Management, che attestano come circa un cittadino su tre dichiari di non aver mai provato, né utilizzato, servizi legati alla smart mobility, semplicemente perché nella zona in cui vive questi non sono disponibili, o comunque non abbastanza sviluppati. L’insoddisfazione generalizzata per la rete di mobilità pubblica italiana ha inoltre portato quasi tre intervistati su quattro a esplicitare il proprio interesse per l’accesso ai servizi smart, considerati una grande risorsa per risolvere criticità quali la scarsa interconnessione della rete di trasporto, la gestione dei parcheggi, la regolazione del traffico e le emissioni legate ai trasporti.

Essendo così presente nella quotidianità di gran parte dei cittadini del nostro Paese, infatti, il settore della mobilità sta diventando indispensabile per la transizione verso la progettazione di ambienti più democratici, accessibili nel senso dell’inclusività e sostenibili dal punto di vista ambientale, anche a fronte delle evoluzioni che lo hanno interessato di recente. Le soluzioni innovative della smart mobility, infatti, possono aiutare le città ad aumentare la resilienza nei confronti di eventi meteorologici estremi determinati dal cambiamento climatico, ma anche contribuire a ridefinire il funzionamento e la distribuzione di questi servizi, in modo che siano più accessibili ed economicamente sostenibili per ogni frangia sociale, trasformando a poco a poco il panorama della mobilità urbana e rendendolo maggiormente democratico a più livelli. In questo senso, per aumentare l’equità – sul piano economico, ambientale, di genere – degli spazi in cui viviamo, occorre passare anche per una rete di trasporti più efficace, intelligente e interconnessa.

Il nesso esistente tra il modo in cui ci muoviamo – ovvero il mezzo o i mezzi con cui possiamo permetterci di farlo – e le questioni di parità è infatti particolarmente forte. Lo dimostra la diretta influenza che i provvedimenti sui trasporti adottati negli ultimi anni in alcune città europee hanno avuto sul tema dell’equità in senso stretto – quindi sulle disuguaglianze – e in senso lato – riguardo temi come il diritto alla salute, l’ecologia, la qualità della vita. A Parigi, per esempio, le normative introdotte per creare la “città dei 15 minuti a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici” – che punta a rendere disponibili tutti i servizi essenziali in tempi ridotti, anche evitando di prendere l’auto – non solo ha diminuito sensibilmente i livelli di inquinamento urbano, ma ha anche migliorato il senso di comunità percepito in alcuni quartieri della città, passando per un servizio di mobilità che punta a raggiungere il maggior numero possibile di persone – in particolare quelle in una situazione più fragile, come donne, bambini e persone con disabilità –, incontrando le loro diverse esigenze. 

Allo stesso modo, a Berlino, sono sempre più numerosi i movimenti cittadini che chiedono alle istituzioni di provvedere a pedonalizzare il centro, cercando soluzioni smart per ovviare all’utilizzo di auto private, dato che considerano questo modo di muoversi una fonte di grande stress sia per gli automobilisti che per i pedoni , un fattore di aumento dei rischi per la salute – che invece trarrebbe giovamento dalla riduzione dell’inquinamento acustico e dalla possibilità di fare una vita meno sedentaria grazie all’utilizzo di monopattini e bici –, e un considerevole danno ambientale. Entrambi gli esempi, dunque, mostrano come sempre più persone valutino l’idea di avere un’alternativa smart ai mezzi tradizionali – che si tratti di trasporto pubblico intelligente, micromobilità o auto elettriche in condivisione – come un fattore che aumenta la qualità della vita, agendo su varie delle dimensioni che la determinano: non solo l’efficienza dei trasporti in sé, ma anche la tutela ambientale, l’attenzione alla salute, il livellamento delle disuguaglianze economiche, l’inclusività.

La maggior equità data dalla democratizzazione dei servizi di trasporto, inoltre, non deriverebbe solo dalla possibilità di scegliere tra diversi mezzi con cui spostarsi, in base ai propri bisogni. Questo perché la transizione verso la mobilità intelligente non si riduce a una parziale sostituzione dei mezzi di locomozione utilizzati dai cittadini, ma comprende una serie di cambiamenti riguardanti l’intera catena che regola il nostro modo di muoverci fuori e dentro le città, modificando il panorama urbano mediante infrastrutture che lo rendano più equo. Per realizzare pienamente il concetto di Maas (Mobility as a service), alla base di diversi progetti di mobilità smart attualmente in prova anche in alcune città Italiane – i centri “pilota” sono stati Milano, Roma e Napoli nel 2023, seguiti poi da Bari Firenze e Torino, tutte aree urbane in cui il servizio è stato implementato in modo progressivo, con l’obiettivo di arrivare alla massima efficienza entro marzo 2026 –, occorrerebbe infatti dotare trasversalmente territori e cittadini di tutti gli strumenti utili per accedere a un nuovo sistema di spostamento: un modello che prevede l’uso integrato di diversi mezzi di trasporto (auto, bus, bici, monopattini), controllandoli con un’unica piattaforma digitale, quindi con un unico abbonamento. Va da sé che un sistema del genere, per essere utilizzato al meglio, richiederebbe una serie di elementi strutturali necessari, dagli strumenti tecnologici (con supporti per app, software per la personalizzazione del servizio, e dispositivi da utilizzare per collegarsi ai vari mezzi), all’adeguamento degli spazi urbani già in uso (prevedendo parcheggi differenziati, reti di ricarica, segnaletica adeguata). Una serie di migliorie che idealmente andrebbero garantite a tutti i cittadini per diritto di residenza, dando avvio a un processo di riqualificazione territoriale che, seppur lungo e oneroso dal punto di vista degli investimenti, porterebbe a uno straordinario livello di ottimizzazione delle risorse, soprattutto in un Paese come l’Italia, dove esse sono distribuite in modo ancora estremamente diseguale.

Nonostante la distanza da questo obiettivo così ambizioso sia oggi ancora innegabile, rivoluzionare il settore della mobilità in direzione smart, rendendolo maggiormente interconnesso ed efficiente, porterebbe dei vantaggi tangibili nella quotidianità dei cittadini italiani, sia dal punto di vista della scelta dei mezzi da utilizzare – con benefici per la salute, la tutela ecologica, la qualità della vita –, sia dal punto di vista territoriale, per quanto riguarda l’evoluzione infrastrutturale delle città. Dato che l’interesse per questi servizi è stato ormai riscontrato a più riprese nei cittadini italiani – 7 su 10, infatti, dichiarano che li utilizzerebbero se messi a disposizione nella loro area di residenza – serve dunque cercare impiegare in modo vantaggioso i piani d’investimento nazionali già in atto – come quello stanziato dal MiSe, con fondi dedicati specificamente alla mobilità; o quello introdotto con il PNRR, che ha dedicato capitali importanti ai progetti di smart mobility – e occorre, al contempo, creare una sinergia tra risorse statali e aziende del settore, di modo che la transizione possa essere pianificata nella maggior parte delle aree del nostro Paese, ma senza ricadere su cittadini – dato che questo renderebbe la smart mobility un servizio “premium”, accessibile solo a determinate fasce di reddito, e non la nuova normalità del nostro sistema di trasporto.

Lo sviluppo progressivo della smart mobility, potrebbe così rappresentare il punto d’innesco di una più ampia evoluzione urbana e territoriale, raggiungendo diverse aree del Paese, e così le persone che le abitano, attraverso una redistribuzione delle risorse d’investimento e un’implementazione delle tecnologie necessarie a far funzionare questo sistema di trasporto. L’idea di percepire ogni spostamento non come un percorso da gestire in prima persona, provvedendo singolarmente ai suoi passaggi intermedi, ma come un servizio omnicomprensivo, accessibile e sempre a nostra disposizione, cambierebbe in modo drastico il nostro stile di vita, migliorerebbe il modo in cui occupiamo gli spazi fuori e dentro le città, e aumenterebbe le opportunità di stare con gli altri all’interno di questi spazi. Nel caso dei trasporti, infatti, rendere un servizio più democratico contribuirebbe contestualmente a rendere più democratiche le stesse aree in cui viene reso disponibile, facendo della smart mobility un progetto che, passando per la ridefinizione urbanistica, andrebbe a incidere sul nostro senso di comunità, rafforzandolo. Ripensare la rete di mobilità, in questo senso, risulta indispensabile per creare ambienti realmente democratici, che ci garantiscano non solo uno spazio di benessere individuale, ma soprattutto la possibilità di ricreare la dimensione collettiva che continua a mancarci, e di cui avremo sempre più bisogno per affrontare le sfide del prossimo futuro.


Questo articolo è realizzato da THE VISION in collaborazione con Telepass, tech company leader nel telepedaggio e all’avanguardia nella rivoluzione della mobilità in un’ottica sempre più innovativa e sostenibile. Con un’unica app che tiene insieme un esclusivo metodo di pagamento è possibile accedere a una pluralità di servizi legati alla smart mobility, come strisce blu, parcheggi, carburante, ricarica dell’auto elettrica, noleggio di bici, monopattini e scooter elettrici. Inoltre salti le code e non solo al casello: il servizio Fast Track ti fa passare in un beep anche in aeroporto. Trasforma ogni spostamento in un’esperienza inarrestabile con Telepass.

L'articolo Vogliamo spostamenti più intelligenti e connessi. Solo così muoversi diventa democratico. proviene da THE VISION.