Venture capital in Italia, che cosa c’è dietro il -50% di investimenti nel primo trimestre 2025
Il confronto con l'anno precedente è influenzato da alcune operazioni eccezionali. Il banco di prova sarà nei prossimi mesi: battuta d'arresto o trend strutturale? L'articolo Venture capital in Italia, che cosa c’è dietro il -50% di investimenti nel primo trimestre 2025 proviene da Economyup.

L’ANALISI
Venture capital in Italia, che cosa c’è dietro il -50% di investimenti nel primo trimestre 2025
Il confronto con l’anno precedente è influenzato da alcune operazioni eccezionali. Il banco di prova sarà nei prossimi mesi: battuta d’arresto o trend strutturale?
Partner e Digital Practice Leader di Bain & Company.

Nel primo trimestre del 2025 il mercato del Venture Capital in Italia ha registrato un rallentamento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, riflettendo una fase di maggiore prudenza da parte degli investitori. Con 53 deal conclusi e circa 190 milioni di euro raccolti in equity, si osserva una contrazione di circa il 40% nel numero delle operazioni e una riduzione del 50% nel valore complessivo degli investimenti rispetto al Q1 2024. Questi i dati su cui riflettere della quarta edizione del Venture Capital Scanner di Bain & Company Italia.
Venture capital in Italia 2025, il confronto con il 2024
È importante sottolineare che il confronto a valore con l’anno precedente è influenzato dalla presenza di operazioni eccezionali, come quelle di Bending Spoons e MMI, che da sole avevano generato oltre 240 milioni di euro. Questo dato suggerisce che l’attuale fase non vada letta come un segnale strutturale di debolezza, ma come il riflesso di un trimestre privo di grandi operazioni.
In un contesto macroeconomico e geopolitico ancora instabile il settore italiano del VC mostra comunque vitalità e una certa capacità di adattamento. Ne sono testimonianza i round conclusi da startup come NanoPhoria, Tensive, SubbyX, Newronika e Qomodo.
Il vero banco di prova sarà rappresentato dai prossimi trimestri, che chiariranno se la contrazione osservata sia una battuta d’arresto momentanea o l’inizio di un trend più strutturale.
Il venture capital italiano sotto la media europea
Guardando al quadro più ampio del Vecchio Continente, l’Italia si colloca leggermente al di sotto della media europea: nel 2024, il mercato europeo del Venture Capital ha registrato una crescita moderata dell’1,5% vs. 2023, grazie soprattutto all’aumento della dimensione media degli investimenti (+27,5%), nonostante una flessione nel numero di deal (-26%).
L’Italia, invece, ha chiuso lo scorso anno con una contrazione complessiva del 3%, trainata da una riduzione del 16% nel numero delle operazioni parzialmente compensato da un incremento più contenuto della size media (+13%).
In confronto, Paesi come la Spagna (+4% vs. 2023) e il Regno Unito (+5%) hanno mostrato una maggiore capacità di attrarre capitali, mentre la Francia ha subito una decisa contrazione (-16%), penalizzata da un calo marcato sia nella dimensione che nel numero di deal. Questo posiziona l’Italia in una zona intermedia, con spazi di miglioramento ma anche basi solide su cui costruire.
Il potenziale del venture capital italiano
Guardando oltre i dati trimestrali, l’ecosistema italiano continua a dimostrarsi dinamico e ricco di potenziale. Lo conferma il fatto che, nel 2024, il Paese conta ben 14.757 startup e PMI innovative attive, con una forte concentrazione nei settori Tech e B2C, che rappresentano complessivamente il 60% del totale.
Il settore tecnologico resta il più popoloso e finanziato, seguito dal B2C, che vanta anche la percentuale più alta di aziende post-revenue (ricavi superiori a zero, 62%). Sebbene settori come Energy, B2B e Financial Services presentino una numerica di società più contenuta, mostrano comunque tassi promettenti di aziende con EBITDA positivo (35-45% della popolazione).
Si osserva inoltre un incremento progressivo della rilevanza di nuove startup con chiara focalizzazione su tecnologie AI negli ultimi due anni, che hanno raggiunto il 15-20% delle nuove costituzioni su base annua (vs. 7-10% storico). La vera sfida per il futuro sarà ampliare la base delle eccellenze imprenditoriali italiane, strutturando percorsi di crescita, facilitando le exit e orientando gli investimenti verso tecnologie strategiche per garantire al Paese un ruolo centrale nell’innovazione a livello globale.
Cosa serve al venture capital in Italia nel 2025
Per consentire al mercato italiano del Venture Capital di compiere un salto di qualità e supportare con continuità l’innovazione, è necessario un intervento sistemico, ambizioso e coordinato. Il Paese ha bisogno di costruire un’infrastruttura solida e coerente, che superi la logica della valorizzazione di singole operazioni o storie di successo, per trasformare in elementi strutturali e sistemici quei fattori positivi che oggi emergono in modo frammentato.
Servono meccanismi strutturati di creazione e diffusione del valore, che accompagnino le startup lungo tutto il ciclo di vita: dall’early stage fino all’exit. Ma soprattutto, serve una cultura dell’innovazione che premi il rischio calcolato (sostenendo e non penalizzando chi tenta di innovare, con meno stigma sul fallimento), valorizzi l’imprenditorialità e favorisca le exit, anche attraverso mercati dei capitali più aperti alle nuove quotazioni.
Solo così sarà possibile trasformare il potenziale esistente in una crescita sostenuta e di lungo periodo, facendo dell’Italia non solo un fertile terreno per la nascita di nuove idee, ma anche un hub competitivo per la loro realizzazione e scalabilità a livello internazionale.
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