Vasco Rossi: “Al potere c’è una valanga di ignoranza, viviamo un periodo molto buio. Mio padre ha preferito il lager piuttosto che arrendersi al nazifascismo”

La “vita spericolata” di Vasco Rossi riprenderà fra poco più di un mese. A fine maggio, da Torino a Messina, il rocker darà il via a una nuova serie di concerti. “Quest’anno il filo rosso che unisce i pezzi della scaletta è: vita, essere, la vita è, vita celebrata, vita ostinata, vita complicata, vita presa […] L'articolo Vasco Rossi: “Al potere c’è una valanga di ignoranza, viviamo un periodo molto buio. Mio padre ha preferito il lager piuttosto che arrendersi al nazifascismo” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 21, 2025 - 17:53
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Vasco Rossi: “Al potere c’è una valanga di ignoranza, viviamo un periodo molto buio. Mio padre ha preferito il lager piuttosto che arrendersi al nazifascismo”

La “vita spericolata” di Vasco Rossi riprenderà fra poco più di un mese. A fine maggio, da Torino a Messina, il rocker darà il via a una nuova serie di concerti. “Quest’anno il filo rosso che unisce i pezzi della scaletta è: vita, essere, la vita è, vita celebrata, vita ostinata, vita complicata, vita presa alla leggera, vita fiera. Voglio una vita spericolata, anzi sono una vita spericolata… il mio è un concerto di luce”, ha raccontato a La Stampa.

Il Vasco di oggi guarda dentro, molto più che in passato: “Ho cominciato a concentrarmi sul respiro fino a che c’è un attimo nel quale resto senza pensieri. A quel punto provo un senso di pace e gioia! A Napoli c’è un detto, ‘Sta senza pensieri’, che mi piace molto ed è molto buddista. Quindi sono i pensieri che ci fanno soffrire. Nella mente noi anticipiamo il futuro e diventiamo ansiosi, ricordiamo il passato e soffriamo per faccende passate, ma il futuro e il passato sono sempre solo dei pensieri. Esiste solo il presente, l’adesso! È sempre solo qui e ora…”.

Vasco Rossi dice di non fare eccezione rispetto a tutti quanti e di sentirsi “stranito“, in un periodo come questo: “Un’epoca di cambiamenti e di turbamenti, di guerre e di valori rovesciati, di capi di stato impazziti e di dittatori sanguinari confermati… Viviamo davvero un periodo molto buio“. E, in vista del 25 aprile, ricorda: “Pensi questo: arrendersi a oltranza è una forma di resistenza al sopruso e all’ignoranza. Ma la resistenza ai soprusi è sacrosanta. L’avevo detto che stava arrivando una valanga di ignoranza e adesso al potere c’è quella, ma io sono felice di portare gioia e anche amore con i miei concerti, perché poi le mie canzoni sono degli atti di amore, e c’è amore dentro la provocazione perché deve risvegliare le coscienze”. E ancora, il rocker spiega: “Secondo la filosofia orientale, la resistenza è quello che fa soffrire e l’accettazione porta pace. Ma l’accettazione non significa resa, significa comprensione; un po’ quello che ho scritto con ‘conviene arrendersi all’evidenza’”.

Quindi ricorda il padre Carlino, medaglia d’Onore alla memoria, deportato in campo di concentramento a Dortmund come altri 600mila soldati fatti prigionieri per non aver voluto combattere con i nazisti. “Ha preferito il lager piuttosto che arrendersi al nazifascismo e combattere con i tedeschi contro gli italiani. Era in un campo di lavori forzati e senza mangiare molto, per cui ne morivano la metà, di fatica o di botte. Aveva fatto amicizia con un compagno di sventura che gli aveva salvato la vita quando cadde in una buca durante un attacco: si chiamava Vasco. Aveva scritto un diario, con alcuni episodi, e mia madre l’aveva poi ricopiato. Mi chiamò come lui”.

Il debutto musicale? Arrivò per caso. “È cominciata che cantavo in casa, mi avevano iscritto alla tappa di Zocca e ho vinto. Avevo 11 anni. E lì ho conosciuto i giornalisti: il Carlino scrisse ‘Bambino autodidatta che ha imparato a cantare portando le pecore al pascolo’. Non avevo mai visto una pecora, ma ero di paese. In casa tutti contentissimi, cominciai a imparare la chitarra: però poi venne fuori che dovevo fare le superiori. E io: ma scusa, non dovevo fare il cantante? Mi mandarono in collegio dai salesiani e tutto finì. Rimasi deluso da tutta quella storia e da me, e decisi che era finita la parentesi artistica”. Ma quella parentesi si è riaperta, e ha cambiato la storia della musica italiana: “Mi ricordo quando ho avuto il flash del testo; ero in macchina… Ascoltavo sempre musica, giravo da solo, avevo con me una chitarra e la suonavo perché ero libero, non mi conosceva nessuno. Vivevo in un appartamento di via Saragozza che era un accampamento, ma scrivevo le canzoni in macchina e avevo imparato da un anno o due a scrivere i testi sulla musica di Tullio Ferro”.

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