“Varo, Varo, ridammi le mie legioni!”
“Varo, Varo, ridammi le mie legioni!” è una frase attribuita all'imperatore Augusto dopo la catastrofica battaglia della foresta di Teutoburgo nel 9 d.C., in cui tre legioni romane al comando del governatore Publio Quintilio Varo furono annientate dalle tribù germaniche guidate da Arminio, un capo dei Cherusci.Arminio, che era stato portato a Roma da bambino ed era considerato un alleato dei Romani, convinse Varo che era in atto una ribellione, attirandolo in un'imboscata nella foresta di Teutoburgo. I Germani, molto più adatti al terreno, attaccarono i Romani per diversi giorni, sbaragliando la loro formazione e tagliando loro la ritirata. Le legioni furono completamente distrutte, i loro stendardi catturati e lo stesso Varo si suicidò.La perdita di tre legioni non fu solo un'umiliazione per Roma, ma anche un colpo strategico che costrinse a ripensare tutta la politica di espansione in Germania. Quando la notizia giunse a Roma, l'imperatore Augusto rimase sconvolto; secondo lo storico Svetonio, nella sua disperazione batteva i muri del suo palazzo esclamando ripetutamente: “Varo, Varo, ridammi le mie legioni!” (“Varus, Varus, redde mihi legiones meas!”).Dopo il disastro, Roma organizzò spedizioni punitive sotto il comando di Germanico, nipote di Augusto, per recuperare gli stendardi e vendicare la sconfitta, ma non riuscì mai a sottomettere completamente i Germani: la battaglia del Teutoburgo consolidò la separazione tra il mondo romano e quello germanico, ed è per questo considerata una delle sconfitte più decisive nella storia di Roma. La sconfitta fu così devastante che gli imperatori romani abbandonarono l'idea di espandersi oltre il Reno, segnando il confine definitivo dell'Impero nel nord Europa.

“Varo, Varo, ridammi le mie legioni!” è una frase attribuita all'imperatore Augusto dopo la catastrofica battaglia della foresta di Teutoburgo nel 9 d.C., in cui tre legioni romane al comando del governatore Publio Quintilio Varo furono annientate dalle tribù germaniche guidate da Arminio, un capo dei Cherusci.
Arminio, che era stato portato a Roma da bambino ed era considerato un alleato dei Romani, convinse Varo che era in atto una ribellione, attirandolo in un'imboscata nella foresta di Teutoburgo. I Germani, molto più adatti al terreno, attaccarono i Romani per diversi giorni, sbaragliando la loro formazione e tagliando loro la ritirata. Le legioni furono completamente distrutte, i loro stendardi catturati e lo stesso Varo si suicidò.
La perdita di tre legioni non fu solo un'umiliazione per Roma, ma anche un colpo strategico che costrinse a ripensare tutta la politica di espansione in Germania. Quando la notizia giunse a Roma, l'imperatore Augusto rimase sconvolto; secondo lo storico Svetonio, nella sua disperazione batteva i muri del suo palazzo esclamando ripetutamente: “Varo, Varo, ridammi le mie legioni!” (“Varus, Varus, redde mihi legiones meas!”).
Dopo il disastro, Roma organizzò spedizioni punitive sotto il comando di Germanico, nipote di Augusto, per recuperare gli stendardi e vendicare la sconfitta, ma non riuscì mai a sottomettere completamente i Germani: la battaglia del Teutoburgo consolidò la separazione tra il mondo romano e quello germanico, ed è per questo considerata una delle sconfitte più decisive nella storia di Roma. La sconfitta fu così devastante che gli imperatori romani abbandonarono l'idea di espandersi oltre il Reno, segnando il confine definitivo dell'Impero nel nord Europa.