Un SÌ che può salvare fino a sette vite: come si diventa donatori? Guarda il Vodcast CSD-Come si diventa
Oggi non ti parliamo di una professione, ti raccontiamo una missione. In questa nuova puntata del vodcast di Skuola.net CSD-Come si diventa parliamo di una “Scelta” particolare, che tutti possono fare semplicemente esprimendo il proprio consenso alla donazione. Due lettere possono infatti bastare a cambiare il destino di una vita, anzi di sette: sono le lettere del “sì” che si può dire alla donazione di organi, tessuti e midollo osseo. Un gesto silenzioso, ma potentissimo, che può ridare speranza. Lo sapevi? La donazione può essere di midollo osseo o di organi e tessuti. Nel primo caso la donazione avviene da vivente e il prelievo delle cellule staminali è del tutto simile ad un normale prelievo del sangue. Nel caso degli organi e dei tessuti la donazione avviene, nella stragrande maggioranza dei casi, da un donatore che è morto e la cui morte è stata accertata con sicurezza dopo aver verificato che il cervello non dà più segni di attività e quindi non può riprendersi. In questo caso, ma solo in questo caso e solo dopo i dovuti controlli, si può diventare donatori e dare la possibilità ad altre persone di continuare a vivere. Un gesto che ultimamente sta spaventando più del solito i giovani, visto che in fase di rinnovo della carta di identità i NO tra il 18-30enni sono passati dal 33,6% del 2024 al 37,9% del primo trimestre 2025. Statistiche alla mano, tuttavia, è più probabile per un giovane trovarsi nella condizione di dover ricevere un trapianto che essere idonei a diventare donatori. Così è capitato a Michelle Arcangeli, 19enne studentessa di Scienze della Comunicazione che solo qualche mese fa è stata letteralmente riportata in vita da un trapianto di cuore. Lei, insieme al dottor Giuseppe Feltrin, Direttore Generale del Centro Nazionale Trapianti, sono gli ospiti di questa imperdibile puntata di CSD-Come si diventa dedicata alla donazione di organi. Insieme a loro abbiamo provato a rispondere a una domanda tanto semplice quanto rivoluzionaria: “Che cosa posso fare, io, per salvare una vita?” [ytbvideo]c8_CR3ZsN94[/ytbvideo] Indice: Donazione degli organi, tessuti e midollo osseo: perché è indispensabile? Michelle: dalla morte alla vita grazie ad un cuore artificiale (e poi ad uno donato) Come funziona il processo di donazione? Lo spiega il Centro Nazionale Trapianti Come diventare donatori: chi può donare? Donazione degli organi, tessuti e midollo osseo: perché è indispensabile? In questo momento, in Italia, ci sono circa 8mila persone in attesa di un trapianto di organi. Ora, premesso che decidere cosa fare dei propri organi dopo la morte è una scelta personale e libera, proprio come scegliere cosa studiare e in cosa laurearsi, è fondamentale che questa decisione sia ponderata, basata su informazioni corrette e non su timori infondati o "fake news". Anche perché come ci ricorda il dottor Giuseppe Feltrin, è più probabile trovarsi nella condizione di aver bisogno di un trapianto che non in quella di poter essere un donatore idoneo: “Ormai negli ultimi anni la principale causa di malattia che poi porta mortalità, non è il tumore, come si potrebbe pensare, ma sono le malattie cardiovascolari. È più probabile aver bisogno di un trapianto che non essere un donatore nelle condizioni adatte per poter donare”. Allo stato attuale delle cose, siamo in grado di realizzare in laboratorio tanti “pezzi di ricambio” per il nostro corpo - pensiamo alle protesi ortopediche o alle colture di tessuti biologici - ma alcuni di essi - tessuti, cellule del midollo osseo e organi - facciamo fatica a replicarli. Qualche organo o macchina sostitutiva esiste ma si tratta di una contromisura temporanea perché “gli organi artificiali durano poco”. Senza dubbio, però, possono rappresentare una salvezza, come racconta Michelle Arcangeli. Michelle: dalla morte alla vita grazie ad un cuore artificiale (e poi ad uno donato) Lo sapevi? Un solo donatore può donare fino a sette vite, donando organi come cuore, polmoni, reni (che sono due, quindi possono aiutare due persone), fegato (pur essendo uno solo, si può dividere) pancreas e, in alcuni casi, intestino. Inoltre, è possibile donare tessuti come cornee (restituendo la vista a chi non vede), tessuti vascolari e ossa, migliorando significativamente la qualità della vita di molte persone. Michelle Arcangeli è una di loro. Parliamo di una studentessa, proprio come te: oggi studia Scienze della Comunicazione, ma probabilmente senza l’aiuto di un generoso donatore, e il supporto del Centro Nazionale Trapianti, non sarebbe qui a raccontarlo. Lei infatti è l’esempio vivente di come un singolo gesto possa fare la differenza: “Mi sono sentita male a febbraio – racconta la studentessa – una cosa improvvisa: miocardite fulminante. Il primo intervento ha funzionato ma poi ho avuto una recidiva qualche mese dopo poco prima del mio 18esimo. Il cuore è andato in arresto per 55 minuti e non è più ripartito. Le conseguenze non sono state leggere: il lungo peri

Oggi non ti parliamo di una professione, ti raccontiamo una missione. In questa nuova puntata del vodcast di Skuola.net CSD-Come si diventa parliamo di una “Scelta” particolare, che tutti possono fare semplicemente esprimendo il proprio consenso alla donazione.
Due lettere possono infatti bastare a cambiare il destino di una vita, anzi di sette: sono le lettere del “sì” che si può dire alla donazione di organi, tessuti e midollo osseo. Un gesto silenzioso, ma potentissimo, che può ridare speranza.
Lo sapevi? La donazione può essere di midollo osseo o di organi e tessuti. Nel primo caso la donazione avviene da vivente e il prelievo delle cellule staminali è del tutto simile ad un normale prelievo del sangue. Nel caso degli organi e dei tessuti la donazione avviene, nella stragrande maggioranza dei casi, da un donatore che è morto e la cui morte è stata accertata con sicurezza dopo aver verificato che il cervello non dà più segni di attività e quindi non può riprendersi.
In questo caso, ma solo in questo caso e solo dopo i dovuti controlli, si può diventare donatori e dare la possibilità ad altre persone di continuare a vivere. Un gesto che ultimamente sta spaventando più del solito i giovani, visto che in fase di rinnovo della carta di identità i NO tra il 18-30enni sono passati dal 33,6% del 2024 al 37,9% del primo trimestre 2025.
Statistiche alla mano, tuttavia, è più probabile per un giovane trovarsi nella condizione di dover ricevere un trapianto che essere idonei a diventare donatori.
Così è capitato a Michelle Arcangeli, 19enne studentessa di Scienze della Comunicazione che solo qualche mese fa è stata letteralmente riportata in vita da un trapianto di cuore. Lei, insieme al dottor Giuseppe Feltrin, Direttore Generale del Centro Nazionale Trapianti, sono gli ospiti di questa imperdibile puntata di CSD-Come si diventa dedicata alla donazione di organi.
Insieme a loro abbiamo provato a rispondere a una domanda tanto semplice quanto rivoluzionaria: “Che cosa posso fare, io, per salvare una vita?”
[ytbvideo]c8_CR3ZsN94[/ytbvideo]
Indice:
Donazione degli organi, tessuti e midollo osseo: perché è indispensabile?
In questo momento, in Italia, ci sono circa 8mila persone in attesa di un trapianto di organi. Ora, premesso che decidere cosa fare dei propri organi dopo la morte è una scelta personale e libera, proprio come scegliere cosa studiare e in cosa laurearsi, è fondamentale che questa decisione sia ponderata, basata su informazioni corrette e non su timori infondati o "fake news".
Anche perché come ci ricorda il dottor Giuseppe Feltrin, è più probabile trovarsi nella condizione di aver bisogno di un trapianto che non in quella di poter essere un donatore idoneo: “Ormai negli ultimi anni la principale causa di malattia che poi porta mortalità, non è il tumore, come si potrebbe pensare, ma sono le malattie cardiovascolari. È più probabile aver bisogno di un trapianto che non essere un donatore nelle condizioni adatte per poter donare”.
Allo stato attuale delle cose, siamo in grado di realizzare in laboratorio tanti “pezzi di ricambio” per il nostro corpo - pensiamo alle protesi ortopediche o alle colture di tessuti biologici - ma alcuni di essi - tessuti, cellule del midollo osseo e organi - facciamo fatica a replicarli. Qualche organo o macchina sostitutiva esiste ma si tratta di una contromisura temporanea perché “gli organi artificiali durano poco”. Senza dubbio, però, possono rappresentare una salvezza, come racconta Michelle Arcangeli.
Michelle: dalla morte alla vita grazie ad un cuore artificiale (e poi ad uno donato)
Lo sapevi? Un solo donatore può donare fino a sette vite, donando organi come cuore, polmoni, reni (che sono due, quindi possono aiutare due persone), fegato (pur essendo uno solo, si può dividere) pancreas e, in alcuni casi, intestino. Inoltre, è possibile donare tessuti come cornee (restituendo la vista a chi non vede), tessuti vascolari e ossa, migliorando significativamente la qualità della vita di molte persone.
Michelle Arcangeli è una di loro. Parliamo di una studentessa, proprio come te: oggi studia Scienze della Comunicazione, ma probabilmente senza l’aiuto di un generoso donatore, e il supporto del Centro Nazionale Trapianti, non sarebbe qui a raccontarlo.
Lei infatti è l’esempio vivente di come un singolo gesto possa fare la differenza: “Mi sono sentita male a febbraio – racconta la studentessa – una cosa improvvisa: miocardite fulminante. Il primo intervento ha funzionato ma poi ho avuto una recidiva qualche mese dopo poco prima del mio 18esimo. Il cuore è andato in arresto per 55 minuti e non è più ripartito. Le conseguenze non sono state leggere: il lungo periodo di arresto mi ha provocato la perdita di una gamba. Il mio cuore non è ripartito eppure i medici sono riusciti a salvarmi la vita: mi hanno attaccato ad un cuore artificiale prima, e mi hanno messo in lista di attesa per un trapianto poi.”
Solo che, come detto, quel cuore ha avuto durata breve: qualche mese e poi bisogna trovare un cuore vero. Non tutti hanno la fortuna che arrivi in tempo, ma nel caso di Michelle è stato una sorta di regalo per la Maturità, sostenuta dalla terapia intensiva.
Pur non conoscendo la persona che le ha donato il cuore, Michelle sente un profondo senso di gratitudine e responsabilità: "Questo cuore non è solo mio. Io ogni volta, ogni giorno, comunque a ogni rischio che corro non combatto solo per me. Combatto anche perché per non rendere vano il dono che ho ricevuto".
Come funziona il processo di donazione? Lo spiega il Centro Nazionale Trapianti
Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza il lavoro del Centro Nazionale Trapianti. Si tratta della struttura operativa che coordina a livello nazionale il processo di donazione e trapianto, 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Riceve le segnalazioni di potenziali donatori e assegna gli organi ai riceventi che ne hanno più bisogno, come nei casi di pazienti in urgenza e pediatrici. Secondo un sistema di liste rigoroso e non influenzabile da legami di amicizia, parentela e via dicendo: riceve l’organo chi in quel momento è il ricevente più bisognoso e compatibile che sia presente in lista.
E senza limiti geografici: “Può accadere che ci sia un donatore in Trentino, un ricevente che ha bisogno di quell'organo in Sicilia e noi organizzeremo perché l'equipe della Sicilia vada a prendere quell'organo con la aereo di notte quando serve e lo riporti in Sicilia per fare il trapianto” specifica il dottor Feltrin.
Ma a questo ti starai chiedendo: come funziona il processo di donazione? Devi sapere che questo è decisamente rigoroso. Esistono sia donazioni in vita che dopo la morte. Chiaramente, tutto dipende dalle possibilità di ognuno. Trapianti di organi come rene e fegato (anche se una piccola porzione) si possono fare appunto in vita e sono molto frequenti: in media, si fanno più di 350 interventi l’anno in Italia, secondo i dati pubblicati dal Centro Nazionale Trapianti sul proprio sito.
Per altro nel caso della donazione di rene da vivente è possibile uno scambio particolare che si chiama “cross-over”: si mettono insieme delle coppie donatore-ricevente che non sono compatibili tra di loro e si cercano (secondo proprio un algoritmo specifico) le compatibilità “incrociate” appunto. In questo modo si superano le incompatibilità e aumentano le possibilità, per chi è in attesa, di trovare un organo compatibile.
Per quanto riguarda la donazione degli organi post-mortem, c’è un preciso iter da seguire. Tutto avviene solo dopo la morte accertata del donatore da parte di una commissione medica indipendente.
La donazione è gratuita, anonima e volontaria. Nessuno sa chi riceverà, né chi ha donato. E gli organi vengono trasportati anche con aerei o auto della Polizia ad alte prestazioni per rispettare i tempi strettissimi richiesti. Se ti sei chiesto a cosa servono le Lamborghini in divisa, questa è una delle possibili risposte.
“Due sono i punti fondamentali - racconta Feltrin: la certezza del decesso e il consenso alla donazione.” Prima di tutto, la diagnosi di morte è accertata da un collegio medico composto da tre specialisti che, per un periodo di sei ore, valutano parametri clinici e strumentali, come per fare un esempio l'elettroencefalogramma. Il team che accerta la morte è diverso da quello che si occupa del trapianto.
Una volta accertato il decesso, si verifica se la persona ha espresso in vita la propria volontà: “Se presente una dichiarazione (sulla carta d'identità, tramite AIDO, ecc.), essa viene rispettata. In assenza di una dichiarazione, viene chiesto il consenso ai familiari, con i quali si cerca di ricostruire quale avrebbe potuto essere la volontà del defunto.
Come diventare donatori: chi può donare?
Non ci sono limiti alla donazione e nemmeno requisiti particolari: esprimere la volontà di diventare donatori è semplice ed esistono tre strade principali.
Come forse già saprai, il primo canale passa per il rilascio, o il rinnovo, della nuova carta d'identità elettronica, recandoti nel tuo comune di residenza. A quel punto avrai tre opzioni di risposta: “‘Voglio diventare un donatore’, ‘No, non voglio diventare un donatore’, oppure decido di non decidere in quel momento” spiega il dottor Feltrin, aggiungendo: “Bisogna ricordarsi che la scelta è assolutamente libera che non è obbligatorio decidere e ricordarsi soprattutto che si può cambiare in qualsiasi momento la propria decisione”.
Una via alternativa può essere quella di iscriversi ad associazioni di volontariato come l’AIDO (Associazione Italiana per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule): “Ovviamente chi si iscrive all'AIDO, che è l'associazione dei donatori di organi, si iscrive perché vuol dire un sì”, dunque, come rivela l’esperto, l’iscrizione è già di per sé una chiara espressione di volontà. In alternativa, puoi recarti presso l’ASL territoriale, compilando l’apposito modulo.
Infine, si può diventare donatori dopo la morte anche semplicemente scrivendo, datando e firmando una dichiarazione su un foglio di carta, specificando la propria volontà (consenso o diniego): è molto importante conservare questo documento in un luogo facilmente accessibile e informare i propri familiari della decisione presa.
E qualora la persona non si fosse espressa in vita, cosa succede? “A quel punto chiediamo ai parenti con i quali cerchiamo di ricostruire quale poteva essere la volontà della persona e quindi arriviamo insieme alla decisione di procedere o non procedere con la donazione” spiega il dottor Feltrin.
Spesso ci si chiede se determinate condizioni mediche, come allergie, tatuaggi o piercing, possano impedire la donazione: “È importante chiarire che non ci sono limiti assoluti alla donazione. La valutazione dell'idoneità degli organi spetta sempre ai medici al momento del decesso” rivela, infine, il dottor Feltrin.
L’importante è esprimere la volontà di donare: saranno poi i professionisti sanitari a stabilire se gli organi sono utilizzabili o meno.
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