iHostage: il thriller olandese da una storia vera è a corto di tensione – Recensione

Ilian è un cittadino bulgaro che si trova ad Amsterdam per lavoro. Poco dopo essere arrivato nella camera dell’ostello che lo ospita, si rende conto di aver perso i suoi AirPods sul treno e si reca in negozio per comprarne un nuovo paio. Proprio mentre si trova all’interno dell’Apple Store, lui e gli altri clienti […]

Mag 7, 2025 - 12:03
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iHostage: il thriller olandese da una storia vera è a corto di tensione – Recensione
iHostage

Ilian è un cittadino bulgaro che si trova ad Amsterdam per lavoro. Poco dopo essere arrivato nella camera dell’ostello che lo ospita, si rende conto di aver perso i suoi AirPods sul treno e si reca in negozio per comprarne un nuovo paio. Proprio mentre si trova all’interno dell’Apple Store, lui e gli altri clienti si trovano faccia a faccia con Ammar, un assalitore armato di origini siriane.

In iHostage, disponibile su Netflix, il neo-attentatore riesce a prendere in ostaggio proprio Ilian, mentre altri quattro avventori riescono a trovare rifugio in una stanza segreta a piano terra. Le autorità si attivano immediatamente per cercare di evitare il peggio e il caso viene affidato all’esperta negoziatrice Lynn, mentre Winston è incaricato di gestire la situazione sul campo. Con il scorrere delle ore la situazione si fa sempre più tesa e Ilian si troverà direttamente coinvolto nelle fasi clou dell’operazione.

iHostage, recensione: tra verità e finzione

Alla base vi è un vero fatto di cronaca avvenuto ad Amsterdam nel 2022, qui adattato più o meno liberamente seguendo lo schema consolidato dei vari thriller a tema. Il risultato è un compitino piuttosto modesto, che non trova mai una propria voce personale, rendendo prevedibili – anche per chi fosse all’oscuro degli eventi alla base – le varie mosse nella partita a scacchi tra il criminale e le forze dell’ordine.

Il problema principale è che nessuno dei personaggi effettivamente coinvolti riesce a uscire dallo schermo, bloccati in una bidimensionalità che rende difficile per lo spettatore affezionarsi alle potenziali vittime, con le stesse motivazioni di Ammar che non trovano il necessario sbocco. Tutto va come deve andare, ma è proprio il come che priva di cuore ed emozioni quanto mostrato nel corso dei cento minuti di visione.

Il gioco delle parti

E che dire di Illian, che dovrebbe essere la figura con cui il pubblico dovrebbe identificarsi? Di lui sappiamo soltanto che si trova all’estero per guadagnare dei soldi extra e pagare l’anticipo per la nuova casa, oltre al fatto che è malato cardiopatico e ha una moglie che lo aspetta in patria. Ma tutto ciò viene resocontato in camera senza un minimo di sentimento e di interesse, rendendo il tutto estremamente noioso.

La potenziale tragedia insita in sceneggiatura e – giocoforza – nella vicenda alla base viene così sminuita da una messa in scena strettamente essenziale, con diverse figure secondarie atte soltanto a far bella mostra di sé in plastici primi piani o a tornare utili al momento del bisogno, come nel concitato quanto inopinatamente statico finale.

Il regista Bobby Boermans, co-autore a quattro mani dello script, non riesce a generare la suspense necessaria per una storia di questo tipo e il risultato è un film piatto dove si attende la fine in attesa di qualche colpo di scena o almeno di una scossa, che però non arrivano mai.

Conclusioni finali

La vicenda vera alla base, pur nella sua schematicità di fondo, garantiva del potenziale ma iHostage non è riuscito a trovare la giusta chiave di lettura. Un adattamento di un fatto di cronaca che ha lasciato la città di Amsterdam col fiato sospeso, mentre lo stesso non si può dire per chi è davanti allo schermo, sempre ad aspettare al varco qualche colpo di coda poi disatteso.

Un sequestratore, un ostaggio principale e altri potenziali nascosti da lì a pochi metri, con la polizia che circonda l’Apple Store cittadino e una determinata negoziatrice a interagire in prima persona con il criminale, le cui motivazioni restano fin troppo nebulose. Per un film che latita di emozioni e di tensione, incluso quell’epilogo che colpisce in quanto a freddezza.