Turow fra Trump e Leone XIV: "La morale piega verso la giustizia"

Il re del legal thriller al Salone del libro di Torino parla degli Stati Uniti e cita Martin Luther King

Mag 17, 2025 - 07:18
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Turow fra Trump e Leone XIV: "La morale piega verso la giustizia"

di Viviana Ponchia
TORINO
Per il suo viaggio in Italia si è portato da leggere I promessi sposi, assolvendo Manzoni con formula piena. Il suo alter ego Rusty Sabich gli siede accanto, camicia bianca e giacca scura come lui. Hanno la stessa età: 77 anni in buona salute. C’è chi insinua che dopo tanto tempo parlino addirittura allo stesso modo. Era il 1986 quando uscì Presunto innocente, il best seller che fece conoscere al mondo Scott Turow quando ancora non si parlava di legal thriller. Rusty era un pubblico ministero sospettato della morte dell’ex amante.

Trentotto anni dopo ricompare come il protagonista in pensione di Presunto colpevole (Mondadori), dove accetta la sfida di difendere il figlio adottivo della compagna e la sua personale paura di fallire. Nel frattempo il suo autore ("Oggi all’80% scrittore ma ancora per un 20% avvocato pro bono"), ha venduto trenta milioni di libri tradotti in più di quaranta lingue, si è cimentato nella saggistica e ha fornito spunti a cinema e televisione. E Rusty è di nuovo al suo fianco, dal Midwest a Torino, come l’amico immaginario che non si può abbandonare per strada.

Turow dice di averlo fatto per il suo bene: "Lo avevo lasciato in uno stato di disgrazia totale, era appena uscito di prigione e la sua vita era a brandelli. Visto che è l’uomo che mi ha cambiato la vita, sentivo di dovergli un destino migliore". Giustizia, razzismo, intelligenza artificiale. Insomma gli ingredienti per parlare dell’America, che dal Salone del libro Scott Turow guarda senza indulgenza sapendo che sarà costretto a dire qualcosa sui due americani eccellenti del momento. Il Papa, di Chicago come lui. E Trump: un mistero con cui anche il re del thriller è a disagio.

Scherza rispettosamente su Leone XIV: "Per chi non la conoscesse, Chicago è perfetta per fare politica o diventare pontefice: abbiamo una grande tradizione di leader con una forte personalità in grado di controllare la grande macchina del consenso. Nell’immaginario è un ambiente un po’ così, dove le cose si fanno anche sottobanco. In realtà lì c’è la più potente arcidiocesi degli Stati Uniti affollata di polacchi, italiani, irlandesi. La signora che ci aiuta in casa e la mia assistente, entrambe cattoliche, il giorno dell’elezione non stavano più nella pelle".

Meno entusiasmo per Trump, in casa Turow e in città. Si giustifica: "Ho passato tutta la mia vita adulta nello stato di diritto e mi trovo con un presidente fuori dallo stato di diritto. Gli unici che possono obbligarlo a obbedire sono i giudici della suprema corte, ma non so cosa potrebbe succedere quando dovesse sottostare alle loro decisioni. Andare contro un’ordinanza del tribunale potrebbe avere per lui un costo altissimo".

Oltre la politica, questa è materia letteraria formidabile. Provi, da maestro, a raccontarci come si immagina il finale. "No, per carità. Non lo so. Perché nessuno lo sa. Io, come tutte le persone con un minimo di cultura che già non amavano Trump in passato, viviamo in uno stato di grande ansietà. Nessuno con un minimo di familiarità con la politica avrebbe scommesso un centesimo su di lui. Riconosciuto colpevole di frode, sottoposto non a uno ma a tre processi penali e già presidente con scarso successo. Chi poteva immaginare che sarebbe stato rieletto? La situazione è talmente strana che facciano fatica a capire che tipo di ragionamento abbia fatto chi lo ha votato. Confido nel netto calo della sua popolarità e nel coraggio dei repubblicani se decideranno di voltargli le spalle, cosa che finora non è successa perché hanno tutti paura di perdere il posto. Comunque: tutte le predizioni che avevo fatto su di lui non si sono avverate per cui perdonatemi: stavolta non vorrei farne".

Rimane pieno di speranza, malgrado tutto. E per quello che può si tiene lontano dalla paura: "Quando invecchi, come me e come Rusty, ti senti vicino all’altra sponda del fiume e se stai bene di salute ti trovi in una situazione enigmatica: cosa ci faccio qui? Ma non spreco tempo a pensare alla morte, mi sta a cuore il benessere dei miei figli e dei miei nipoti. E per quanto riguarda il mio Paese, mi piace ricordare cosa diceva Martin Luther King: “L’arco dell’universo morale è lungo, ma si piega verso la giustizia“".