Trump tra Putin e Zelensky
Domani telefonate con i due leader. Lo zar: potrei vedere Volodymyr. .

di Beppe Boni
Nel conflitto ucraino dove nulla è mai come appare con l’opzione di una seconda lettura e nell’incrociarsi di vertici tra Istanbul, Qatar e Albania può darsi che stavolta qualche passo avanti, alternato a qualche stop sia possibile. Vladimir Putin non scopre mai del tutto le sue carte, lancia piuttosto segnali per verificare la reazione dell’avversario Volodymyr Zelensky. Un incontro Putin-Zelensky è possibile a condizione che Mosca e Kiev raggiungano prima accordi, fa sapere il Cremlino all’indomani dei primi colloqui di pace diretti tra i due Paesi dal 2022 ad oggi. Prima nell’agenda si dovrebbe realizzare uno scambio di prigionieri (mille per parte), come è già avvenuto qualche tempo fa.
Tregua in vista? Pace più vicina? Difficile dirlo, sono lampi di speranza ma ancora in un clima di buio. Il nodo vero, su cui ancora i colloqui dei negoziatori che avanzano in ordine sparso e i due avversari che si parlano a distanza, sono i territori occupati. Poi ci sono le garanzie internazionali per il controllo di futuri accordi di pace. E qui serve soprattutto l’ombrello dell’Onu che nel risiko attuale pare non avere un gran peso.
Donald Trump dice la sua: "Ho un ottimo rapporto con Putin, troveremo un accordo, dobbiamo incontrarci. Parlerò con lui al telefono domani alle 10, poi sentirò Zelenski". Il segretario di Stato Usa Marco Rubio ha anche chiamato il ministro degli Esteri Lavrov e lo ha incalzato. "Trump vuole la pace". Telefoni roventi. Si respira dunque aria di cauto, anzi cautissimo, ottimismo ma non c’è grande speranza almeno sui tempi di una tregua. "La disponibilità di Mosca ad avviare e continuare i colloqui con gli ucraini in Turchia non lascia spazio a facili illusioni circa le prospettive di un cessate il fuoco a breve termine – dice Gian Andrea Gaiani, analista e direttore del sito web Analisi Difesa –. Il Cremlino ha ribadito le condizioni di sempre per far tacere le armi, Innanzitutto la cessione e il riconoscimento dell’appartenenza alla Russia di Crimea e delle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia, per ampie porzioni già sotto controllo russo. Poi ci sono la neutralità dell’Ucraina fuori dalla Nato e priva di truppe dell’Alleanza sul suo territorio e la rinuncia di Kiev a possedere armi offensive". Come dire che per ora le condizioni le dettano i russi che sul campi di battaglia stanno vincendo la guerra e avanzano, seppur lentamente. Le condizioni di Mosca restano molto rigide. Ancora Gaiani: "Né Zelensky né molti leader europei possono però accettare le condizioni poste da Putin perché sancirebbero la loro sconfitta e il loro declino politico. Come ha detto l’ex consigliere di Zelensky, Oleksy Arestovic l’Ucraina può negoziare e perdere 5 regioni oggi oppure continuare a combattere e perderne 8 tra alcuni mesi".
Il cielo sopra l’Ucraina è ancora cupo. Volodimyr Zelensky intanto oggi è a Roma insieme alla moglie per l’insediamento di Papa Leone XIV. Nel parterre di 156 delegazioni c’è anche il vice presidente Usa J.D. Vance. I due si incontreranno? Nulla di deciso ma si coltiva la speranza che ancora una volta il Vaticano possa tessere la tela di un passo verso la pace. Sarebbe il secondo round del match Trump – Zelenski seduti uno di fronte all’altra in una sala di San Pietro. Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, arcivescovo di Bologna e inviato del Papa per l’Ucraina, potrebbe esserne il regista. Ieri ha visto Rubio.
Intanto in Ucraina continuano a parlare le bombe: un attacco di droni russi ha fatto nove morti nella regione ucraina di Sumy. Hanno colpito un “pericoloso” minibus di civili. "Una famiglia distrutta", commenta Zelensky.