Trump contro le università: perché il presidente USA ce l'ha con i college americani?
Il presidente Donald Trump torna alla carica contro il mondo universitario statunitense, che da sempre considera un baluardo del liberalismo e della cultura progressista, contraria alla sua. Con una serie di ordini esecutivi, firmati lo scorso 23 aprile, ha lanciato un attacco diretto alle università e ai college, accusandoli di essere troppo “woke”, cioè impegnati in politiche inclusive e di giustizia sociale. Che, secondo lui, discriminano chi la pensa diversamente. L’obiettivo di queste azioni? Ridurre l’influenza di ciò che definisce "wokeness" e rimettere sotto controllo un sistema che, a suo dire, ha perso l’imparzialità. Con effetti di non poco conto. In ballo ci sono finanziamenti, programmi educativi, politiche di equità e perfino la libertà accademica. E la risposta del mondo universitario, in particolare quella di Harvard, non si è fatta attendere. Indice Harvard nel mirino: scontro aperto con la Casa Bianca Università nel mirino della campagna anti-liberal Il fronte compatto delle università americane Stretta sull’equità scolastica: «discriminazione al contrario» Harvard nel mirino: scontro aperto con la Casa Bianca Il simbolo dello scontro è Harvard, la più ricca e prestigiosa università americana, che spesso vediamo anche nei teen-drama americani. Trump la accusa apertamente di ostilità ideologica e la colpisce duramente: "Nel campus di Harvard sono stati compiuti atti di antisemitismo e bullismo ai danni degli studenti ebrei", queste le parole dichiarate dalla portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt e riportate da 'Il sole 24 ore'. Come ritorsione, l’amministrazione ha congelato 2,26 miliardi di dollari di fondi federali, minacciando anche di revocare le esenzioni fiscali. Harvard, però, non cede. L’università ha intentato causa contro il Governo, accusando Trump di condurre una “campagna intimidatoria” per minare l’autonomia delle istituzioni accademiche. Secondo il 'New York Times', al centro della disputa ci sarebbe il controllo diretto su programmi, docenti e studenti. Università nel mirino della campagna anti-liberal Con gli ordini esecutivi appena firmati, Trump punta quindi a ridefinire il volto dell’istruzione americana. I provvedimenti, in particolare, rafforzano i controlli sui legami finanziari con soggetti esteri, obbligando gli atenei a dichiarare ogni rapporto economico con potenze straniere, Cina in primis. Un altro intervento, poi, riguarda gli organismi di accreditamento, ovvero quelle strutture che decidono quali università possono accedere ai fondi pubblici per gli studenti. Trump vuole riformarli radicalmente, accusandoli di favorire solo chi promuove valori progressisti. Il fronte compatto delle università americane Dopo questi fatti, più di 100 università e college statunitensi, si sono schierati pubblicamente dalla parte di Harvard, fimrando una lettera congiunta per condannare quella che definiscono “ingerenza politica” da parte della presidenza Trump. Il messaggio è chiaro: l’autonomia accademica non si tocca. Ma il braccio di ferro è solo all’inizio. E le prossime mosse potrebbero cambiare per sempre il rapporto tra potere politico e mondo dell’istruzione negli Stati Uniti. Stretta sull’equità scolastica: "discriminazione al contrario" Il Presidente, nel frattempo, sta allargando il suo mirino ben oltre le università. Per esempio, ha ordinato al Dipartimento dell’Istruzione di agire anche contro le politiche di equità adottate nelle scuole primarie e secondarie (il cosiddetto sistema K-12). Le linee guida delle precedenti amministrazioni democratiche invitavano a evitare punizioni sproporzionate per gli studenti appartenenti a minoranze etniche, come afroamericani e nativi americani. Ma ora, l’amministrazione Trump vuole ribaltare la narrazione: queste politiche, per il "numero uno" della Casa Bianca, sarebbero una forma di “discriminazione razziale inversa”.

Il presidente Donald Trump torna alla carica contro il mondo universitario statunitense, che da sempre considera un baluardo del liberalismo e della cultura progressista, contraria alla sua.
Con una serie di ordini esecutivi, firmati lo scorso 23 aprile, ha lanciato un attacco diretto alle università e ai college, accusandoli di essere troppo “woke”, cioè impegnati in politiche inclusive e di giustizia sociale. Che, secondo lui, discriminano chi la pensa diversamente.
L’obiettivo di queste azioni? Ridurre l’influenza di ciò che definisce "wokeness" e rimettere sotto controllo un sistema che, a suo dire, ha perso l’imparzialità. Con effetti di non poco conto. In ballo ci sono finanziamenti, programmi educativi, politiche di equità e perfino la libertà accademica.
E la risposta del mondo universitario, in particolare quella di Harvard, non si è fatta attendere.
Indice
Harvard nel mirino: scontro aperto con la Casa Bianca
Il simbolo dello scontro è Harvard, la più ricca e prestigiosa università americana, che spesso vediamo anche nei teen-drama americani. Trump la accusa apertamente di ostilità ideologica e la colpisce duramente: "Nel campus di Harvard sono stati compiuti atti di antisemitismo e bullismo ai danni degli studenti ebrei", queste le parole dichiarate dalla portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt e riportate da 'Il sole 24 ore'.
Come ritorsione, l’amministrazione ha congelato 2,26 miliardi di dollari di fondi federali, minacciando anche di revocare le esenzioni fiscali.
Harvard, però, non cede. L’università ha intentato causa contro il Governo, accusando Trump di condurre una “campagna intimidatoria” per minare l’autonomia delle istituzioni accademiche.
Secondo il 'New York Times', al centro della disputa ci sarebbe il controllo diretto su programmi, docenti e studenti.
Università nel mirino della campagna anti-liberal
Con gli ordini esecutivi appena firmati, Trump punta quindi a ridefinire il volto dell’istruzione americana. I provvedimenti, in particolare, rafforzano i controlli sui legami finanziari con soggetti esteri, obbligando gli atenei a dichiarare ogni rapporto economico con potenze straniere, Cina in primis.
Un altro intervento, poi, riguarda gli organismi di accreditamento, ovvero quelle strutture che decidono quali università possono accedere ai fondi pubblici per gli studenti. Trump vuole riformarli radicalmente, accusandoli di favorire solo chi promuove valori progressisti.
Il fronte compatto delle università americane
Dopo questi fatti, più di 100 università e college statunitensi, si sono schierati pubblicamente dalla parte di Harvard, fimrando una lettera congiunta per condannare quella che definiscono “ingerenza politica” da parte della presidenza Trump. Il messaggio è chiaro: l’autonomia accademica non si tocca.
Ma il braccio di ferro è solo all’inizio. E le prossime mosse potrebbero cambiare per sempre il rapporto tra potere politico e mondo dell’istruzione negli Stati Uniti.
Stretta sull’equità scolastica: "discriminazione al contrario"
Il Presidente, nel frattempo, sta allargando il suo mirino ben oltre le università. Per esempio, ha ordinato al Dipartimento dell’Istruzione di agire anche contro le politiche di equità adottate nelle scuole primarie e secondarie (il cosiddetto sistema K-12).
Le linee guida delle precedenti amministrazioni democratiche invitavano a evitare punizioni sproporzionate per gli studenti appartenenti a minoranze etniche, come afroamericani e nativi americani.
Ma ora, l’amministrazione Trump vuole ribaltare la narrazione: queste politiche, per il "numero uno" della Casa Bianca, sarebbero una forma di “discriminazione razziale inversa”.