Traffico: due ruote nemico numero uno

Il blocco alle due ruote sta per arrivare. Dal 1° ottobre 2025, 73.339 moto e scooter omologati Euro 0, 1 e 2, non potranno più entrare in Area B (avranno al massimo 50 ingressi gratuiti l’anno), e, tassativamente in Area C, la zona a traffico limitato del centro di Milano. Lo stabilisce l’ordinanza 273918/2024 che aveva già fermato gli Euro 0 e 1 nel 2024, prorogandone la circolazione fino al prossimo 1° ottobre, quando lo stop investirà anche gli Euro 2. Da ottobre 2028, poi, saranno 440 mila circa le due ruote interessate dal divieto, più altre 960 mila nell’intera Lombardia. Tutti veicoli dichiarati «fuorilegge». Sono dati ufficiali forniti da Automobile club Milano, che registra i reali mezzi immatricolati. Dopo aver dichiarato guerra alle auto, il Comune meneghino prende di mira i motocicli, a suo dire «inquinanti», senza una base davvero oggettiva per questa definizione. Una decisione, quella dell’assessora alla Mobilità Arianna Censi, che in una recente seduta al Consiglio di Zona 3 ha fornito numeri molto contestabili, di fronte a cittadini che da mesi protestano contro l’ordinanza. La Censi, che non rilascia dichiarazioni a Panorama considerando quest’inchiesta giornalistica «una provocazione politica», ha dichiarato che «solo il 3 per cento dei mezzi vietati entrano in città, secondo dati in nostro possesso», senza però specificarne in maniera trasparente la fonte. Ma i dati ufficiali smentiscono l’asserzione. Facendo un rapido confronto (su 73.339 veicoli immatricolati), secondo l’assessora sarebbero poco più di duemila quelli realmente messi al bando.Secondo l’inventario regionale delle emissioni Inemar (Inventario emissioni aria) di Arpa Lombardia aggiornato al 2021, sul Comune di Milano, tuttavia l’impatto sulle emissioni in atmosfera di ciclomotori e motocicli Euro 0,1,2, è pari al 7,5 per cento delle emissioni totali comunali di Cov (Composti organici volatili), al 2,6 per cento delle emissioni totali comunali di Pm10 e al 0,5 per cento delle emissioni totali comunali di Nox (Ossidi di azoto). Un provvedimento che coinvolge dunque tantissimi cittadini, a fronte di un impatto limitatissimo sulla qualità dell’aria. In compenso l’ordinanza rischia di danneggiare gravemente tutto un comparto dell’indotto, come quello dei meccanici riparatori. Gianluca Gobbetti e Marco Zacchetti, titolari di Bikestaff, officina e scuola di riparatori moto, testimoniano che già da un anno - da quando è stata emessa l’ordinanza della Censi - hanno subìto un calo del 35- 40 per cento del lavoro. «Euro 1, 2 e 3 rappresentano la maggior parte delle bike che ripariamo» dicono. «Per stare a galla abbiamo dovuto ritoccare all’insù i prezzi della manodopera. E la scuola che abbiamo aperto non attira più i giovani come prima».L’Unione artigiani denuncia che, solo nel capoluogo lombardo saranno 320 le attività colpite dai provvedimenti, fra artigiani e imprese che fanno manutenzione, per un totale di circa mille addetti. Ecco che riparatori e proprietari di moto cercano di reagire. C’è chi si è così organizzato per vendere il mezzo sulle piattaforme online nelle zone d’Italia dove non esistono queste restrizioni, mentre altre officine ritirano l’usato inquinante con una forte svalutazione. «Chiediamo al Comune di Milano di rinviare la data del blocco anti-inquinamento e studiare soluzioni e incentivi per la rottamazione» rilancia Marco Accornero, segretario Unione artigiani, «e per lo sviluppo di un mercato dedicato per l’usato e relativa rete di assistenza per le bike». E aggiunge: «La crisi scoppierà il 1° ottobre 2028, quando saranno messi al bando gli Euro 3, circa il 70 per cento del parco moto circolante a Milano (di 195 mila, fonte Aci, ndr)».Mentre numerosi proprietari non sono neppure al corrente che il proprio scooter fra qualche mesi non avrà più valore in città (gli stessi vigili di Municipio 4 hanno suggerito a chi scrive di contattare gli uffici di Area B e C per informazioni precise sul tema), Ancma, l’Associazione nazionale ciclo motori ha registrato come nel 2024 ci sia stato un aumento delle immatricolazioni a Milano. Il 18 per cento rispetto al 2023, vale a dire 8.756 nuovi veicoli rispetto ai 7.408 dell’anno precedente. Difficile stabilire una correlazione tra l’annuncio dell’assessore e l’andamento del mercato: di fatto, però, chi ha potuto è ricorso al portafoglio. E i prezzi non sono alla portata di tutti in una città sempre più cara ed elitaria grazie anche alle politiche green della sinistra. Ancma ha calcolato che vanno indicativamente da tremila a 5.500 euro nella fascia 125-300 cc, a seconda di marca e allestimenti. Intanto i biker sono sul piede di guerra, per esempio con Lorenzo Gioacchini, uno degli organizzatori dei cortei «Divieto, il cuore non si ferma», che chiede un referendum cittadino. «Per assurdo, vietare la circolazione di questi mezzi comporta un aumento dell’utilizzo delle auto e rende meno fluidi mobilità e tempi di percorrenza, incrementando le emissioni» ha attaccato Chiara Val

Mar 23, 2025 - 12:25
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Traffico: due ruote nemico numero uno


Il blocco alle due ruote sta per arrivare. Dal 1° ottobre 2025, 73.339 moto e scooter omologati Euro 0, 1 e 2, non potranno più entrare in Area B (avranno al massimo 50 ingressi gratuiti l’anno), e, tassativamente in Area C, la zona a traffico limitato del centro di Milano. Lo stabilisce l’ordinanza 273918/2024 che aveva già fermato gli Euro 0 e 1 nel 2024, prorogandone la circolazione fino al prossimo 1° ottobre, quando lo stop investirà anche gli Euro 2. Da ottobre 2028, poi, saranno 440 mila circa le due ruote interessate dal divieto, più altre 960 mila nell’intera Lombardia. Tutti veicoli dichiarati «fuorilegge». Sono dati ufficiali forniti da Automobile club Milano, che registra i reali mezzi immatricolati. Dopo aver dichiarato guerra alle auto, il Comune meneghino prende di mira i motocicli, a suo dire «inquinanti», senza una base davvero oggettiva per questa definizione. Una decisione, quella dell’assessora alla Mobilità Arianna Censi, che in una recente seduta al Consiglio di Zona 3 ha fornito numeri molto contestabili, di fronte a cittadini che da mesi protestano contro l’ordinanza. La Censi, che non rilascia dichiarazioni a Panorama considerando quest’inchiesta giornalistica «una provocazione politica», ha dichiarato che «solo il 3 per cento dei mezzi vietati entrano in città, secondo dati in nostro possesso», senza però specificarne in maniera trasparente la fonte. Ma i dati ufficiali smentiscono l’asserzione. Facendo un rapido confronto (su 73.339 veicoli immatricolati), secondo l’assessora sarebbero poco più di duemila quelli realmente messi al bando.

Secondo l’inventario regionale delle emissioni Inemar (Inventario emissioni aria) di Arpa Lombardia aggiornato al 2021, sul Comune di Milano, tuttavia l’impatto sulle emissioni in atmosfera di ciclomotori e motocicli Euro 0,1,2, è pari al 7,5 per cento delle emissioni totali comunali di Cov (Composti organici volatili), al 2,6 per cento delle emissioni totali comunali di Pm10 e al 0,5 per cento delle emissioni totali comunali di Nox (Ossidi di azoto). Un provvedimento che coinvolge dunque tantissimi cittadini, a fronte di un impatto limitatissimo sulla qualità dell’aria. In compenso l’ordinanza rischia di danneggiare gravemente tutto un comparto dell’indotto, come quello dei meccanici riparatori. Gianluca Gobbetti e Marco Zacchetti, titolari di Bikestaff, officina e scuola di riparatori moto, testimoniano che già da un anno - da quando è stata emessa l’ordinanza della Censi - hanno subìto un calo del 35- 40 per cento del lavoro. «Euro 1, 2 e 3 rappresentano la maggior parte delle bike che ripariamo» dicono. «Per stare a galla abbiamo dovuto ritoccare all’insù i prezzi della manodopera. E la scuola che abbiamo aperto non attira più i giovani come prima».L’Unione artigiani denuncia che, solo nel capoluogo lombardo saranno 320 le attività colpite dai provvedimenti, fra artigiani e imprese che fanno manutenzione, per un totale di circa mille addetti. Ecco che riparatori e proprietari di moto cercano di reagire. C’è chi si è così organizzato per vendere il mezzo sulle piattaforme online nelle zone d’Italia dove non esistono queste restrizioni, mentre altre officine ritirano l’usato inquinante con una forte svalutazione. «Chiediamo al Comune di Milano di rinviare la data del blocco anti-inquinamento e studiare soluzioni e incentivi per la rottamazione» rilancia Marco Accornero, segretario Unione artigiani, «e per lo sviluppo di un mercato dedicato per l’usato e relativa rete di assistenza per le bike». E aggiunge: «La crisi scoppierà il 1° ottobre 2028, quando saranno messi al bando gli Euro 3, circa il 70 per cento del parco moto circolante a Milano (di 195 mila, fonte Aci, ndr)».

Mentre numerosi proprietari non sono neppure al corrente che il proprio scooter fra qualche mesi non avrà più valore in città (gli stessi vigili di Municipio 4 hanno suggerito a chi scrive di contattare gli uffici di Area B e C per informazioni precise sul tema), Ancma, l’Associazione nazionale ciclo motori ha registrato come nel 2024 ci sia stato un aumento delle immatricolazioni a Milano. Il 18 per cento rispetto al 2023, vale a dire 8.756 nuovi veicoli rispetto ai 7.408 dell’anno precedente. Difficile stabilire una correlazione tra l’annuncio dell’assessore e l’andamento del mercato: di fatto, però, chi ha potuto è ricorso al portafoglio. E i prezzi non sono alla portata di tutti in una città sempre più cara ed elitaria grazie anche alle politiche green della sinistra. Ancma ha calcolato che vanno indicativamente da tremila a 5.500 euro nella fascia 125-300 cc, a seconda di marca e allestimenti. Intanto i biker sono sul piede di guerra, per esempio con Lorenzo Gioacchini, uno degli organizzatori dei cortei «Divieto, il cuore non si ferma», che chiede un referendum cittadino. «Per assurdo, vietare la circolazione di questi mezzi comporta un aumento dell’utilizzo delle auto e rende meno fluidi mobilità e tempi di percorrenza, incrementando le emissioni» ha attaccato Chiara Valcepina, consigliere regionale di Fratelli d’Italia. «Nella maggior parte dei casi, chi sceglie la moto lo fa in alternativa all’auto e non ai mezzi pubblici».

Gli fa eco Ferdinando Restelli, direttore editoriale di InSella, la più autorevole e diffusa testata di settore: «È vero che ogni nuova omologazione europea riduce l’emissione di gas inquinanti, ma questi mezzi, soprattutto gli Euro 2, sono stati fabbricati dopo il 2000, e sono già moderni e catalizzati. E poi le moto saltano sempre la coda e restano in sosta pochissimo». C’è anche chi prepara una controffensiva in punta di legge. Bruno Michele Gioia, una sorta di Erin Brokovich (la segretaria di uno studio legale che negli Usa mise in ginocchio una multinazionale per l’inquinamento dell’acqua della sua città) al maschile. Con la sua laurea in giurisprudenza e già impegnato in iniziative analoghe, sta per diffidare il sindaco Beppe Sala e l’assessora Censi per omissione e rifiuto di atti di ufficio e querelarli alla Procura della Repubblica di Milano. In base all’art 117 della Costituzione, dice, «la legiferazione in materia di ambiente ed ecosistema è competenza esclusiva dello Stato». Intorno al divieto - ennesimo capitolo dell’emergenza traffico a Milano - la battaglia è appena cominciata.