Ti ricordi… Sergio Spuri e lo scudetto del Verona: “Bagnoli che imprecava in dialetto milanese, un gruppo di ferro. Oggi sarebbe impossibile”

Il mister da un lato “che impreca in dialetto milanese stretto, spesso non lo capisco neppure”, i compagni dall’altro, i pensieri nella testa, che con quelli devi conviverci per una vita, più che coi mister, più che coi compagni. Già, perché se “La solitudine dei numeri primi” è l’accostamento più facile per i portieri, la […] L'articolo Ti ricordi… Sergio Spuri e lo scudetto del Verona: “Bagnoli che imprecava in dialetto milanese, un gruppo di ferro. Oggi sarebbe impossibile” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mag 9, 2025 - 08:02
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Ti ricordi… Sergio Spuri e lo scudetto del Verona: “Bagnoli che imprecava in dialetto milanese, un gruppo di ferro. Oggi sarebbe impossibile”

Il mister da un lato “che impreca in dialetto milanese stretto, spesso non lo capisco neppure”, i compagni dall’altro, i pensieri nella testa, che con quelli devi conviverci per una vita, più che coi mister, più che coi compagni. Già, perché se “La solitudine dei numeri primi” è l’accostamento più facile per i portieri, la solitudine dei numeri dodici è di molto superiore. E se Lele Oriali dopo anni di fatiche e botte vinceva i mondiali da mediano, Sergio Spuri la sua impresa l’ha firmata da numero dodici, la più incredibile.

Già, perché quello Scudetto di quarant’anni fa con il Verona è il più incredibile. Sergio Spuri lo sa: “Direi di sì. Siamo stati l’unica squadra di una città non capoluogo di regione a vincere lo Scudetto. Nell’85 poi, in una Serie A pazzesca”. Certo, non si può neppure parlare di una vittoria arrivata per caso: “Due anni prima eravamo arrivati quarti, l’anno prima sesti: insomma c’eravamo. La campagna acquisti aveva portato Briegel e Elkjaer, quindi sapevamo di essere competitivi. Però l’altro lato della medaglia è che non erano stati fissati i premi Scudetto a inizio campionato: competitivi sì, ma non fino a quel punto. Li stabilirono a gennaio, quei premi”.

Poi pagano dazio Napoli, Fiorentina e Juventus nelle prime dieci giornate, con i gialloblù imbattuti e in testa alla classifica: “A quel punto arrivarono due match decisivi, quello contro il Torino e quella contro la Cremonese, lì – spiega Spuri – ho capito che la mentalità era cresciuta e che effettivamente potevamo addirittura vincere lo Scudetto”. In una squadra operaia, con tanti grandi giocatori ma senza fuoriclasse, e con un mister come Bagnoli: “Un po’ naif – ride Spuri – ma meraviglioso. Un sanguigno, quando si arrabbiava, ma non solo, cominciava a parlare in dialetto milanese stretto e io (Sergio Spuri è marchigiano, ndr) molto spesso non lo capivo. Bagnoli per quella squadra era un vero padre di famiglia: l’ho apprezzato tantissimo perché era capace di far sentire tutti importanti”.

E gli altri: “Una squadra di tanti bravissimi giocatori, con un gruppo di ferro: da Galderisi a Fanna, da Tricella a Elkjaer, fino a Briegel che era molto estroverso oltre ad essere un grandissimo calciatore, ma il segreto era il gruppo. Quello Scudetto è stato l’esempio di una grandissima vittoria di squadra”. Davanti a lui, in porta, il compianto Claudio Garella: “Avevamo un ottimo rapporto, era un gran bravo ragazzo e un simpaticone e, lo dico convintamente, un ottimo portiere. Anzi, dico che in quel periodo era sicuramente il più forte di tutti, ma non è arrivato in Nazionale perché non era così bello stilisticamente. Tra i segreti di quello Scudetto c’è anche lui: dava sicurezza a chi giocava in difesa perché anche in caso di errore difficilmente avremmo subito gol”.

Un nuovo Verona oggi? Difficile secondo Spuri: “Girano soldi che rendono impossibili imprese del genere: l’Atalanta potrebbe essere un Verona bis, è vero, anche se ci sono delle differenze strutturali importanti”. E poi c’è lui, Sergio Spuri, numero dodici tra Bagnoli e i compagni, dietro Garellik e pronto quando serve: “Beh sono parte di quella storia e sono immortale: nella chat dei Campioni d’Italia dell’85 ci sentiamo quotidianamente e diciamo proprio questo, ed è una sensazione bellissima”.

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