Tasse auto: in Italia chi inquina non paga
In Italia, il sistema di tassazione delle automobili è completamente scollegato dalle emissioni di CO₂. Insieme a Bulgaria e Slovacchia, siamo tra i pochissimi Paesi europei – e l’unico tra i grandi mercati dell’UE – a non prevedere imposte legate all’impatto ambientale dei veicoli. Un’anomalia che si traduce in una fiscalità poco equa, inefficace per […] L'articolo Tasse auto: in Italia chi inquina non paga proviene da Economy Magazine.

In Italia, il sistema di tassazione delle automobili è completamente scollegato dalle emissioni di CO₂. Insieme a Bulgaria e Slovacchia, siamo tra i pochissimi Paesi europei – e l’unico tra i grandi mercati dell’UE – a non prevedere imposte legate all’impatto ambientale dei veicoli. Un’anomalia che si traduce in una fiscalità poco equa, inefficace per il clima e che frena l’adozione di tecnologie pulite ed efficienti. In particolare, alcune leve fiscali – come la detrazione dell’IVA o la deducibilità del costo del veicolo – non fanno distinzione tra auto altamente inquinanti e mezzi a zero emissioni. Questo viola il principio guida della politica ambientale europea: “chi inquina paga”. A dirlo è la nuova Good Tax Guide di Transport & Environment (T&E), organizzazione indipendente leader nella decarbonizzazione dei trasporti in Europa. Lo studio analizza il sistema fiscale dell’auto in 31 Paesi europei, evidenziando quanto l’Italia sia indietro.
Auto, in Italia chi inquina non paga le tasse
Lo studio pone un focus specifico sulle auto aziendali, che rappresentano circa il 60% delle nuove immatricolazioni nell’UE. I cinque principali mercati – Germania, Francia, Italia, Spagna e Polonia – concentrano oltre il 70% delle vendite di questo segmento. Eppure, solo la Francia sta adottando politiche fiscali realmente efficaci per incentivare i veicoli elettrici nelle flotte aziendali. In Italia, il vantaggio fiscale per chi sceglie un’auto elettrica aziendale in fringe benefit può arrivare a 14.700 euro in quattro anni, un valore molto più basso rispetto ad altri Paesi come Portogallo (30.300 euro) o Slovenia (27.000 euro). Questo gap è in parte colmato dalla nuova normativa fiscale entrata in vigore il 1° gennaio 2025, che aumenta le agevolazioni per le auto elettriche e ibride plug-in, riducendole invece per i veicoli a combustione interna. Tuttavia, molti strumenti fiscali restano piatti, senza differenze tra chi inquina e chi no. Ad esempio, nel caso di un SUV elettrico di segmento C utilizzato per finalità aziendali, il risparmio rispetto alla versione a benzina – in quattro anni – è di appena 2.400 euro. Una cifra troppo bassa per guidare un vero cambiamento.
Auto aziendali: il nodo fiscale che frena la transizione
L’analisi di T&E evidenzia anche una tendenza allarmante: la tassazione delle auto aziendali sta spingendo il mercato verso SUV sempre più grandi e inquinanti. Nel 2024, i SUV di grandi dimensioni (segmenti D-G) rappresentano oltre il 10% delle immatricolazioni aziendali di auto endotermiche, quasi il doppio rispetto al mercato privato. La Germania è l’esempio più eclatante: un vero e proprio “paradiso fiscale” per i grandi SUV inquinanti. Più il veicolo è grande, più benefici fiscali riceve – in alcuni casi, superando perfino le imposte dovute. Il risultato? Il 40% dei SUV aziendali più inquinanti è immatricolato in Germania. Al contrario, la Francia penalizza questi veicoli, tanto che rappresentano appena lo 0,3% del mercato. Anche l’Italia, la Spagna e la Polonia non prevedono disincentivi adeguati per scoraggiare l’uso di SUV inquinanti. Nonostante alcuni segnali positivi – come l’aumento della quota di mercato dei veicoli elettrici al 5,2% nel primo trimestre 2025, rispetto al 2,9% dell’anno precedente – l’Italia resta tra i Paesi europei con la più bassa penetrazione dell’elettrico. Il segmento aziendale, che copre oltre il 40% delle immatricolazioni e circa il 60% delle emissioni, continua a preferire SUV endotermici o ibridi, tre volte più dei privati. Questo rallenta ulteriormente la transizione verso una mobilità sostenibile.
Le raccomandazioni di T&E per l’Italia
“Riforma auto aziendali ha determinato aumento quota di auto elettriche, ma si può migliorare”.”In Italia serve una riforma coraggiosa e graduale, che premi chi sceglie tecnologie pulite e penalizzi chi continua a inquinare” – ha dichiarato Esther Marchetti, Clean Transport Advocacy Manager di T&E Italia – “la fiscalità è uno degli strumenti più incisivi per orientare le scelte dei consumatori e delle imprese. Prova ne è la recente riforma sulle auto aziendali in uso ai dipendenti, che ha già contribuito ad aumentare la quota di auto elettriche nel mercato aziendale nel primo trimestre del 2025. Ma ci sono ancora ampi spazi di miglioramento: lo sconto fiscale ancora previsto per le auto endotermiche va rivisto e gradualmente eliminato del tutto. È inoltre urgente intervenire sulla tassa di immatricolazione, sulla deducibilità del costo dei veicoli e sull’IVA, strumenti dal grande potenziale per accelerare la transizione”.
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