Tajani avverte Meloni sull’Ucraina: "Non sto in un governo anti Ue"

La premier non è andata a Kiev e ora il leader azzurro vuole spezzare l’isolamento. A Bruxelles circola una battuta velenosa: "L’Italia può diventare una grande Ungheria" .

Mag 14, 2025 - 07:22
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Tajani avverte Meloni sull’Ucraina: "Non sto in un governo anti Ue"

Ma perché Giorgia Meloni non è andata a Kiev? "Chiedete a lei", è la risposta, se non fredda almeno imbarazzata, del ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Il gelo riscontrato a Londra nella riunione del formato Weimar+ gli è entrato nelle ossa. E lo ha messo di fronte a una cruda realtà: l’isolamento in una crisi cruciale come la guerra in Ucraina non porta a niente. Anzi, aumenta la preoccupazione tra i partner europei: "Non vorremmo che l’Italia diventasse una grande Ungheria", la battuta che circola a Bruxelles. Una condizione sulla quale, secondo la Farnesina, bisogna intervenire prima che si cronicizzi: con il presidente Macron, quali che siano i rapporti, bisogna ricominciare a parlare. "Non starei in un governo anti-Ue", osserva a scanso di equivoci Tajani.

Che quella mancata partenza sia stata un errore serio lo sanno bene anche a Palazzo Chigi. Ieri, per dire, il segretario di stato americano, Marco Rubio ha parlato solo con i ministri degli esteri di Kiev, Gran Bretagna, Francia, Germania e Polonia per fare il punto sulla crisi ucraina arrivata, comunque vadano le cose a Istanbul, a un punto di snodo. L’Italia è stata lasciata fuori. In compenso, però, la premier ha discusso degli stessi temi con Recep Tayyip Erdogan. Non è la stessa cosa anche se, nella vicenda, il presidente turco non è certo un comprimario.

II danno però potrebbe essere limitato se a Istanbul domani non si presenteranno né Putin ne Trump. Certo, lo sbaglio resta tale, ma le conseguenze saranno meno letali. La premier non è tipo da perdere tempo piangendo sul latte versato. Punta a tornare in partita rapidamente, già domenica prossima. Come auspicato nell’inner circle, per l’intronizzazione del Papa a Roma ci sarà Zelensky a Roma: "Probabilmente vedrò Leone XIV", annuncia.

Con un parterre nel quale figureranno di certo il vicepresidente americano J.D Vance, Ursula von der Leyen, Friedrich Merz gli estremi per un’iniziativa diplomatica di alto livello ci sono tutti. Senza contare che sabato Giorgia incontra lo stesso Merz. L’asse con il cancelliere tedesco e con la presidente della Commissione Ue, insomma con il Ppe, è fondamentale per sfuggire alla trappola di Macron che mira apertamente a spedirla in panchina. I rapporti con Merz, al contrario, sarebbero tanto positivi da far sperare in un fronte Italia-Germania. Il punto è che, oltre all’Ucraina, c’è almeno un altro problema da allarme rosso. L’Europa è tornata alla carica, pretende la firma italiana in calce alla riforma del Mes, la Lega non ne vuole sentire parlare, ma Roma ha bisogno di una proroga del Pnrr e ottenerla senza arrendersi sul Mes non sarà facile. Inoltre resta in sospeso il piano di riarmo. Il governo sta trattando con Bruxelles sugli strumenti per aumentare le spese senza gravare troppo sul bilancio. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti ha confermato la richiesta italiana: puntare cioè su investimenti privati garanti dall’Unione nel suo complesso, ma da quell’orecchio la Germania non ci sente.

Oggi alla Camera c’è il nuovo round del premier time: in una situazione simile metterla in difficoltà sembrerebbe sin troppo facile. Invece non succederà. Le domande di maggioranza ovviamente sono assist, quelle messe a punto dall’opposizione per dirla con le parole sprezzanti di un deputato della maggioranza "sono robetta". Il Pd batterà sulla sanità, i cinquestelle chiederanno perché sprecare soldi sul piano di riarmo invece che per più necessari interventi socialil. Le repliche si possono immaginare sin nelle virgole. L’unica domanda imbarazzante sarà quella di Avs: cara presidente ma di Netanyahu e del macello di Gaza lei cosa pensa?