Referendum, opposizioni nel caos. Ma l’Agcom bacchetta radio e tv
Nel centrosinistra vanno tutti in ordine sparso sui cinque quesiti. Richiamo alla corretta informazione sul voto

Roma, 14 maggio 2025 – Per fare una maionese ci vogliono pochi ingredienti: tuorlo d’uovo, olio, sale, aceto o limone. Ma come tutte le cose apparentemente semplici ci vuole poco perché vengano male. Se gli ingredienti non legano tra di loro, la maionese impazzisce. L’opposizione italiana è come una maionese: quattro o cinque ingredienti di base, ma quasi sempre impazzita. Persino nel giorno in cui può registrare o vantare una piccola vittoria sul tema del momento, il referendum, visto che l’Agcom ha dato ragione alle lamentele di Pd e alleati, bacchettando radio e tv che dovrebbero garantire copertura al voto dell’8 e 9 giugno, ecco, persino ieri l’opposizione è riuscita a slegarsi.
Del referendum, tutte le opposizioni – ma ciascuna a modo suo – hanno fatto una bandiera, unendosi solo nell’accusa a Rai e istituzioni di voler silenziare l’appuntamento elettorale e nello sdegno per gli appelli espliciti dei piani altissimi del centrodestra a disertare le urne. Ma mettiamo che alle urne gli italiani ci vadano, il punto è: come voteranno? Cioè, quei partiti che si uniscono a gran voce contro il pericolo democratico, che cosa pensano dei cinque quesiti?
Nel Pd, in cui deve senz’altro albergare ancora un atavico spirito “ma-anchista“ di veltroniana memoria, la linea ufficiale la detta la segretaria Elly Schlein: cinque sì, su cittadinanza, sicurezza nei cantieri in subappalto e, soprattutto, abolizione di quel che rimane del Jobs Act renziano. “Ufficiale“ non vuol dire “universale“, però.
Se l’uovo non è freschissimo, la maionese non viene. Ed evidentemente l’uovo del Pd ha già qualche problema di suo. Ieri la minoranza riformista, che fa anche riferimento a un gruppo di eurodeputati (Pina Picierno in testa), ha fatto sapere che di votare sul Jobs Act non ci pensa proprio, astenendosi su quei tre quesiti. Posizione che avvicina quest’area agli ingredienti centristi della maionese: Italia viva, quindi Matteo Renzi, figurarsi se può abiurare la riforma bandiera degli anni di governo, e quindi dirà sì solo al dimezzamento degli anni per ottenere la cittadinanza; tra l’altro la pensa così anche Carlo Calenda, che per una volta ricrea il fragile duo che fu; invece i radicali di +Europa faranno più o meno come i riformisti del Pd, ma sul Jobs Act diranno un secco no.
E la sinistra? Il Movimento 5 Stelle, paladino della democrazia diretta e della partecipazione, non ha dubbi: sì ai quesiti sul lavoro, libertà di voto, quasi di coscienza, sulla cittadinanza. Tema “sensibile“ che non scalda troppo i cuori da quelle parti. Ma l’elettore di sinistra non disperi: una piccola ciotola di maionese ben riuscita c’è. Alleanza Verdi-Sinistra, che di suo è già un mix di ingredienti, è l’unico partito della non-ancora-alleanza di centrosinistra a invitare a votare sì a tutti i quesiti. Ma solo il quorum potrebbe salvare tutti dall’intossicazione alimentare...