Superbike, Nicolò Bulega e la consapevolezza di essere il capobranco. Imporrà la legge del più forte?
Il fine settimana del 3-4 maggio proporrà la tappa italiana del Mondiale Superbike. Si correrà a Cremona, dove saranno particolarmente attesi un paio di centauri originari del nostro Paese. In primis, Nicolò Bulega, battistrada della classifica generale con 21 punti di vantaggio su Toprak Razgatlioglu e 28 su Andrea Locatelli. Un margine che però avrebbe […]

Il fine settimana del 3-4 maggio proporrà la tappa italiana del Mondiale Superbike. Si correrà a Cremona, dove saranno particolarmente attesi un paio di centauri originari del nostro Paese. In primis, Nicolò Bulega, battistrada della classifica generale con 21 punti di vantaggio su Toprak Razgatlioglu e 28 su Andrea Locatelli.
Un margine che però avrebbe potuto essere ben più ampio se la sua Ducati non avesse deciso di abbandonarlo due volte in quella (per lui) maledetta domenica delle Palme. Senza inconvenienti tecnici, il distacco del turco sarebbe di almeno 54 lunghezze e quello sul bergamasco di più di 60! Però con i “se” non si fa la storia, quella è determinata solo dai fatti.
Cionondimeno, i “se” possono essere utili per capire i reali rapporti di forza. Per quanto visto sinora, il venticinquenne emiliano ha davvero tutte le carte in regola per laurearsi Campione del Mondo. Di campionati ne ha già vinti un paio in carriera (compreso quello Supersport del 2023) e lo scorso anno, da rookie, si è subito imposto come nuovo capobranco Ducati, deponendo il due volte iridato Alvaro Bautista.
Ebbene, da questa consapevolezza può e deve ripartire Bulega. Quella di essere il più forte. Al di là della rabbia, esternata con vigore ad Assen, quanto accaduto in Olanda va classificato alla voce “episodi sfortunati”, dinamica che lo pone in credito con la sorte, la quale senza dubbio – prima o poi – ripianerà il debito. Lo fa con tutti, seppur con i suoi tempi.
Nicolò può mantenere la calma e il sangue freddo. Per quanto visto sinora, la Panigagale V4 R è la moto da battere e lui è il pilota capace di sfruttarla al meglio. L’addizione avrebbe come risultato “1”, il numero che potrebbe essere sul cupolino dell’emiliano nel 2026. Però, lo sport agonistico non è una somma matematica, così come l’aritmetica è bugiarda se si guarda alla classifica iridata.
L’Italia aspetta un Campione del Mondo fra le derivate di serie da 13 anni, ovvero da quando Max Biaggi si fregiò del secondo titolo della carriera in sella all’Aprilia. I tempi sono maturi perché si affermi un successore del romano. La strada è ancora lunga, ma Cremona potrà rappresentare una tappa in cui chi ambisce a raccogliere il testimone del Corsaro avrà modo di rinforzare le proprie già solide credenziali.