Dazi Usa, 7 imprese italiane su 10 corrono ai ripari: export a rischio ma strategie già in atto

Le imprese italiane si stanno preparando ad affrontare l'introduzione dei dazi voluti da Trump. Preoccupa il calo dell’export, ma la diversificazione dei mercati offre uno scudo. Il sondaggio di Unioncamere L'articolo Dazi Usa, 7 imprese italiane su 10 corrono ai ripari: export a rischio ma strategie già in atto proviene da FIRSTonline.

Apr 30, 2025 - 05:49
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Secondo un sondaggio realizzato da Unioncamere e dal Centro Studi Tagliacarne sette imprese italiane su dieci si stanno preparando ad affrontare le possibili conseguenze derivanti dall’introduzione di dazi da parte degli Stati Uniti. Sebbene il mercato statunitense rappresenti una parte significativa delle esportazioni italiane, la capacità delle imprese di diversificare i mercati di destinazione dei loro prodotti potrebbe attutire gli effetti di eventuali barriere commerciali. Le aziende italiane esportano mediamente in 11 Paesi, il che le rende più resilienti rispetto a sfide economiche come l’eventuale imposizione di dazi da parte degli Usa.

L’effetto dei dazi sulle imprese italiane

Dall’indagine emerge che la preoccupazione dominante per le imprese italiane è la possibile riduzione delle esportazioni verso gli Stati Uniti: il 56% delle aziende segnala questo rischio come il più rilevante. Il 26% teme invece un aumento dei costi di approvvigionamento, mentre il 22% evidenzia la potenziale flessione delle vendite di beni intermedi e semilavorati, spesso destinati a essere trasformati da altri Paesi prima di raggiungere il mercato americano. Infine, il 19% delle imprese si aspetta un incremento della concorrenza da parte di aziende che potrebbero reindirizzare le loro esportazioni dagli Usa verso l’Unione Europea.

Quali strategie per mitigare l’impatto dei dazi

Nonostante queste difficoltà, sette imprese italiane su dieci stanno prendendo provvedimenti per mitigare l’impatto dei dazi. Tra le soluzioni adottate, il 33% delle aziende prevede di aumentare i prezzi di vendita per compensare i costi aggiuntivi derivanti dai dazi. Un ulteriore 25% si concentrerà sull’espansione verso nuovi mercati all’interno dell’Unione Europea, mentre il 18% cerca di espandere le proprie vendite in mercati extra-Ue. Solo una piccola percentuale (3%) è disposta a spostare la produzione direttamente negli Stati Uniti.

L’importanza del mercato americano

Gli Stati Uniti sono uno dei mercati di esportazione più rilevanti per le imprese italiane. Nel 2024, l’Italia si posiziona al secondo posto in Europa per quota di imprese esportatrici verso gli Usa (22,3%), dopo la Francia. Inoltre, il valore complessivo dell’export italiano verso gli Stati Uniti ammonta a circa 65 miliardi di euro, pari al 10,8% dell’export totale nazionale. Nonostante il forte legame commerciale con il mercato americano, le imprese italiane generano solo il 2,9% del loro fatturato grazie alle esportazioni verso gli Stati Uniti ma con grosse differenze provinciali. Ad esempio Trieste segna un’impressionante quota del 36,2% di fatturato derivante proprio dal mercato Usa, seguita da L’Aquila (17,6%), Isernia (16%), Grosseto (12,1%), Massa Carrara (8,5%), Rieti (8,1%), Sassari (7,6%), Modena (6,9%), Latina (6,6%) e Ferrara (5,2%).

Verso nuovi mercati, la diversificazione

Le imprese italiane, consapevoli delle sfide globali, hanno sviluppato una strategia di diversificazione per ridurre il rischio di dipendenza da un singolo mercato. Le aziende esportatrici manifatturiere vendono mediamente in 11 Paesi diversi. In particolare, il Nord Italia si distingue per una maggiore diversificazione: nel Nord-Ovest ogni impresa esporta in media in 13 Paesi, mentre nel Nord-Est in 11. Al Centro Italia, le imprese operano in 9 Paesi e al Sud in 6. Alcune province, come Reggio Emilia, Vercelli, Bologna e Ravenna, vantano record di diversificazione, con le imprese che esportano in 15-17 Paesi.

Il ruolo delle Camere di Commercio

In questo contesto di incertezze internazionali, il supporto delle Camere di commercio risulta fondamentale: “Il 43% delle imprese interpellate da una analisi di Ipsos resa nota oggi è convinto che la Camera di commercio possa offrire un valido supporto nell’accesso ai mercati esteri e quasi la metà pensa che le Camere di Commercio possano continuare ad essere un punto di riferimento per affrontare le sfide future”, ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “Soprattutto le imprese di piccola dimensione vanno aiutate visto che, secondo le nostre stime, oltre 7 miliardi di euro di export aggiuntivo potrebbero venire proprio da queste”.