Hai dedicato anni e fatica per costruire il tuo patrimonio. Oggi, l'esigenza di proteggerlo è più sentita che mai. Strumenti come holding familiari, società semplici per la gestione patrimoniale e/o immobiliare o trust per la pianificazione successoria sono validi e legittimi alleati. Permettono di separare il patrimonio personale da quello aziendale, ottimizzare la gestione e pianificare il futuro.
Tuttavia, l'utilizzo di queste strutture non è privo di rischi. Viviamo in un contesto in cui la pianificazione patrimoniale, anche se legittima, può essere vista con sospetto, quasi come un tentativo di eludere, simulare o nascondere. L'Agenzia delle Entrate, infatti, ha il potere e gli strumenti per andare oltre la forma giuridica e analizzare la sostanza economica reale delle operazioni. Se la struttura creata, pur formalmente ineccepibile, viene ritenuta priva di una reale finalità economica, di coerenza gestionale o di sostanza operativa, può essere disconosciuta. Questo articolo approfondisce i rischi, gli errori più comuni che rendono vulnerabili queste strutture e, soprattutto, come progettarle e gestirle per renderle realmente solide e difendibili di fronte a un controllo fiscale.
Protezione patrimoniale: il rischio di contestazioni di simulazione, interposizione e abuso del diritto
Non è sufficiente aver firmato un atto dal notaio o aver registrato uno statuto. La vera sfida è dimostrare che la struttura non è solo "carta", ma un'entità viva, con una sua logica e una sua operatività. Il Fisco, infatti, può contestare l'intera impalcatura utilizzando concetti giuridici precisi come, ad esempio:
Abuso del diritto: Quando si utilizzano strumenti giuridici legittimi in modo distorto, al solo scopo di ottenere un vantaggio fiscale indebito, senza una valida ragione economica extrafiscale;
Simulazione: Quando l'atto o la struttura creata è solo apparente e nasconde una realtà diversa (es. intesti fittiziamente beni a una società ma continui a gestirli come fossero tuoi);
Interposizione fittizia: Quando un soggetto (es. un prestanome, un amministratore non operativo) appare titolare di diritti o beni, ma il reale dominus rimane un altro (solitamente il disponente originario).
Le conseguenze del disconoscimento fiscale sono severe e spesso irreversibili. Prima di tutto, il patrimonio e i relativi redditi vengono riattribuiti fiscalmente al soggetto originario, come se la struttura non fosse mai esistita. Le imposte vengono ricalcolate su basi spesso presuntive, determinate dall'Agenzia.
L'effetto di segregazione patrimoniale svanisce completamente. I beni conferiti nella struttura tornano ad essere esposti alle pretese dei creditori personali o aziendali del soggetto originario. Alle maggiori imposte dovute si sommano sanzioni amministrative (spesso elevate) e interessi di mora, che possono far lievitare enormemente il debito fiscale.
È fondamentale capire che queste contestazioni possono sorgere anche in assenza di un intento fraudolento, ba...