Voce: il nuovo spazio di Triennale dedicato al suono

Milano: nel cuore del Palazzo dell’Arte nasce Voce, il nuovo spazio permanente di Triennale interamente dedicato al suono, alla musica, all’ascolto in tutte le sue declinazioni. Un progetto tanto ambizioso quanto necessario, che debutta al pubblico il 13 maggio 2025. Situato al piano parco del Palazzo dell’Arte, dove un tempo sorgeva lo storico “dancing”, Voce […] L'articolo Voce: il nuovo spazio di Triennale dedicato al suono sembra essere il primo su Parkett.

Apr 30, 2025 - 06:46
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Voce: il nuovo spazio di Triennale dedicato al suono

Milano: nel cuore del Palazzo dell’Arte nasce Voce, il nuovo spazio permanente di Triennale interamente dedicato al suono, alla musica, all’ascolto in tutte le sue declinazioni. Un progetto tanto ambizioso quanto necessario, che debutta al pubblico il 13 maggio 2025.

Situato al piano parco del Palazzo dell’Arte, dove un tempo sorgeva lo storico “dancing”, Voce è un ambiente pensato per suonare, costruito per esporre il suono come si espone un dipinto. Per restituire alla musica uno dei pochi lussi ancora autentici: il tempo e l’attenzione.

Voce: l’architettura del suono prende corpo

Quando si entra in Voce, ci si rende subito conto che qui non ci sono immagini a “distrarre”. Tutto è ridotto all’essenza. Le superfici trattate acusticamente, l’illuminazione che sembra galleggiare nell’aria, le linee minimali del sistema di sedute progettato da Philippe Malouin: ogni elemento è lì per servire l’esperienza.

Il cuore pulsante del progetto è un Soundwall monumentale, progettato da Giorgio Di Salvo insieme all’acustico Lucio Visentini, che permette un ascolto distribuito e immersivo grazie a un sofisticato impianto multicanale. L’obiettivo? Rendere la musica materia atmosferica.

Poi c’è la luce. Qui firmata dallo studio Anonima Luci, che ha realizzato un sistema digitale RGBW pixel-to-pixel in grado di disegnare animazioni fluide, silenziose, mai invadenti. Non è un caso che Anonima Luci sia già noto in ambito culturale per aver curato installazioni in contesti museali e festival internazionali. La loro firma è fatta di equilibri invisibili, che qui emergono con potenza in un ambiente che vive letteralmente di ritmo e sinestesia.

La collezione sonora di Triennale

Una delle scelte più coraggiose di Voce è la creazione di una collezione permanente di opere musicali inedite, fruibili esclusivamente in questo spazio. Un’idea che rovescia la logica della musica usa-e-getta, sempre disponibile ovunque e mai veramente vissuta.

Qui, invece, l’ascolto è un rito. E ogni opera è site-specific, come accade con una scultura. Una provocazione silenziosa ma potente, soprattutto se pensiamo a come la musica sia stata consumata negli ultimi decenni. In Voce, ogni nota ritorna ad avere un peso. Ogni pausa, un senso. Ogni frequenza, uno spazio.

La programmazione

Se l’architettura e il concept curatoriale pongono le basi, è la programmazione artistica a rendere vivo il corpo di Voce: qui le sorprese non mancano (una linea curatoriale coordinata da Damiano Gullì).

Si comincia con i concerti di Boosta (16 maggio), The Raveonettes (29 maggio), e la voce storica dei Portishead, Beth Gibbons (11 luglio) che con il suo primo disco solista celebra un’intimità sonora quasi scarnificata. E poi ci sono le apparizioni rare, come Rival Consoles (13 giugno), figura centrale dell’elettronica introspettiva, che porterà in Triennale un nuovo live A/V tra sinestesia e ambient emotivo.

A luglio, si parte con l’elettronica atmosferica di Christian Löffler (3 luglio), un’esperienza che sembra cucita su misura per l’acustica di Voce Giardino. L’attesissimo live dei Future Islands (8 luglio), unica data italiana della band americana che con “People Who Aren’t There Anymore” firma uno dei dischi più intensi e maturi della loro carriera, mescolando pop, soul e post-wave. La scena italiana non è affatto trascurata: La Niña, Okkyung Lee, Giuseppe Ielasi, Marcos Valle, Lorenzo Senni — tutti inseriti in un disegno che punta a disegnare una cartografia possibile della ricerca sonora contemporanea.

Lorenzo Senni, in particolare, gioca un ruolo fondamentale. Oltre ad esibirsi, ha contribuito alla sequenza sonora di apertura dello spazio, componendo due brani inediti. Con il suo approccio ultra-analitico al trance e alla computer music, rappresenta perfettamente la tensione tra forma e emozione che Voce intende esplorare.

Clubbing, matinée acustici e podcast dal vivo

Voce non è solo live music. È un contenitore esperienziale che muta volto durante la settimana.
Il venerdì e il sabato si anima con Le Cannibale e Lumina, rassegne di clubbing, dove artisti come Vladimir Ivkovic e Daniele Baldelli portano in scena un’elettronica riflessiva, profonda. Qui ogni beat ha peso, ogni transizione racconta qualcosa.

Le domeniche mattina, con la rassegna Matinée a cura di Nicola Ratti, si assiste invece a performance elettro-acustiche rarefatte: un momento sospeso tra luce naturale e ricerca timbrica, quasi una liturgia sonora laica.

E non manca la parola: con il format Orbita, in collaborazione con Chora Media e Will, Voce diventa anche luogo per podcast dal vivo, interviste, storytelling e talk che esplorano il racconto sonoro contemporaneo (tra politica, letteratura, storie civili).

Particolarmente affascinante sembra anche il format Unexpected Matches, curato dalla regista Alina Marazzi, che propone sonorizzazioni live di materiali d’archivio rari.

Il tutto circondato dalle opere luminose di Marcello Maloberti, che nel giardino ha installato una luna al neon e il logo “TRIENNALE VOCE” in bianco, quasi a segnalare l’accesso a una dimensione altra.

Terraforma EXO, Hyperlocal e la scena internazionale

A livello curatoriale, alcune scelte testimoniano una volontà precisa di tessere reti con le eccellenze della ricerca sonora globale. A partire da Terraforma EXO, il progetto del team di Terraforma che porta in Voce performance come The Drum and the Bird (Bill Kouligas & Forensis) e The Talk (Heith, James K, Günseli Yalcinkaya): suono, ecologia, archivi e visione post-antropocentrica.

Poi c’è Hyperlocal, piattaforma che esplora le scene locali e le rende protagoniste: da Victoria Island (Lagos) al quartiere Umberto I di La Spezia, la musica diventa lente per leggere la città: è indagine culturale. O la rassegna Anatomia del Suono curata da Lorenzo Palmeri, che evidenzia l’intento di costruire un luogo dove si produce pensiero critico tanto quanto emozione immediata.

Questa scelta di non polarizzare tutto sull’”internazionale di tendenza” ma di affiancare circuiti alternativi e realtà emergenti è uno dei tratti più intelligenti dell’intera visione di Voce.

L’elettronica di ricerca si affianca alla sperimentazione acustica, e la club culture incontra la dimensione più intima del listening session.

Non si parla di eventi incasellati rigidamente in generi: ogni serata, ogni performance, sembra voler ribadire la natura liquida e mutevole del suono contemporaneo.

Il progetto si espande in laboratori sonori, incontri tematici e progetti di archiviazione del patrimonio sonoro, coinvolgendo realtà culturali d’eccellenza come Archivio Storico Ricordi, Fondazione Teatro alla Scala, Radio Raheem, SZ Sugar, e molti altri.

Un altro dettaglio tutt’altro che secondario: il cocktail bar di Voce è pensato come estensione naturale dell’esperienza. Una parte integrante dello spazio. Con arredi disegnati ad hoc, illuminazione calibrata e un’atmosfera che riflette quella che si vive nell’area performance.

Il suono come spazio comune

Voce è una dichiarazione d’intenti. Un modo per restituire profondità all’ascolto, per costruire luoghi dove la musica è fruizione ed esplorazione culturale.

In un’epoca in cui siamo sempre connessi eppure spesso distratti, Voce ci invita a prestare attenzione, ad ascoltare non con l’orecchio ma con l’intero corpo. Più attenti, più presenti, più aperti al suono del mondo.

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