Spread BTP-Bund sotto i 100 punti: cosa significa davvero
No, non è vero che i Titoli di Stato italiani sono più sicuri di quelli tedeschi perché lo spread è sceso sotto i 100 punti. L'articolo Spread BTP-Bund sotto i 100 punti: cosa significa davvero proviene da FinanzaDigitale.com.

Il 14 maggio 2025 lo spread tra BTP e Bund è sceso sotto quota 100 punti base, un livello che non si vedeva da settembre 2021. Nel corso della giornata, il differenziale tra titoli di Stato italiano e tedesco ha toccato un minimo di 99,9 punti, per poi risalire leggermente.
La notizia ha attirato l’attenzione dei mercati, della stampa economica e anche della politica, in particolare della premier Giorgia Meloni. Durante il question time alla Camera, la presidente del Consiglio ha commentato il dato sottolineando che «lo spread oggi è sotto i 100 punti base: significa che i titoli di Stato italiani vengono considerati più sicuri dei titoli di Stato tedeschi».
Parole imprecise, che hanno fatto scuotere la testa anche al Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Vediamo perché e cosa significa davvero avere uno spread sotto i 100 punti base.
Cos’è lo spread in parole semplici
Se è vero che lo spread è un termometro della fiducia, non è corretto concludere che l’Italia sia ora considerata più affidabile della Germania. Per capire dove nasce l’equivoco serve chiarire cosa sia davvero lo spread.
Si tratta della differenza tra i rendimenti dei titoli di Stato italiani a dieci anni (BTP) – e quelli dei titoli tedeschi equivalenti, cioè i Bund. I rendimenti si muovono in base alla fiducia degli investitori: se il mercato si fida, i rendimenti calano, perché lo Stato può permettersi di pagare interessi più bassi. Se invece la fiducia cala, i rendimenti salgono, perché bisogna offrire un incentivo in più per convincere chi presta denaro.
Perché Meloni sbaglia
Uno spread di 100 punti base vuol dire che il BTP italiano decennale rende l’1% in più rispetto al Bund tedesco della stessa durata. Detto in modo diverso, chi presta denaro all’Italia pretende un interesse maggiore rispetto a chi presta alla Germania.
Per questo motivo, finché lo spread resta positivo – come lo è oggi – i titoli italiani sono considerati più rischiosi, non più sicuri.
In effetti, al momento i Bund tedeschi rendono il 2,7%, mentre i BTP italiani rendono il 3,7%. Esattamente un punto percentuale in più. Finché l’Italia pagherà interessi più alti della Germania, lo spread resterà un indicatore di rischio maggiore di zero, anche se attenuato rispetto al passato.
Una discesa importante
Su una cosa la premier ha ragione. Quando il governo Meloni si è insediato (22 ottobre 2022) lo spread BTP-Bund a 10 anni viaggiava intorno ai 233 punti base. Oggi è ben più basso, ma il merito non è tutto italiano.

Certo, il giudizio sull’Italia assegnato dalle agenzie di rating (Moody’s, S&P) è migliorato, passando da BBB a BBB+, e Piazza Affari è una delle borse mondiali con le migliori performance.
Negli ultimi due anni, infatti, una parte significativa del calo dello spread è dovuta all’aumento dei rendimenti dei titoli tedeschi, più che a un calo deciso dei rendimenti italiani. Questo significa che la Germania si sta avvicinando all’Italia più di quanto l’Italia si stia avvicinando alla Germania. Una sottigliezza, ma importante per capire il quadro reale.
I limiti dello spread
Lo spread è un indicatore utile, ma va letto nel modo corretto. Non fotografa la forza assoluta di un Paese, misura solo la distanza tra due rischi percepiti. Se la distanza si riduce, è una buona notizia per chi deve collocare titoli di Stato (quindi per l’Italia).
Ma finché la distanza resta positiva, la gerarchia tra i due rischi rimane invariata. La Germania continua a essere considerata più affidabile dell’Italia. Solo con una differenza più contenuta rispetto al passato.
Credit foto: Umberto Battaglia.
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