Tragedia dell’Archivio, dopo sei anni di attesa quattro condanne e sette assoluzioni

Arezzo, si conclude il processo dove persero la vita Filippo Bagni e Piero Bruni. Erano scesi nel seminterrato per verificare il sistema antincendio. Ma l’argon gas inodore e asfissiante, causò la loro morte sul colpo

Mag 16, 2025 - 05:12
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Tragedia dell’Archivio, dopo sei anni di attesa quattro condanne e sette assoluzioni

Arezzo, 16 maggio 2025 – Sei anni di attesa. Più di venti udienze, decine di perizie, una lunga sequenza di ricostruzioni, contestazioni e silenzi. Poi, nella mattinata di ieri, il verdetto: quattro condanne e sette assoluzioni. Si conclude così il processo per la tragedia dell’Archivio di Stato: il 20 settembre 2018 persero la vita Filippo Bagni e Piero Bruni, asfissiati da una nube di gas argon mentre cercavano di capire perché fosse scattato l’allarme antincendio. I due dipendenti stavano lavorando, come ogni mattina. Ma quella, fu l’ultima.

Il giudice Giorgio Margheri ha pronunciato la sentenza di primo grado, riconoscendo il reato di omicidio colposo plurimo per quattro imputati, condannati a pene comprese tra un anno e sei mesi e un anno e dieci mesi, tutte con sospensione condizionale: e ciò consente, se non intervengono nuove condanne nei successivi cinque anni,di non scontare materialmente la pena in carcere. Per gli altri sette, assoluzione con formula piena. La condanna più severa è andata a Monica Scirpa, dirigente della società di consulenza per la sicurezza, condannata a un anno e dieci mesi. Un anno e otto mesi per i due ex direttori dell’Archivio, Claudio Saviotti e Antonella D’Agostino. Un anno e sei mesi, infine, ad Andrea Pierdominici, anche lui consulente. I quattro condannati sono stati ritenuti responsabili, a vario titolo, di non aver garantito un impianto sicuro. Il sistema di sicurezza, invece di proteggere, divenne un pericolo: valvola montata al contrario, vetrino non conforme, errore di programmazione. Per i due dipendenti, non ci fu scampo. “Una sentenza beffa”, ha dichiarato a caldo Claudio Saviotti: “Mancava il vero imputato: lo Stato. Io non ho mai avuto capacità di spesa”. In aula, le mogli di Bagni e Bruni hanno ascoltato in silenzio la lettura del dispositivo. Nessun commento all’uscita. Per loro ha parlato l’avvocato di parte civile Piero Melani Graverini: “Una prima risposta, dopo sei anni. Una sentenza che non cancella il dolore ma mette un punto”. La procura, con la pm Laura Taddei, aveva chiesto dieci condanne — tutte sotto i due anni — e un’assoluzione. Le famiglie delle vittime avevano avanzato, e quindi ottenuto, richieste di risarcimento per complessivi 450 mila euro. Ora c’è attesa per le motivazioni della sentenza. Saranno quelle pagine a spiegare su cosa il tribunale ha fondato le responsabilità, e in che modo ha tracciato il confine tra colpa e non colpa. Un passaggio chiave per capire perché, per sette imputati, sia arrivata l’assoluzione, e perché per altri quattro la giustizia abbia ritenuto che una responsabilità ci sia stata. Una pagina chiusa? Forse non ancora del tutto: l’Appello è dietro l’angolo.