Quando l’Intelligenza artificiale diventa un collega delle risorse umane: regole, rischi e soluzioni per le startup
Per le aziende grandi e piccole che spesso fanno leva sull’automazione per scalare i processi è fondamentale comprendere le implicazioni legali sull’utilizzo di AI per non incorrere in violazioni normative e danni reputazionali. Le domande degli startupper, le risposte dell'avvocato

Negli ultimi anni l’uso dell’intelligenza artificiale (AI) nei processi di selezione del personale ha preso piede, anche tra le startup italiane. Algoritmi e sistemi di AI generativa sono ormai strumenti diffusi per analizzare curricula, predisporre domande di colloquio e persino valutare soft skill tramite simulazioni.
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Tuttavia, l’introduzione dell’AI Act europeo (Regolamento UE 2024/XXX) e la crescente attenzione al tema delle discriminazioni algoritmiche obbligano oggi le startup a rivedere le proprie procedure di reclutamento e i contratti con i fornitori di software HR.
Per le startup innovative, che spesso fanno leva sull’automazione per scalare i processi, è fondamentale comprendere le implicazioni legali dell’utilizzo di AI generativa nei processi di hiring, per non incorrere in violazioni normative e danni reputazionali.
Perché l’AI nei processi HR è considerata ad alto rischio
L’AI Act, approvato nel 2024 e in fase di implementazione definitiva nel 2025, classifica i sistemi AI utilizzati nella selezione del personale come sistemi ad alto rischio. Questo significa che l’utilizzo di questi strumenti è legittimo solo se rispettano:
– Requisiti rigorosi di trasparenza (art. 13 AI Act);
– Supervisione umana effettiva (art. 14 AI Act);
– Analisi di conformità e valutazioni d’impatto sui diritti fondamentali (art. 9 AI Act).
L’obiettivo è evitare che l’algoritmo produca discriminazioni indirette o automatizzi decisioni prive di controllo umano.
Le principali criticità per le startup
L’AI Act individua una serie di criticità tipiche dell’uso di AI nei processi di selezione del personale:
– Bias nei dati di addestramento: se l’algoritmo è stato addestrato su dataset squilibrati, è probabile che riproduca pregiudizi di genere, etnia o età.
– Mancanza di trasparenza: i candidati devono essere informati sul fatto che i loro dati sono trattati da un sistema di intelligenza artificiale.
– Assenza di supervisione: l’AI Act impone che il processo decisionale resti sotto controllo umano, con possibilità di revisione e annullamento delle decisioni automatizzate.
Cosa fare per essere in regola
1. Valutazione d’impatto sull’AI (AI Impact Assessment)
La startup deve eseguire una valutazione d’impatto sui diritti fondamentali (obbligo previsto dall’art. 9 AI Act), analizzando:
– La qualità dei dati impiegati.
– I potenziali rischi di discriminazione.
– Le misure adottate per prevenire pregiudizi o esiti ingiustificati.
2. Trasparenza nei confronti dei candidati
È obbligatorio:
– Informare chiaramente i candidati che un algoritmo AI è coinvolto nel processo di selezione.
– Dare la possibilità di chiedere chiarimenti sulle decisioni automatizzate (art. 13 AI Act).
3. Supervisione e intervento umano
Ogni decisione basata su AI deve essere verificabile da un essere umano, che può correggere o revocare l’esito proposto dall’algoritmo (art. 14 AI Act).
Quali obblighi nei contratti con i fornitori di AI HR
Se la startup utilizza un software sviluppato da terzi, è essenziale stipulare un contratto che contenga:
– Obbligo di aggiornamento e audit del software, per garantire la conformità alle normative UE.
– Clausole che regolino la responsabilità in caso di discriminazioni o danni derivanti dall’uso del software.
-Previsioni sulla valutazione dei dati di training, con garanzia che i dataset siano rappresentativi e aggiornati.
Sanzioni per le violazioni dell’AI Act
Le sanzioni per il mancato rispetto degli obblighi relativi ai sistemi di AI ad alto rischio sono molto severe:
– Fino a 30 milioni di euro o il 6% del fatturato mondiale annuo, a seconda di quale valore sia superiore.
– Sospensione o ritiro del sistema AI dal mercato UE.
Caso pratico
Una fintech italiana ha implementato un sistema AI per la pre-selezione dei candidati, scremando automaticamente i CV in base a parametri prestabiliti. Dopo la pubblicazione dell’AI Act, l’azienda ha:
– Rivisto i processi, prevedendo colloqui obbligatori con HR umani per ogni short list generata dall’AI.
– Aggiornato la privacy policy, specificando l’uso di strumenti di intelligenza artificiale e i diritti dei candidati.
– Redatto una AI Impact Assessment, documentando i criteri di non discriminazione.
Risultato? Un miglioramento nella percezione di trasparenza e fiducia da parte dei candidati, con una crescita della retention dei talenti.
Conclusione
L’introduzione di sistemi di AI generativa nei processi HR è un’opportunità, ma anche un terreno minato sotto il profilo legale. Per le startup è fondamentale:
– Documentare ogni fase di selezione e supervisione.
– Prevedere contratti chiari con i fornitori di software.
– Coinvolgere un legale esperto in privacy e AI per la valutazione dei rischi e l’implementazione delle policy.
La tua startup usa AI nei processi di recruiting? È il momento di verificare la compliance e rafforzare le tutele legali.