Inigo Larraya (CSR L’Oréal Europe): «In arrivo un acceleratore da 100 milioni di euro per sostenere le startup green»
Al L’Oréal for the Future 2025 di Milano oltre al bilancio della multinazionale sono state tracciate le nuove sfide della sostenibilità. Tante le iniziative a impatto sociale. Simone Targetti Ferri, Sustainability Director di L’Oréal Italia: «Inaugureremo un salone di bellezza per supportare le donne più vulnerabili». Tutto sull'evento

Il 13 maggio 2025 l’Università IULM di Milano si è trasformata nel centro del confronto internazionale sul futuro sostenibile. L’appuntamento, organizzato da L’Oréal con il titolo L’Oréal for the Future, ha riunito protagonisti del mondo istituzionale, imprenditoriale, accademico, del giornalismo e dei social media, per tracciare un bilancio delle azioni intraprese e delineare le sfide dei prossimi anni.
A inaugurare la giornata sono stati Elena Grandi, Assessore all’Ambiente e Verde del Comune di Milano, e Giorgio Maione, Assessore all’Ambiente e Clima della Regione Lombardia. Entrambi hanno sottolineato la crescente urgenza di un’alleanza forte tra pubblico e privato, fondamentale per portare progresso e qualità della vita ai territori. La Rettrice IULM Valentina Garavaglia ha poi sottolineato come le università possano essere veri motori di trasformazione urbana e sociale, portando l’esempio concreto del quartiere in cui sorge l’ateneo, riqualificato grazie alla collaborazione virtuosa tra istituzioni e mondo accademico.
L’Oréal: le nuove sfide globali

A dare il via al racconto della visione e delle azioni di L’Oréal è stata Ninell Sobiecka, CEO di L’Oréal Italia. Ha ribadito la missione del gruppo nel voler essere guida globale non solo nel settore della bellezza, ma anche nella promozione di una cultura aziendale sempre più inclusiva e sostenibile. La collaborazione con i nostri stakeholder, ha spiegato, è la chiave per affrontare in modo efficace le grandi sfide ambientali e sociali.
Questa visione si concretizza nei numeri e nei progetti raccontati da Inigo Larraya, CSR & Sustainability Director Europe. Larraya ha condiviso i risultati raggiunti nel 2024 a livello internazionale: il 97% di energia rinnovabile per le attività aziendali, il 66% delle formule basate su ingredienti bio-based, una riduzione del consumo d’acqua pari al 53% e oltre 4,5 milioni di persone raggiunte dalle iniziative sociali del brand. Guardando al futuro, ha annunciato un obiettivo ambizioso: raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, sostenendo anche l’innovazione sostenibile attraverso un acceleratore da 100 milioni di euro nei prossimi cinque anni.
L’Oréal Italia
La declinazione italiana di questo percorso è stata affidata a Simone Targetti Ferri, Sustainability Director di L’Oréal Italia, che ha raccontato come la filiale italiana abbia trasformato i grandi obiettivi globali in risultati concreti. Tre siti produttivi italiani sono già alimentati al 100% da fonti rinnovabili, quasi il 90% dei dipendenti ha ricevuto una formazione strutturata sulla sostenibilità e oltre 200 prodotti refill hanno consentito una riduzione della plastica fino al 70%. Anche il contributo sociale è stato significativo, con oltre 40.000 persone coinvolte in iniziative a forte impatto. Targetti Ferri ha inoltre anticipato alcune delle nuove priorità: investire nella logistica green, impiegare materiali sostenibili nei punti vendita e inaugurare un salone di bellezza per supportare donne in condizioni di vulnerabilità.
Lorenzo Vitale, CFO di L’Oréal Italia, ha ridabito la visione del gruppo di integrare la sostenibilità nella strategia d’impresa. Vitale ha illustrato come la performance economica e quella ambientale siano oggi due binari inscindibili e strettamente interconnessi, con l’introduzione di KPI aziendali che certificano in modo trasparente l’impatto ambientale e sociale dell’azienda insieme a quello finanziario.
La percezione della sostenibilità tra i consumatori
Uno dei passaggi più attesi della giornata è stato l’intervento di Andrea Alemanno, Head of Public Affairs and Corporate Reputation di IPSOS, che ha analizzato il rapporto tra cittadini e sostenibilità. Alemanno ha evidenziato come la conoscenza del tema stia lentamente aumentando, ma rimanga comunque limitata a poco più di un terzo della popolazione. Ha inoltre raccontato come il lessico della responsabilità d’impresa si stia evolvendo verso una sempre maggiore specificità, ma anche come si sia acuito un fenomeno di politicizzazione, a volte estrema, su tematiche ESG come la carbon neutrality o la diversity & inclusion.
Secondo la sua analisi, molti manager percepiscono oggi un rallentamento degli impegni ESG, frenati da priorità contingenti e da una crescente complessità operativa. Il quadro generazionale emerso è altrettanto interessante: mentre le generazioni più mature considerano la sostenibilità una scelta di vita, i giovani tendono a richiedere vantaggi pratici e immediati dai prodotti e dai servizi che acquistano. Per questo, ha spiegato Alemanno, la vera chiave per le aziende è integrare la sostenibilità in modo concreto nella proposta di valore dei propri prodotti. La sostenibilità deve diventare un beneficio reale e tangibile, capace di trasformarsi in vantaggio competitivo per i brand, purché comunicato con coerenza e trasparenza.
Le università come motori di cambiamento
Federica Ricceri, delegata alla Sostenibilità e docente Università IULM, ha sottolineato il ruolo imprescindibile che le università devono avere nella transizione ecologica. Non basta più formare competenze: le istituzioni accademiche devono farsi carico di una responsabilità sociale, agendo come catalizzatori di consapevolezza, competenza, capacità e commitment, le quattro “C” che dovrebbero guidare ogni percorso formativo e ogni azione istituzionale.
La sfida della transizione ecologica in Italia
Il tema centrale della tavola rotonda Shaping Italy: the ecological transformation è stato come rendere concrete le politiche di sostenibilità nelle aziende e nei territori. Luca Musicco ha portato l’esperienza di Italgen, sottolineando il valore della tecnologia come strumento per creare vantaggi reali per le comunità locali. Musicco ha anche sottolineato il ruolo chiave delle collaborazioni tra aziende, associazioni e onlus, citando le partnership di Italgen con UNICEF e CAI.
Raimondo Orsini, della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, ha invece offerto uno spaccato delle eccellenze e delle criticità italiane. Se da un lato il nostro Paese è ai vertici mondiali per riciclo e diffusione dell’agricoltura biologica, dall’altro resta urgente ridurre il numero di veicoli in circolazione e portare la quota di energia rinnovabile dal 50% attuale al 70%. Orsini ha insistito sull’importanza di costruire un ecosistema nazionale capace di sviluppare internamente strumenti e tecnologie verdi, come i pannelli fotovoltaici.
A chiudere, Enrico Giovannini, co-fondatore e direttore scientifico di ASviS, ha offerto una riflessione basata su recenti studi condotti con ISTAT, SACE e CDP. I dati mostrano come le aziende italiane che hanno investito con decisione su competitività e sostenibilità abbiano registrato una crescita del 16%, contro un incremento medio del 5% delle realtà meno orientate alla transizione.
La voce dei giovani per una sostenibilità condivisa
La sessione finale, intitolata Next Gen, ha messo al centro il punto di vista delle nuove generazioni. Silvia Moroni, divulgatrice e content creator, ha parlato dell’importanza di adottare l’edutainment per avvicinare i giovani ai temi ambientali, rendendo la comunicazione accessibile e coinvolgente (la abbiamo intervistata qui). Letizia Palmisano, giornalista e divulgatrice ambientale, ha posto l’accento sulla necessità di adattare i linguaggi ai diversi pubblici, valorizzando anche le piccole azioni quotidiane e trasmettendo il messaggio che chiunque può fare la differenza (qui raccontiamo la sua storia).
Roberta Bonacossa, presidente e co-fondatrice di Change For Planet, ha sottolineato il bisogno di far sentire i giovani parte di una comunità e di offrire loro spazi concreti di ascolto e partecipazione nei processi decisionali delle aziende. Solo così si potrà creare una reale alleanza intergenerazionale per la sostenibilità.