Spagna, le aziende private cercano di insabbiare le loro responsabilità nel blackout
BARCELLONA – Dopo il blackout senza precedenti che ha interessato l’intera penisola iberica e alcune zone del sud della Francia, la situazione è rientrata quasi completamente. Ritirato lo stato d’emergenza, la circolazione dei treni a lunga e media distanza gestita dall’azienda nazionale RENFE è ripartita con regolarità, mentre i convogli ferroviari di breve distanza, come […] The post Spagna, le aziende private cercano di insabbiare le loro responsabilità nel blackout appeared first on L'INDIPENDENTE.

BARCELLONA – Dopo il blackout senza precedenti che ha interessato l’intera penisola iberica e alcune zone del sud della Francia, la situazione è rientrata quasi completamente. Ritirato lo stato d’emergenza, la circolazione dei treni a lunga e media distanza gestita dall’azienda nazionale RENFE è ripartita con regolarità, mentre i convogli ferroviari di breve distanza, come Rodalies in Catalogna, continuano a soffrire di vari disservizi. Mentre il governo spagnolo cerca ancora una risposta a una delle più gravi crisi mai verificatesi nel Paese, le aziende responsabili della distribuzione dell’energia elettrica non starebbero collaborando per aiutare a far luce sulle cause.
Nei giorni scorsi, Sánchez ha annunciato la creazione di una commissione d’investigazione gestita direttamente dalla ministra della Transizione Ecologica Sara Aagesen, mentre la Commissione Europea sta realizzando un report indipendente per fare luce sulla situazione. Non si scarta alcun tipo di ipotesi e a tal riguardo il tribunale della Audiencia Nacional e l’Istituto Nazionale di Cybersicurezza (INCIBE) hanno aperto un’indagine per escludere ufficialmente l’eventualità del cyber attacco.
In tale contesto, i media locali riferiscono come la Moncloa abbia denunciato la scarsa collaborazione delle aziende che gestiscono la produzione e la gestione della rete elettrica nazionale. Leader del settore è l’azienda privata Red Eléctrica, della quale solo il 20% delle azioni sono di proprietà statale, contro un 80% composto da capitale flottante. Nonostante a capo vi sia Beatriz Corredor, ex ministra de la vivienda durante il secondo mandato socialista di José Luis Zapatero e vicina a Pedro Sánchez, la compagnia elettrica sembra mantenere ancora grande riserbo sulle informazioni su quanto accaduto lunedì, tanto da negare ai tecnici del Governo l’accesso ai dati necessari alle indagini.
Questa situazione di impasse mette benzina sul fuoco della politica. Ogni partito dell’arco parlamentare si è ormai pronunciato sulla questione. Il Partito Popolare ha sfruttato l’occasione per scoraggiare l’impegno del Governo sullo sviluppo delle centrali di energia rinnovabile e fare propaganda sull’utilizzo del nucleare. Santiago Abascal, leader del partito di estrema destra VOX, ha attaccato direttamente il presidente del Governo, accusandolo di celare le origini del blackout e chiedendo le sue dimissioni. A sinistra, invece, la totalità dei partiti, con maggiore o minore veemenza, reclama a gran voce la nazionalizzazione delle imprese elettriche, puntando il dito proprio contro la privatizzazione del sistema e la protezione degli interessi economici ai danni dei servizi alla cittadinanza.
Secondo l’opinione di esperti come il fisico e matematico Antonio Turiel, a causare il problema è infatti stata l’avarizia dei gruppi privati, che hanno preferito ritardare gli investimenti nella stabilizzazione della rete fotovoltaica a causa di un prezzo dell’elettricità attualmente troppo basso per riuscire a rientrare nella spesa investita. Nonostante queste operazioni siano di vitale importanza per la sicurezza della rete, la legge impone che solo gli impianti installati dal 2022 necessitino obbligatoriamente dei sistemi di stabilizzazione, ma la gran parte di quelli attivi nel Paese risalgono ad epoche precedenti. L’oligopolio energetico, composto da solo cinque aziende (Endesa, proprietà dell’italiana ENEL, Iberdrola, Naturgy, Repsol y Acciona), trova protezione tra i banchi del Congresso spagnolo e salva così capra e cavoli, da un lato beneficiando solo nel 2024 di undici miliardi di euro complessivi e, dall’altro, restando esenti da tassazioni aggiuntive, grazie al voto di partiti come il Partito Nazionalista Basco, il Partito Socialista e il Partito Popolare. Il panorama mediatico del Paese, posseduto in gran parte dalle stesse aziende, ha così il compito di spazzare la polvere sotto il tappeto e sceglie coscientemente di fare luce sulle origini tecniche del blackout e intanto celare le responsabilità sociali di chi sta alla base di un sistema fallace. Gli stessi che firmano la busta paga a chi si occupa di informazione. A soffiare sull’incendio della disinformazione, oltre ai social network (che hanno raccolto le teorie più disparate diffuse dagli ormai noti influencer di estrema destra), la stessa stampa generalista non ha perso l’occasione per parlare, senza fonti accertate, di complotto ordito da Sánchez o delle presunte responsabilità russe.
Mentre vari giornali (anche italiani) raccolgono affannosamente le testimonianze di chi ha vissuto un idilliaco esempio di slow life, occultando i disagi di tutte quelle persone che vivono in una condizione di grave precarietà lavorativa (come i riders) o di chi ha patito l’assenza di servizi per rispondere ad esigenze sanitarie di vitale importanza, Sánchez è stato chiamato a rispondere per il 7 maggio prossimo davanti al Congresso dei ministri su quanto successo lunedì e sul controverso piano di riarmo. In uno scenario di quiete prima della tempesta, il Governo ha meno di una settimana di tempo per fare luce sui vari interrogativi ancora irrisolti.
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