Secondo giorno di Conclave, nuova fumata nera: che cosa sta succedendo nella Cappella Sistina
Tre scrutini e ancora un nulla di fatto: nel secondo giorno di Conclave (qui le ultime notizie) è arrivata una nuova fumata nera dopo quella della tarda serata di ieri, mercoledì 7 maggio 2025. Notizie, ovviamente, non ce ne sono su quello che sta accadendo all’interno della Cappella Sistina, ma ipotesi sì, e anche diverse. […]

Tre scrutini e ancora un nulla di fatto: nel secondo giorno di Conclave (qui le ultime notizie) è arrivata una nuova fumata nera dopo quella della tarda serata di ieri, mercoledì 7 maggio 2025. Notizie, ovviamente, non ce ne sono su quello che sta accadendo all’interno della Cappella Sistina, ma ipotesi sì, e anche diverse. I prossimi due scrutini, in programma nel pomeriggio di oggi, giovedì 7 maggio, sono quelli decisivi per capire cosa sta succedendo. Negli ultimi quattro Conclavi, infatti, tre degli ultimi quattro Papi sono stati eletti al secondo giorno di votazioni. Se i cardinali hanno trovato una convergenza su un nome, infatti, è probabile che serviranno altre due o al massimo tre votazioni per arrivare agli 89 voti necessari per l’elezione del nuovo Papa.
In caso di una nuova fumata nera, al termine di quella che sarebbe la quinta votazione, però, potrebbe anche prendere corpo l’ipotesi di uno stallo e, quindi, di un Conclave che andrebbe avanti più di quanto auspicato, ad esempio, dal Giovanni Battista Re che stamattina ha affermato di attendersi una fumata bianca entro stasera. Nei giorni scorsi, il cardinale Fernando Filoni in un’intervista al Corriere della Sera, ha spiegato i meccanismi del Conclave: “I primi due scrutini sono di orientamento, poi si comincia a tirare le somme”. Allo stato attuale, come detto, siamo al terzo scrutinio. Nel pomeriggio ve ne saranno altri due: in caso di nuova fumata nera al quinto è probabile che il candidato o i candidati che hanno raccolto maggior preferenze non abbiano la “forza” necessaria per arrivare all’elezione. Una situazione per l’appunto di stallo che in quel caso porterebbe i cardinali a virare su un’altra figura magari non emersa nei primi scrutini.
Quando fu eletto Benedetto XVI, infatti, Ratzinger poteva contare su 47 voti già alla prima votazione, diventati 65 alla seconda e 72 alla terza sino agli 84 della quarta che gli garantirono l’elezione. L’elezione di Papa Francesco, invece, iniziò con circa 30 voti a favore di Angelo Scola, al quale, però, fu poi preferito proprio Bergoglio poiché Scola non era riuscito a crescere nelle preferenze registrate in partenza.
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