Rovere (Mediobanca): le strategie tra tassi in calo, rischio stagnazione e opportunità settoriali

In un contesto di crescita stagnante e inflazione sotto controllo, Riccardo Rovere, responsabile Equity Research di Mediobanca, analizza le prospettive macroeconomiche e settoriali per i prossimi mesi. Secondo Rovere, il calo dei tassi di interesse e un impatto limitato delle tensioni commerciali creeranno opportunità selettive nei settori bancario, difesa e telecomunicazioni.

Mag 7, 2025 - 09:38
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Rovere (Mediobanca): le strategie tra tassi in calo, rischio stagnazione e opportunità settoriali

L’inflazione resta al centro delle preoccupazioni dei mercati, ma una lettura più attenta mostra un quadro meno allarmante di quanto si creda. Lo ha detto Riccardo Rovere, responsabile Equity Research di Mediobanca, in un evento presso l'Armani Hotel di Milano. Nell’Eurozona, l’80% della popolazione vive oggi in paesi dove l’inflazione è intorno o sotto al 2%. Solo in economie più piccole come Estonia, Lituania o Croazia i livelli rimangono elevati, ma l'impatto complessivo è marginale.

Anche i prezzi dell’energia, che avevano alimentato la spirale inflazionistica, stanno continuando a scendere. E l'effetto dei nuovi dazi commerciali tra Stati Uniti, Cina ed Europa — seppure rilevante in termini politici — inciderà solo su una piccola parte dei consumi europei (circa il 5%, in base alle stime di Mediobanca), molto meno che negli Usa (dove incide fino al 20%).

In questo contesto, secondo Riccardo Rovere, appare inevitabile che la Banca Centrale Europea (Bce) proceda con ulteriori tagli dei tassi di interesse. Con la crescita economica che si muove intorno allo 0,1% trimestrale e una stagnazione di fondo sempre più evidente, la politica monetaria dovrà necessariamente tornare espansiva. La storia recente insegna che l'Europa non può sostenere tassi reali positivi per lunghi periodi senza frenare bruscamente la propria crescita.

Le banche europee si trovano oggi in una posizione interessante secondo Rovere. Dopo anni di ristrutturazioni e ricapitalizzazioni, il settore presenta fondamentali solidi: elevata generazione di capitale, payout da dividendi elevati (intorno al 9-10%) e valutazioni a sconto rispetto alla media storica.

Oggi le banche trattano a circa 9 volte gli utili attesi, contro una media storica di 10 volte. Inoltre, in un contesto di tassi in discesa nell'Eurozona, i margini di interesse delle banche potrebbero comprimersi leggermente, ma senza compromettere la redditività complessiva.

Anche ipotizzando un rallentamento della crescita nominale all'1% annuo, il settore rimane capace di offrire ritorni interessanti grazie alla resilienza dei business model e alla gestione attenta del capitale. Il "rischio recessione", sottolinea Rovere, appare limitato: si prefigura piuttosto un contesto di stagnazione moderata, che il settore bancario potrebbe affrontare senza grandi difficoltà.

Le tensioni commerciali tra Stati Uniti, Cina ed Europa rischiano di introdurre tariffe che impatterebbero sul commercio globale. Tuttavia, i calcoli di Mediobanca mostrano che anche ipotizzando dazi del 20% sugli scambi commerciali, l’effetto sarebbe moderato: rallentamento della crescita, sì, ma non recessione conclamata.

Secondo le analisi condivise da Rovere, l’Europa potrebbe perdere circa lo 0,3% di crescita su base annua, mentre la Cina, molto più esposta all’export, vedrebbe un impatto maggiore (intorno al -3,5% del Pil). Gli Stati Uniti, invece, subirebbero un danno intermedio.

In tutti gli scenari analizzati, il denominatore comune è che l’impatto delle tariffe, pur non trascurabile, non sarebbe sufficiente da solo a far deragliare completamente la crescita globale. Questo elemento è cruciale per orientare le strategie d'investimento: pur in un contesto più incerto, il ciclo economico non sembra destinato a interrompersi bruscamente.

Oltre al settore bancario, esistono opportunità mirate in comparti specifici. In primo piano c’è il settore della difesa, sostenuto da un nuovo ciclo di spesa pubblica: la Germania, ad esempio, ha stanziato circa 500 miliardi di euro per il riarmo e le infrastrutture, pari a circa 40 miliardi annui fino al 2035.

Questo nuovo impulso fiscale, secondo Rovere, potrebbe aggiungere circa lo 0,3% annuo alla crescita europea, compensando in parte le debolezze industriali.

Anche il settore delle telecomunicazioni offre spunti interessanti. Telecom Italia, in particolare, viene vista come sottovalutata rispetto ai fondamentali, in un contesto dove i consolidamenti tra operatori europei potrebbero accelerare. In generale, spiega Rovere, le telco indebitate potrebbero beneficiare di tassi di interesse più bassi, migliorando la loro redditività.