Riso italiano contaminato, trovate tracce di cadmio e arsenico
Anche una varietà italiana di riso è tra i prodotti analizzati e sotto accusa da uno studio pubblicato da Healthy Babies, Bright Futures. Trovare tracce di cadmio e arsenico

Diverse varietà di riso consumate quotidianamente in tutto il mondo risultano contaminate dalla presenza di arsenico e cadmio. Questa affermazione è la conclusione di uno studio condotto e pubblicato da “Healthy Babies, Bright Futures” e reso virale dalla CNN.
La ricerca ha preso in esame numerosi campioni di riso venduti nei supermercati statunitensi ma le marche che sono state coinvolte nell’analisi non sono state rese note. Tra i prodotti analizzati figurano anche varietà di riso italiano, incluso il riso Arborio, molto usato nella cucina europea.
I risultati dello studio
Lo studio ha selezionato come oggetto della ricerca 145 campioni di riso provenienti da Stati Uniti, Italia, India e Thailandia. I prodotti sono stati acquistati da consumatori americani e sottoposti a test per la rilevazione di metalli pesanti. Il 25% dei campioni ha superato i limiti fissati nel 2021 dalla Food and Drug Administration (FDA) per l’arsenico inorganico nei cereali destinati ai bambini. Bisogna però fare un importante distinguo. Suddetti limiti di arsenico non si applicano al riso consumato per adulti, valgono solo per i prodotti per l’infanzia.
Secondo Jane Houlihan, direttrice della ricerca per Healthy Babies, Bright Futures, “il riso consumato dai bambini tra 0 e 2 anni rappresenta una delle principali fonti di esposizione all’arsenico inorganico, superando persino i cereali per l’infanzia”.
I rischi per chi consuma prodotti contaminati da cadmio e arsenico
L’arsenico inorganico è una forma tossica presente in natura, spesso assorbita dal terreno attraverso l’acqua. L’esposizione prolungata, in particolare durante la gravidanza e nella prima infanzia, è stata collegata a problemi neurologici, riduzione del QI, aborti spontanei e parti prematuri.
Il cadmio, un altro metallo rilevato nei test, può attraversare la barriera placentare e interferire con lo sviluppo cerebrale. Può anche causare danni ai reni, ai polmoni e alle ossa.
Per ridurre il rischio associato al consumo di riso, gli esperti raccomandano di sciacquare il riso abbondantemente prima della cottura e cuocerlo in grandi quantità d’acqua (rapporto 1:6), eliminando il liquido in eccesso.
La varietà riso Arborio italiano tra i più contaminati
Tra i campioni analizzati, la varietà di riso Arborio italiano ha riportato un contenuto totale di 142 parti per miliardo (ppb) di metalli pesanti, con 101 ppb attribuibili all’arsenico. Questo valore si avvicina al limite di 100 ppb stabilito dalla FDA per i prodotti destinati all’infanzia.
La varietà di riso Arborio si è distinto anche per una concentrazione elevata di cadmio, risultando tra le varietà con i valori medi più alti, insieme al Basmati indiano. I risultati sollevano interrogativi sulla sicurezza di un alimento molto diffuso anche in Europa, soprattutto se utilizzato abitualmente da famiglie con bambini piccoli.
Le differenze tra riso bianco e integrale
I test hanno mostrato che la presenza di metalli pesanti varia in base al tipo di riso e all’area di coltivazione. Il riso integrale e quello selvatico hanno registrato livelli più alti di contaminazione perché conservano gli strati esterni del chicco dove si accumulano i metalli. Al contrario, varietà come il Basmati indiano e il Jasmine thailandese hanno mostrato livelli inferiori.
La USA Rice Federation ha risposto alle preoccupazioni, affermando che il riso coltivato negli Stati Uniti presenta i livelli più bassi di arsenico inorganico a livello mondiale. L’organizzazione ha sottolineato il rispetto degli standard di sicurezza da parte del settore. Forte la replica di Houlihan, “il riso, da solo, contribuisce al 17% dell’arsenico presente nella dieta americana. Pur essendo un singolo alimento, rappresenta una fonte significativa di esposizione”.
La richiesta di regole più stringenti
Il riso è un alimento centrale in molte culture. Il rapporto evidenzia che, tra i bambini asiatici sotto i 2 anni, rappresenta fino al 30,5% dell’esposizione all’arsenico, mentre tra i bambini ispanici il valore si attesta intorno al 14%. La percentuale arriva al 55% tra i 18 e i 24 mesi. Lo studio sottolinea la necessità di ampliare le normative anche al riso destinato alla popolazione generale e promuovere l’informazione sui rischi legati al consumo eccessivo di riso contaminato.