Riso contaminato da arsenico e cadmio: l’Arborio italiano è tra i peggiori del nuovo test Usa
Un recente rapporto pubblicato da Healthy Babies, Bright Futures e condiviso in esclusiva dalla CNN ha acceso i riflettori su un problema di salute pubblica che riguarda un alimento base per milioni di famiglie: il riso. L’indagine ha rilevato livelli allarmanti di arsenico e cadmio in oltre 100 marche di riso acquistate nei supermercati statunitensi,...

Un recente rapporto pubblicato da Healthy Babies, Bright Futures e condiviso in esclusiva dalla CNN ha acceso i riflettori su un problema di salute pubblica che riguarda un alimento base per milioni di famiglie: il riso. L’indagine ha rilevato livelli allarmanti di arsenico e cadmio in oltre 100 marche di riso acquistate nei supermercati statunitensi, con potenziali gravi ripercussioni sulla salute, soprattutto dei bambini.
Cosa ha scoperto l’indagine
Lo studio ha esaminato 145 campioni di riso provenienti da Stati Uniti, Italia, India e Thailandia, acquistati da consumatori americani. Secondo i dati, un campione su quattro superava i limiti fissati nel 2021 dalla Food and Drug Administration (FDA) per l’arsenico inorganico nei cereali destinati all’infanzia. Eppure, la normativa FDA non si applica al riso comune, quello che finisce quotidianamente nei piatti di adulti e bambini.
Jane Houlihan, direttrice della ricerca di Healthy Babies, Bright Futures, sottolinea che “il riso consumato dai bambini tra 0 e 2 anni rappresenta una delle principali fonti di esposizione all’arsenico inorganico, superando persino i cereali per neonati”.
L’arsenico è un elemento naturale presente nell’ambiente, ma la sua forma inorganica è altamente tossica e cancerogena. L’esposizione precoce, soprattutto durante la gravidanza e nei primi anni di vita, è collegata a disturbi dello sviluppo neurologico, riduzione del QI, aborti spontanei e parto prematuro.
Anche il cadmio, rilevato nei campioni analizzati, è un metallo pesante pericoloso: attraversa la barriera placentare e può danneggiare il cervello in via di sviluppo, oltre a causare problemi renali, polmonari e ossei.
Il test ha poi confermato che il contenuto di metalli pesanti varia anche in base al tipo di riso e alla zona di coltivazione. Il riso integrale e quello selvatico, per esempio, contengono livelli più alti perché conservano gli strati esterni del chicco, dove si concentrano i metalli. Tra i campioni analizzati, il riso Arborio italiano e quello bianco coltivato nel sud-est degli Stati Uniti presentavano livelli quasi comparabili a quelli del riso integrale. Al contrario, varietà come il Basmati indiano o il Jasmine thailandese risultavano meno contaminate.
Anche il riso italiano sotto accusa
Tra i campioni analizzati, anche il riso Arborio coltivato in Italia (non sono specificate le marche) ha mostrato livelli elevati di contaminazione da metalli pesanti. Nei test di laboratorio, questo riso ha registrato un contenuto totale di 142 parti per miliardo (ppb) di metalli pesanti, di cui 101 ppb attribuibili all’arsenico. Un valore che si avvicina al limite massimo di arsenico inorganico fissato dalla FDA statunitense per i cereali di riso destinati ai bambini (100 ppb).
Oltre all’arsenico, il riso Arborio italiano ha riportato anche una concentrazione particolarmente alta di cadmio, risultando – insieme al Basmati indiano – tra le varietà con i livelli medi più elevati di questo metallo tossico. Si tratta di risultati che pongono interrogativi sulla sicurezza di un alimento ampiamente consumato anche in Europa, specie se destinato a un uso quotidiano o all’infanzia.

@Healthy Babies, Bright Futures
La replica delle aziende
La USA Rice Federation ha minimizzato il rischio, sostenendo che il riso coltivato negli Stati Uniti ha i livelli più bassi di arsenico inorganico al mondo e che l’industria rispetta gli standard di sicurezza. Tuttavia, secondo Houlihan, questi dati non rassicurano: “Il riso, da solo, contribuisce al 17% dell’arsenico nella dieta americana. È un singolo alimento, eppure è una delle fonti principali di esposizione”.
Un problema globale, non solo americano
Il riso è l’alimento solido più consumato al mondo, presente in ogni pasto quotidiano in molte culture. Secondo il rapporto, per i bambini ispanici sotto i 2 anni rappresenta il 14% dell’esposizione totale all’arsenico; per quelli asiatici la percentuale sale al 30,5%, arrivando fino al 55% tra i 18 e i 24 mesi. La mancanza di consapevolezza in molte comunità etniche è un ulteriore elemento critico.
Il rapporto lancia un appello chiaro: è urgente aggiornare le normative sulla sicurezza alimentare, estendendole anche al riso non destinato all’infanzia. Allo stesso tempo, è fondamentale sensibilizzare le famiglie e offrire alternative sicure, soprattutto per i bambini.
Cereali alternativi: una scelta più sicura?
Lo studio ha confrontato il riso con nove cereali antichi come farro, quinoa, grano saraceno e miglio. I risultati sono chiari: questi cereali contenevano in media 28 volte meno arsenico del riso. Sebbene avessero livelli leggermente più alti di cadmio, l’esposizione complessiva ai metalli pesanti risultava tre volte inferiore.

@Healthy Babies, Bright Futures
Come ridurre l’esposizione all’arsenico
Variare l’alimentazione è ovviamente un ottimo consiglio ma quando si mangia riso, per ridurre l’esposizione all’arsenico, gli esperti raccomandano di sciacquarlo abbondantemente e cuocerlo in molta acqua (rapporto 1:6), scolando quella in eccesso prima di servirlo.
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