Redorange cambia pelle: da studio a manifattura
C’È UN PRIMA E UN DOPO nella vita dell’imprenditore Riccardo Rossi (nella foto). Il "prima" è il frutto di un...

C’È UN PRIMA E UN DOPO nella vita dell’imprenditore Riccardo Rossi (nella foto). Il "prima" è il frutto di un percorso imprenditoriale iniziato nel 2008 con la costituzione dell’azienda STR Research & Innovation. Un’avventura nel mondo della progettazione meccanica che si è evoluta con il tempo, spinta da una visione chiara: unire ingegno, tecnologia e formazione per creare soluzioni reali in grado di cambiare il modo di produrre. Nel 2015 nasce ufficialmente Redorange Srl, una startup innovativa con l’obiettivo di ampliare l’offerta tecnica e dare corpo a una nuova generazione di servizi: automazione industriale, simulazione meccatronica, realtà virtuale e aumentata, digitalizzazione documentale, formazione tecnica e professionale. Ma Redorange è da sempre qualcosa di più di un’azienda. È un laboratorio vivente di idee, un ponte tra presente e futuro. Il cuore pulsante di Redorange è anche la formazione. Attraverso la sua Academy, in collaborazione con ITS, IFTS e agenzie del lavoro, ha formato oltre 250 professionisti oggi impiegati con successo nel settore industriale.
"Il valore della ricerca si è intrecciato con l’azione – spiega Riccardo Rossi – premi prestigiosi, collaborazioni con player internazionali, fino al contributo a progetti di rilevanza mondiale, come il reattore a fusione ITER Tokamak. Tutto questo, guidato da una visione creativa che si riflette persino nel nome dell’azienda".
Fino al 22 febbraio scorso, da quel giorno tutto sarebbe cambiato per sempre?
"Quel cambiamento non ha indebolito la visione, al contrario l’ha rafforzata".
Che è successo quel giorno?
"Quel sabato, il 22 febbraio 2025, sembrava uno dei tanti. Una mattinata attiva: una corsa leggera all’alba per liberare la mente, poi il tempo condiviso con il figlio Gianmarco su una pista di go-kart, una passione che unisce e diverte. Il pomeriggio scorre con il solito spirito operativo. Niente lasciava presagire ciò che stava per accadere. Dopo la doccia, il corpo lancia un segnale imprevisto. Una sensazione strana, un vuoto improvviso. Un crollo. Riesco solo a chiamare la persona che mi è accanto, prima di svenire. È un attimo. Il cuore si ferma. Il respiro si spezza. Il tempo rallenta. Chi è in casa con me chiama subito il 118, ma non si ferma lì. Coinvolge Ignazio, il vicino di casa del piano inferiore. Insieme, mi sollevano dal letto, mi adagiano sul pavimento, e guidati telefonicamente dall’operatore del 118 iniziano il massaggio cardiaco. L’arrivo dell’ambulanza con il team guidato dalla dottoressa Filomena Egidi, un gruppo di professionisti esperti, lucidi, determinati. Non si tratta di volontari: sono operatori altamente formati del sistema sanitario, e questo garantisce rigore, metodo e continuità d’azione. La rianimazione è lunga, complessa, drammatica. Vengono utilizzate ben tre bombole di ossigeno, cinque iniezioni di adrenalina, due defibrillazioni. I vicini di casa Gioacchino, Ida e Matteo allertati dal carissimo amico Luca Michettoni supportano attivamente il team, andando a prendere l’ossigeno dall’ambulanza, gestendo la logistica, chiamando i Vigili del Fuoco per affrontare le scale strette dell’appartamento. Il cuore, dopo oltre 40 minuti di manovre, riprende a battere. Un traguardo che sembra un miracolo, ma che in realtà è il frutto della perfetta sinergia tra persone preparate, spirito di squadra e competenza sanitaria. All’ospedale di San Benedetto del Tronto, vengo accolto al pronto soccorso e affidato al reparto di rianimazione. Tac, elettroencefalogramma, analisi: nessun danno neurologico. Il cuore è ripartito, il cervello è salvo".
Da lì inizia il "dopo"?
"Esco da quell’esperienza con uno sguardo nuovo. Il mio corpo ha sofferto, ma il suo spirito è rinato. Da questa frase nasce la nuova filosofia che si trasforma in strategia. In Redorange il leader non è solo un decisore. È un ispiratore, un custode del futuro, un costruttore di eredità. Redorange non sarà più soltanto un partner di progettazione e consulenza: diventerà un costruttore di soluzioni, un produttore di macchine e sistemi completi ad alto contenuto tecnologico. Il salto è netto: da studio tecnico a azienda manifatturiera ad alto valore aggiunto, capace di integrare AI, IoT, digitalizzazione e i paradigmi dell’industria 4.0 e 5.0 in ogni prodotto realizzato. Per sostenere questa trasformazione, sono già stati avviati importanti investimenti strutturali. Siamo alla ricerca di una nuova sede, più grande e più funzionale, con spazi per l’assemblaggio e il collaudo. Abbiamo avviato l’acquisto di nuovi macchinari e sistemi produttivi. Stiamo realizzato una nuova infrastruttura IT, con server e hardware di ultima generazione in grado di supportare nuove e future applicazioni di Intelligenza Artificiale. In sintesi intendiamo implementare una cultura del prodotto, che parte dalla progettazione e arriva alla consegna".
La rinascita di Redorange passa anche dal benessere delle persone?
"L’azienda ha già adottato la settimana lavorativa corta, liberando il venerdì per favorire il tempo libero, la famiglia e le passioni personali. Non è solo un premio. È una filosofia aziendale: più equilibrio, più motivazione, più energia creativa. In parallelo, verranno potenziati i programmi di formazione continua, sia tecnica che umana". Il nuovo corso porterà ad una Redorange sempre più internazionale? "Redorange punta anche a una visione internazionale. Redorange vuole diventare un modello di eccellenza nel settore dell’automazione industriale, un punto di riferimento per chi crede che il progresso debba essere umano, tecnologico e sostenibile allo stesso tempo".