Red Bull, sussidio “post traumatico” per le seconde guide
Verstappen è il super marziano della Red Bull, un dannato animale da corsa. Uno di quelli che non si accontentano di stare in pista, ma preferiscono divorarla. Ha la fame dei predatori, la freddezza di un killer e la velocità di un proiettile sparato dritto nell’anima della Formula Uno. Non si aggira nel paddock per […]

Verstappen è il super marziano della Red Bull, un dannato animale da corsa. Uno di quelli che non si accontentano di stare in pista, ma preferiscono divorarla. Ha la fame dei predatori, la freddezza di un killer e la velocità di un proiettile sparato dritto nell’anima della Formula Uno. Non si aggira nel paddock per fare amici, sorridere nelle foto o giocare al bravo ragazzo. No. Si mette il casco per vincere, per strappare decimi di secondo come se fossero ossigeno. Solo quello gli interessa.
Si diletta a infilarsi in spazi che gli altri nemmeno vedono, per guardarti negli occhi nello specchietto e farti sapere che, nel giro di un battito di ciglia, sarai dietro di lui. La pioggia, la pressione, le gomme non in buono stato? Non gli importa. E chi se ne frega. Non molla mai o quasi, quando lo fa è per un demerito manifesto della sua vettura. Balla con il caos e vince. Perché per lui non è solo una gara, è guerra. E quando Verstappen è in pista, sai già come va a finire. Tutto giusto, ma chi è al suo fianco?

La vettura a sua immagine e somiglianza
L’anno scorso Verstappen ha vinto un campionato da solo, senza la monoposto più rapida. Stagione da incorniciare per come ha svolto il suo compito. È riuscito a ridicolizzare tutti, a iniziare dal suo compagno di squadra, quel Sergio Perez che ha preso più mazzate di una pentolaccia e alla fine, con un calcio nel sedere, è stato rimosso nonostante i milioni che portava in dote. Checo è stato criticato in lungo e in largo. Ma siamo poi così sicuri che fosse solamente colpa sua?
Senza dubbio condividere il garage con un “mostro sportivo” del genere risulta estremamente complicato. In secondo luogo, sebbene questa notizia venga puntualmente smentita ogni stagione, la squadra di Milton Keynes punta principalmente su Verstappen. Questo non significa che la seconda Red Bull abbia tre ruote e mezzo alettone, ok, siamo d’accordo. Tuttavia, il supporto verso i piloti è decisamente sbilanciato a favore dell’olandese.

E non potrebbe essere altrimenti quando al volante hai un talento del genere, ma forse è proprio qui che nasce l’inghippo. La problematica che distrugge in automatico chi condivide il garage con lui. Già il fatto di non avere la sua abilità al volante è un forte handicap, se poi sommiamo il fatto che le vetture sono pensate, costruite e sviluppate a sua immagine e somiglianza, capiremo bene quanto diventi tutto ancora più complicato per i compagni. Questo sebbene il Red Bull non lo ammeta e dica l’esatto contrario.
Yuki, non farlo…
Liam Lawson ha vinto la concorrenza di altre figure che ambivano al sedile numero 2 della Red Bull. Ha battuto Sainz, con il quale il team una chiacchierata l’ha fatta. Idem per Tsunoda, il giapponesino che poi tanto “ino” non è. Ha le palle quadrate, il ragazzo orientale. Quell’indole che Marko aveva previsto parlando di Lawson, ricordate? Un’altra delle tante perle di Helmut che, in tempi non sospetti, sosteneva come la scelta sul neozelandese fosse in gran parte basata sul suo forte carattere.
Beh, dopo solo due gare, guardando Liam vediamo un ragazzo distrutto moralmente. I risultati non lo aiutano di certo, è ovvio, ma è proprio il lato psicologico che manca, al di là della bravura del pilota. Si dice che Yuki potrebbe passare in Red Bull già dal prossimo Gran Premio del Giappone, tra due settimane, in casa sua. Forse, però, consiglio spassionato, farebbe meglio a ringraziare con 1000 inchini e starsene dov’è, nella speranza che un’altra squadra lo chiami magari l’anno prossimo.

Perché diciamo questo? Verstappen distrugge tutto quello che si trova al suo fianco. Piloti che poi o spariscono dal radar o devono sputare sangue per ricostruirsi un minimo di reputazione. Ecco perché sarebbe meglio restare in Racing Bulls e lasciare il “ceppo dei decapitati” ad altri. In conclusione: Red Bull potrebbe mettere a budget un “sussidio post-traumatico” per le seconde guide, perché i danni psico-sportivi che subisce chi ha la scellerata idea di guidare la stessa macchina di Max sono davvero tanti…
Autore: Zander Arcari – @berrageiz
Immagini: Red Bull Racing – F1Tv