Red Bull, Horner: se mia nonna avesse le ruote sarebbe una carriola
Horner ha sempre ragione, specie quando ha torto. Una pratica che in Red Bull fa sempre breccia. Essere convinti di sé stessi aiuta. Tuttavia, saperla sempre più lunga degli altri, in determinate occasioni, può portare problemi. E in effetti è proprio quello che è successo domenica scorsa, quando, alla prima curva del Gran Premio dell’Arabia […]

Horner ha sempre ragione, specie quando ha torto. Una pratica che in Red Bull fa sempre breccia. Essere convinti di sé stessi aiuta. Tuttavia, saperla sempre più lunga degli altri, in determinate occasioni, può portare problemi. E in effetti è proprio quello che è successo domenica scorsa, quando, alla prima curva del Gran Premio dell’Arabia Saudita, qualcosa è andato storto per il campione del mondo in carica.
Il supporto esclusivo per Max
Max ha conquistato una pole strepitosa a Jeddah. Un lavoro eccezionale, perché la sua RB21 non è all’altezza delle McLaren. Ciò malgrado, cerchio magico di Max. È infatti evidente come gli ingegneri che seguono l’operato in pista non abbiano mai smarrito quell’approccio orientato al successo, che nelle recenti stagioni ha segnato fortemente l’identità della squadra di Milton Keynes.
Il gruppo ristretto che ruota attorno a Verstappen si conferma una macchina ben oliata e perfettamente funzionante. Si tratta di quei tecnici che da tempo affiancano il pilota olandese nella gestione della vettura e delle condizioni, gara dopo gara. Accanto alla figura ormai familiare di Giampiero Lambiase, ci sono pure Tom Hart e David Mart, veri e propri pilastri nell’ombra.
Il primo riveste il ruolo di ingegnere della performance al servizio di Max dal 2021, mentre il secondo è il coordinatore del team di ingegneri responsabili della resa della power unit. In sintesi, se da un lato la graduale uscita di scena di personalità di spicco come Fallows, Marshall e lo stesso Newey ha minato la solidità del progetto tecnico, chi resta impegnato nell’ottimizzazione del pacchetto in pista continua a garantire risultati.
I fatti tra Max e Oscar
A margine dello scenario appena descritto, va detto che, per quanto concerne le decisioni in atto, inerenti a possibili penalità o guai che possono verificarsi di lì a poco, Red Bull non sempre sa imboccare la strada corretta. Lo ha dimostrato ancora una volta a Jeddah, dove, con prepotenza, ha pensato di difendere solamente la propria teoria, senza considerare che quella della FIA potesse portare a una penalità.
vitare a prescindere non è nel DNA della scuderia austriaca. Guerra, sempre e comunque, perché va seguita una certa politica, magari a volte non efficace, ma comunque affine ai pensieri del team. Curva 1, Gran Premio dell’Arabia Saudita: Max cerca di recuperare dopo uno scatto frizione non eccellente ma esagera. Si getta all’interno di Piastri con prepotenza, che ovviamente chiude la traiettoria
L’organo federale, ormai da tempo (era ora), ha smesso di proteggere incomprensibilmente il quattro volte campione del mondo di F1. Tutto è discutibile e opinabile, ma resta pur sempre chi decide e, in questo caso, la scelta degli steward va contro le ragioni della scuderia austriaca. Un dato di fatto incontrovertibile, al quale ci si poteva pure appellare, apportando informazioni cruciali che, ovviamente, Red Bull non aveva.
L’inutilità delle considerazioni di Christian
Horner si presenta con un tablet in conferenza stampa, necessario a sottoporre le evidenze e perorare la sua causa. Ha pure pensato di fare ricorso, ma poi, con consigli più miti all’interno del team, è stata presa la decisione di non agire e “accettare” la sanzione di 5 secondi inflitta a Max. La Red Bull poteva restituire la posizione a Oscar, ma nel farlo sapeva che la percentuale di vittoria sarebbe quasi scomparsa.
“Senza la penalità inflitta a Verstappen avremmo vinto“, questa la prima considerazione di Horner in merito all’accaduto. Nei panni di Andrea Stella si poteva rispondere così, in inglese, lingua madre dello Space Boy che poteva così capire perfettamente il succo del discorso: “If my grandmother had wheels she would have been a bike.“
Christian, un’ultima cosa: con i “se” e con i “ma” non si va da nessuna parte…
Autore: Andrea Bovone
Immagini: McLaren Media Centre