L’appeal delle rinnovabili per le aziende: il 97% sostiene la transizione energetica
Le fonti rinnovabili rappresentano una risorsa per le aziende, contribuendo a proteggerle dalla volatilità dei prezzi dell’energia, un aspetto di cui sempre più dirigenti aziendali hanno consapevolezza. Da un’indagine della società di ricerche di mercato londinese Savanta su incarico di E3G, Beyond Fossil Fuels e We Mean Business Coalition intitolata“Powering up: Business perspectives on shifting […] The post L’appeal delle rinnovabili per le aziende: il 97% sostiene la transizione energetica first appeared on QualEnergia.it.

Le fonti rinnovabili rappresentano una risorsa per le aziende, contribuendo a proteggerle dalla volatilità dei prezzi dell’energia, un aspetto di cui sempre più dirigenti aziendali hanno consapevolezza.
Da un’indagine della società di ricerche di mercato londinese Savanta su incarico di E3G, Beyond Fossil Fuels e We Mean Business Coalition intitolata“Powering up: Business perspectives on shifting to renewable electricity” (link in basso) emerge che per diversi esponenti del panorama imprenditoriale globale sicurezza energetica, crescita economica e competitività a lungo termine dipendono da un sistema energetico basato sull’energia da rinnovabili.
Il sondaggio è stato condotto interrogando circa 1500 dirigenti aziendali di 15 importanti economie globali e mercati emergenti (Australia, Brasile, Canada, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Messico, Polonia, Sudafrica, Corea del Sud, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti).
Il 76% delle imprese consultate è di natura privata e più della metà (55%) opera anche al di fuori dei confini nazionali. Le più rappresentate sono quelle di consulenza informatica e comunicazione, ma ci sono anche aziende manifatturiere, edili, dei trasporti o che si occupano di energia.
Il 97% degli interpellati sostiene la transizione dai combustibili fossili alle Fer, mentre il 78% si è detto a favore di questo passaggio entro 10 anni.
Inoltre, due terzi dei dirigenti hanno affermato che preferirebbero una transizione diretta dal carbone alle rinnovabili, senza passare per una fase “transitoria” basata sul gas.
Tra i dirigenti che vorrebbero che i governi dei loro paesi diano priorità agli investimenti nelle energie rinnovabili, quasi nove su dieci (87%) vorrebbero anche che una totale dismissione delle centrali a carbone entro il prossimo decennio. Metà degli imprenditori ascoltati minaccia di trasferire le proprie attività (52%) e le catene di fornitura (49%) se i loro rappresentanti istituzionali non effettueranno la transizione.
Il 38% stima che la maggior parte dell’elettricità consumata dalle proprie attività proverrà da fonti rinnovabili entro 5 anni e un ulteriore 33% entro 10 anni.
Un vantaggio competitivo
Secondo il report le grandi aziende vogliono passare entro il 2035 a un sistema elettrico “basato completamente sulle energie rinnovabili” e stanno pianificando di cambiare le loro attività e i loro fornitori “per garantirsi un vantaggio competitivo e una sicurezza energetica a lungo termine”.
Oltre la metà (55%) del campione ritiene che la sicurezza energetica sia il principale vantaggio di un sistema basato sulle fonti rinnovabili.
Ancora, l’accesso all’energia elettrica da fonti pulite è una “priorità assoluta” per il 90% dei dirigenti aziendali quando devono decidere dove investire, mentre il 93% delle organizzazioni sta valutando la possibilità di investire in energie rinnovabili in loco per supportare le proprie attività.
Più di quattro dirigenti su dieci (42%) dichiarano che le loro aziende hanno già un piano per eliminare gradualmente i combustibili fossili, oltre ad adottare standard di efficienza energetica e di gestione ambientale, come la ISO 14001, la certificazione Green Key e lo standard “Route to Net Zero” del Carbon Trust.
Limiti e rischi
Alla domanda sugli effetti negativi del continuo utilizzo di combustibili fossili per la generazione di elettricità, i risultati più comunemente citati dal campione sono l’esposizione alla volatilità dei prezzi dell’elettricità (48%), la scarsa crescita economica e i bassi investimenti (41%) e la diminuzione della competitività del mercato (34%).
Quasi un terzo (31%) teme che gli investitori o i finanziatori possano ritirare i finanziamenti se il ritmo di transizione enehrgetica dei Paesi dovesse essere “troppo lento”.
Il principale ostacolo individuato riguarda gli alti costi iniziali, citati dal 39% dei dirigenti intervistati. Altre criticità includono: infrastrutture nazionali insufficienti per lo stoccaggio e la distribuzione di elettricità rinnovabile (38%), insufficiente disponibilità di impianti Fer (37%), supporto politico e normativo (36%) e assenza di politiche e piani energetici dettagliati (35%).
La prospettiva italiana
Venendo all’Italia, su 50 aziende consultate oltre tre quarti dei dirigenti (76%) chiedono al governo di dare priorità ai nuovi investimenti in progetti di fonti rinnovabili rispetto al gas.
Analogamente, una maggioranza ancora più ampia (86%) vorrebbe che le rinnovabili prendano il posto del carbone nel mix elettrico nazionale. Oltre a ridurre i rischi climatici (64%), la maggioranza dei dirigenti (54%) considera questa mossa positiva per la sicurezza energetica.
Il nostro Paese spicca anche per disponibilità delle aziende a trasferirsi se il governo facesse resistenza a lungo termine per conservare quote di generazione elettrica da fonti fossili. Il 64% delle imprese ha dichiarato che sposterebbe sia le proprie sedi operative sia le catene di fornitura, la terza percentuale più alta dopo Indonesia (69%) e Brasile (67%).
Un segnale importante potrebbe arrivare dalla redistribuzione dei sussidi destinati alle fossili verso alternative rinnovabili, secondo oltre due quinti (44%) dei dirigenti intervistati nel report.
Per accedere ai fondi NextGenerationEU, ricordiamo, l’Italia deve tagliare circa 2 miliardi di euro di sussidi ambientalmente dannosi entro la fine di quest’anno.
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