Quanto guadagnano i cardinali? Un’analisi dei vertici della Chiesa
Le cifre degli stipendi e dei benefit percepite dai leader del Vaticano

Il Vaticano, cuore spirituale della Chiesa Cattolica, è spesso al centro di curiosità non solo per le sue dinamiche religiose, ma anche per la gestione economica e gli stipendi dei suoi vertici. Quanto guadagnano il Papa, i cardinali e gli altri alti prelati? La trasparenza finanziaria è stata un tema cruciale durante il pontificato di Papa Francesco, che ha introdotto riforme per razionalizzare le spese e ridurre privilegi. In questo articolo, analizziamo in dettaglio i compensi dei vertici ecclesiastici e forniamo cifre precise per comprendere come il Vaticano sostiene economicamente i suoi leader.
I cardinali: stipendi e benefit in base al ruolo
I cardinali, i “principi della Chiesa”, hanno compensi che variano a seconda del loro ruolo, della posizione geografica e delle responsabilità. I cardinali che risiedono a Roma e lavorano nella Curia Romana, l’apparato amministrativo del Vaticano, ricevono uno stipendio mensile che si aggira tra 4.000 e 5.000 euro. Questa cifra è esentasse, poiché il Vaticano non applica imposte sul reddit o, e include benefit come alloggio gratuito o a prezzi simbolici in appartamenti di proprietà della Santa Sede.
Papa Francesco ha introdotto riforme significative per eliminare privilegi anacronistici. Ad esempio, ha abolito gli affitti di favore per i cardinali, imponendo canoni di mercato per gli alloggi vaticani. Un cardinale che vive in un appartamento di 200-300 metri quadrati in una zona prestigiosa di Roma potrebbe ora pagare un affitto mensile di 2.000-3.000 euro, una cifra che in passato era spesso simbolica o nulla. Questo cambiamento riflette l’intenzione di Francesco di promuovere equità e trasparenza.
I cardinali che non risiedono a Roma, come quelli che guidano diocesi in altri Paesi, non ricevono uno stipendio diretto dal Vaticano. In questi casi, il loro sostentamento dipende dalla diocesi di appartenenza, che può variare notevolmente.
Un cardinale arcivescovo di una grande diocesi come Milano o New York, ad esempio, potrebbe avere a disposizione un budget diocesano che garantisce uno stile di vita dignitoso, con stipendi equivalenti a 3.000-6.000 euro al mese, oltre a vitto e alloggio.
In diocesi più povere, come quelle in Africa o America Latina, i cardinali possono vivere con somme molto inferiori, spesso integrate da donazioni o fondi vaticani.
Inoltre, i cardinali che partecipano a conclavi o riunioni straordinarie ricevono un’indennità giornaliera (diaria) per coprire le spese di viaggio e soggiorno. Questa cifra, secondo fonti vaticane, si aggira intorno ai 100-200 euro al giorno durante eventi ufficiali come il Conclave.
Il Papa: uno stipendio simbolico, ma con benefit significativi
Papa Francesco, il 266º Pontefice della Chiesa Cattolica, non riceveva uno stipendio in senso tradizionale. Il Papa infatti, non ha un salario fisso, ma tutte le sue necessità personali e istituzionali sono coperte dalla Santa Sede. Questo include vitto, alloggio (Francesco viveva nella modesta Casa Santa Marta, rifiutando l’appartamento papale), vestiario, spese mediche e viaggi apostolici. Il patrimonio personale di Jorge Mario Bergoglio è notoriamente limitato: prima di diventare Papa, viveva in un semplice appartamento a Buenos Aires e si spostava con i mezzi pubblici.
Le spese legate al ruolo del Papa sono finanziate principalmente attraverso il bilancio dello Stato della Città del Vaticano e le donazioni dei fedeli, come l’Obolo di San Pietro. Secondo stime, il costo annuale per mantenere il Pontefice e il suo entourage (segreteria, guardie svizzere, staff domestico) può superare i 2 milioni di euro, ma questa cifra copre l’intero apparato papale, non un salario diretto. Francesco ha più volte ribadito il suo impegno per la sobrietà, riducendo spese superflue e destinando fondi a opere di carità. Ad esempio, ha scelto di non utilizzare auto di lusso, preferendo veicoli più semplici come una Fiat 500L o una Ford Focus per gli spostamenti in Italia.
Altri vertici ecclesiastici: vescovi, monsignori e funzionari laici
Al di sotto dei cardinali, troviamo vescovi, monsignori e funzionari laici che lavorano per la Santa Sede. I loro compensi sono generalmente più bassi:
- Vescovi e arcivescovi della Curia: guadagnano circa 3.000-4.000 euro al mese, sempre esentasse, con benefit simili a quelli dei cardinali, come alloggio gratuito o a costo ridotto.
- Monsignori e prelati minori: percepiscono stipendi tra 2.000 e 3.000 euro al mese, a seconda dell’anzianità e del ruolo.
- Funzionari laici: il Vaticano impiega anche personale non ecclesiastico, come amministratori, contabili e comunicatori. I loro salari variano da 1.500 a 4.000 euro al mese, con differenze basate su esperienza e responsabilità.
Un aspetto interessante è che i dipendenti vaticani, inclusi i prelati, non ricevono pensioni tradizionali. Al termine del servizio, possono accedere a un fondo di assistenza o a sussidi, ma la Chiesa si aspetta che i religiosi si affidino alla Provvidenza o ai risparmi personali. Tuttavia, Papa Francesco ha istituito un fondo di solidarietà per sostenere i prelati anziani o malati che non hanno mezzi sufficienti.
Le riforme di Papa Francesco: trasparenza e sobrietà
Papa Francesco ha fatto della gestione economica un pilastro del suo pontificato. Tra le sue riforme più significative:
- Centralizzazione dei beni immobili: tutti i beni della Santa Sede sono ora considerati proprietà unica dello Stato vaticano, con gli enti ecclesiastici come semplici amministratori.
- Riforma giudiziaria: cardinali e vescovi rispondono al tribunale vaticano ordinario, come dimostrato dal caso del cardinale Angelo Becciu, condannato per peculato nel 2023.
- Regolamentazione delle offerte: un decreto del 2025 ha stabilito nuove regole per le offerte legate a messe e sacramenti, eliminando prassi abusive che trasformavano i sacramenti in transazioni commerciali.
Queste misure hanno ridotto gli sprechi e aumentato la trasparenza, ma hanno anche generato resistenze interne, specialmente tra i cardinali più tradizionalisti, come i cosiddetti “cardinali dei Dubia”.
Confronto internazionale e critiche
Rispetto ad altre istituzioni religiose o governative, gli stipendi vaticani appaiono modesti. Ad esempio, un cardinale della Curia guadagna meno di un dirigente pubblico italiano di medio livello (che può superare i 10.000 euro al mese). Tuttavia, i benefit come l’alloggio gratuito e l’assenza di tasse rendono il reddito netto dei prelati competitivo. Critici, soprattutto tra i laici, sottolineano che tali privilegi contrastano con il messaggio di povertà evangelica, mentre i difensori della Chiesa sostengono che i compensi sono necessari per garantire l’indipendenza dei vertici ecclesiastici.
Una Chiesa in bilico tra tradizione e modernità
Gli stipendi dei vertici della Chiesa riflettono un equilibrio tra le esigenze pratiche di gestione di un’istituzione globale e l’ideale di sobrietà evangelica. Papa Francesco ha scelto di non ricevere un salario, vivendo in modo semplice, mentre i cardinali e altri prelati ricevono compensi che, pur modesti rispetto a standard secolari, sono accompagnati da benefit significativi. Le riforme di Francesco hanno cercato di ridurre gli sprechi e promuovere la trasparenza, ma il dibattito sulla gestione economica del Vaticano rimane aperto, soprattutto in un’epoca in cui i fedeli chiedono una Chiesa sempre più vicina agli ultimi.
Con il Conclave del 2025 alle porte, la gestione economica sarà uno dei temi cruciali per il prossimo Pontefice. La Chiesa continuerà a navigare tra la necessità di mantenere la sua struttura globale e l’imperativo morale di testimoniare la povertà e la semplicità del Vangelo.