Prove di sopravvivenza a Pompei
Abbiamo ricostruito gli ultimi istanti di quattro persone che a Pompei si sono barricate in casa, protette da un letto, nel vano tentativo di fermare la pioggia di lapilli.
Era una giornata qualunque a Pompei, quando nel 79 d.C., quattro persone, sorprese dalla furia del Vesuvio, si ripararono nella Casa di Elle e Frisso, una piccola dimora, ma ben tenuta. Si ipotizza che si trattasse di una famiglia, i cui membri cercarono di ripararsi in una stanza sul retro, provando, invano, a bloccare la pioggia di lapilli e rocce con un letto. Così spiega lo studio pubblicato sull'E-Journal Scavi di Pompei.. Dove si trovavano. La Casa di Elle e Frisso, prende il nome da un affresco della sala da pranzo che raffigura due personaggi mitologici, i fratelli Frisso ed Elle mentre fuggono dalla loro matrigna malvagia su un ariete alato.
Questa'abitazione, in cui sono stati trovati i resti dei quattro scheletri, come molte case private romane, aveva un atrio centrale a cielo aperto usato per rinfrescare gli ambienti e per raccogliere l'acqua piovana. Purtroppo quel fatidico giorno del 79 d.C., la presenza di questa apertura facilitò l'invasione dei lapilli, che raggiunsero in alcuni punti l'altezza di tre metri.. La tecnica. I pompeiani che non riuscirono a sfuggire all'eruzione finirono seppelliti dalle ceneri vulcaniche che poi si solidificarono attorno ai cadaveri. I corpi si decomposero, ma ormai avevano lasciato nella roccia la loro impronta. Nal 1864, l'archeologo Giuseppe Fiorelli ebbe l'idea di ricavare il calco dei corpi conservati nella roccia. Fece stemperare del gesso e lo versò nella cavità. Una volta asciutto, fece togliere la crosta di pomici e cenere indurita, estraendone il calco.
Grazie alla tecnica del calco, ancora oggi utilizzata, gli archeologi sono riusciti a trovare il letto di legno, probabilmente usato per ripararsi. Inoltre con questa tecnica gli studiosi sono riusciti a ricostruire come erano disposti nella casa numerosi oggetti fatti con materiali deperibili come legno, tessuto e cuoio.. Fuga senza speranza. All'interno dell'abitazione gli archeologi hanno identificato i resti di quattro persone, probabilmente appartenenti alla stessa famiglia, ma solo gli esami del DNA potranno darci la conferma. I ricercatori hanno ipotizzato che i quattro, dopo essersi resi conto della situzione disperata, abbiano tentato di fuggire abbandonando la stanza dove si erano barricati, riuscendo ad arrivare solo fino alla sala dei ricevimenti dove si mangiava sdraiati sul triclinio, dove sono stati ritrovati.. In corso d'identificazione. La famiglia della Casa di Elle e Frisso è probabilmente morta quando arrivò la cosiddetta nube ardente, un'ondata di gas tossici e ceneri incandescenti che fece crollare parte dell'edificio, ma puntualizza Marcello Mogetta, docente di arte e archeologia romana all'Università del Missouri, non coinvolto nello studio: «Non è sicuro che le vittime trovate nella casa abitassero lì, potrebbero anche essersi rifugiati tra quelle mura, dopo la fuga dei proprietari».
Nella casa, tra i resti, è stata trovato anche un amuleto, detto Bulla, un oggetto considerato un talismano protettivo che nell'antica Roma veniva fatto indossare a ogni figlio maschio, trascorsi nove giorni dalla nascita..